Film di Ottobre...

 
"Somewhere" 
di Sofia Coppola.
Recensione a cura di DOMENICO CENA.
Somewhere, di Sofia Coppola, Leone d’oro a Venezia tra mille polemiche, è uno di quei film da non vedere assolutamente.
Anzitutto è irritante. Scena iniziale con camera fissa, una Ferrari scura che gira in tondo su una pista in mezzo al nulla, scompare e riappare, il motore ruggisce. Alla fine si ferma lì davanti a noi e ne scende un tipo anonimo, bassino, faccia da schiaffi. Taglio. Seguono altre scene più o meno sul tipo della prima. Che noia.
Somewhere è un film soporifero. Parla di un attore, anzi no, un divo, uno che non sa recitare, ma si limita a prestare la sua faccia come maschera a dei personaggi che gli vengono cuciti addosso da uno star sistem collaudato e soffocante. Johnny non sa niente, non sa fare niente e vive una vita da nulla. Abita in una costosa ma anonima stanza d’albergo, gira senza meta con la sua Ferrari e gli capita di addormentarsi mentre due bionde mozzafiato eseguono una spettacolino sexy tutto per lui, o una delle tante ragazze che lo perseguitano lo ha raggiunto nel suo letto.
Johnny ha però una grande fortuna. Un giorno entra nella sua vita una figlia undicenne, bellissima, viva, dolce, di una limpidezza disarmante. La madre ha deciso di prendersi una vacanza e perciò la recapita al padre, che evidentemente non sa bene cosa farne. La porta in giro, gioca con lei, si capisce che il vero bambino è lui. Lei prova a fare delle cose, anche per dare un senso alla loro vita in comune, frequenta  lezioni di pattinaggio artistico, prepara qualcosa di buono da mangiare, nuota nella piscina di una lussuosa suite in un grande albergo di Milano, dove il padre l’ha trascinata per ritirare un telegatto (povera Italia).
Ma alla fine anche lei si arrende e piange perché le manca la madre. Quando parte per il campeggio estivo, il padre si scusa per la sua inadeguatezza, ma le sue parole sono coperte dal frastuono dell’elicottero che lo aspetta.
Senza di lei, Jonny constata tutta la propria solitudine e in piena depressione chiede aiuto a qualcuno per telefono, ma al momento giusto nessuno può aiutarlo. Così risale in macchina e parte per un posto qualunque, fuori da qui.
Certo, “Somewhere “ racconta un mondo distante dal nostro di spettatori qualunque. Nel nostro non ci sono Ferrari, suite sfarzose e ragazze all’inseguimento, ma lo squallore mi sa che è lo stesso.
 

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