Pronto soccorso di Chivasso e stupidario giornalistico...

CHIVASSO - Dopo il cosiddetto blitz dei Carabinieri del NAS al pronto soccorso  dell'Ospedale di Chivasso, si sono scatenati come il solito i giornalisti “luogocomunisti”, che di fronte a qualsiasi notizia innestano il pilota automatico dei luoghi comuni della “malasanità” e delle banalità scandalistiche. Basta dare un’occhiata a Internet per trovare passi scelti di giornalismo di altissimo livello. Premettiamo: massimo rispetto per la signora deceduta e per il dolore della famiglia. A cui porgiamo le nostre più sentite condoglianze.  Sono i dilettanti allo sbaraglio che raccontano i “fatti” (quelli che per per loro sono “fatti”) che dovrebbero darsi una regolata.
Bastano pochi esempi. Cominciamo dal Notiziario italiano (www.notiziarioitaliano.it): “una donna morta, abbandonata su di una barella in corridoio, tra i malati che stavano ricevendo il pasto. Dunque in ospedale quando muore un paziente (e purtroppo accade spesso, è un ospedale, non un centro fitness) tutti gli altri dovrebbero digiunare? Poteva mancare il riferimento al “terzo mondo”: no, non poteva mancare uno dei luoghi comuni più comuni dell’universo: “Come a dire che quella situazione degna di un ospedale del terzo mondo, è ormai regola a Chivasso. E infine: la signora “una volta deceduta non è stata immediatamente spostata nella camera mortuaria”. Chissà perché il giornalista non sa che il deceduto “appena deceduto” non può venire sbattuto subito nella camera mortuaria: mai sentito parlare delle procedure da seguire in caso di decesso?
Andiamo al sito www3.lastampa.it. Ci risiamo. Ancora una volta si scatena la fantasia del grande giornalista, uno dei “cervelli” italiani che per fortuna non ci è ancora stato strappato dal “New York Times”: “Era morta da due ore, eppure è rimasta lì nel suo letto accanto ad altri pazienti che consumavano il pranzo. Poi la notizia bomba: “persone spesso in condizioni gravi, o comunque serie, costrette ad attendere ore, talvolta anche giorni, prima di essere avviate ai reparti. Già, perché non vengono avviate subito ai reparti? Forse per la pigrizia e il sadismo degli operatori del pronto soccorso? Al giornalista – chiamiamolo così anche noi per rispettare un luogo comune – non è venuto in mente che i reparti erano pieni? E si sarà chiesto perché erano pieni? E magari fare l’ipotesi che i posti letto dei reparti siano insufficienti? E  che la responsabilità di ciò è degli amministratori regionali che non hanno potuto o saputo porre rimedio? Forse era un ragionamento troppo difficile da fare: meglio lasciare riposare le meningi e affidarsi al luogocomunismo.
Infine segnaliamo all’attenzione del “Corriere della sera”, per una pronta assunzione, il giornalista di www.voceditalia.it.  Scrive il geniale: “La sala d’attesa del pronto soccorso sarebbe stata utilizzata negli ultimi mesi come accesso principale, con pazienti, visitatori e medici in un meltin-pot ospedaliero di difficile gestione”. Veramente la sala d’attesa non coincide con l’ingresso principale, ma con l’ingresso di una parte dei reparti. L’ingresso principale è un altro: lo si vede persino passando davanti in auto. E sono anni, non alcuni mesi, che quella è la situazione, buona o cattiva che sia. Quanto al melting pot, beh, il ragazzo poteva almeno leggersi prima la voce su Wikipedia, e avrebbe appreso che quella del melting pot negli USA è una questione un pochino più complicata di un ingresso d’ospedale in cui transitano esseri umani di varie regioni e persino nazionalità: cosa si dovrebbe fare? Istituire ingressi separati per settentrionali, terroni, isolani, brandizzesi, maghrebini, rumeni, cattolici, ortodossi, ecc.?
Ai geniali cronisti non ci resta che segnalare le analisi di Carlo Fontana, che non sono poi così difficili da trovare. Le riassumo, scusandomi con l’autore per le semplificazioni e i probabili errori. L’ospedale di Chivasso è sovraccarico. Con 200 posti letto deve fronteggiare le esigenze un bacino di utenza di circa 200.000 -250.000 mila abitanti. Una situazione molto peggiore delle altre parti della Provincia di Torino. In uno studio del 2008, Fontana ha diviso la provincia in quattro parti corrispondenti ai punti cardinali: mentre nella zona Est c’è il solo ospedale di Chivasso con i suoi 200 posti letto, le altre tre zone hanno invece parecchi ospedali con una media di 1.000 posti letto per ciascuna zona. Nella zona Sud, ci sono gli ospedali di Chieri, Carmagnola, Moncalieri e Pinerolo. A Ovest ci sono Avigliana, Giaveno, Rivoli e Orbassano, Susa, Torre Pellice, Pinerolo. A Nord Venaria, Cirié, Lanzo, Cuorgné, Castellamonte e Ivrea. Significa che ci troviamo in molti casi vi sono ospedali a meno di 10 km l'uno dall'altro, con tante località a pochi km da due o tre ospedali. Al contrario, Chivasso non soltanto ha solo gli insufficienti 200 posti, ma nella zona Est non ha ospedali vicini a cui appoggiarsi. Infatti gli ospedali di Biella, Vercelli, Casale e Asti sono tutti a non meno di 50 km: è quindi vastissimo il territorio intorno all'ospedale di Chivasso senza altri presidi ospedalieri. Come si è detto, 200 posti letto sono pochi rispetto ad un bacino di circa 200 – 250.000 mila abitanti. Una delle conseguenze è che i pazienti che vengono visitati al pronto soccorso e che dovrebbero venire ricoverati non trovano subito posto nei reparti e restano a “parcheggiare” nel pronto soccorso medesino. Questo è uno dei guai del pronto soccorso, a cui si aggiungono i 60.000 passaggi annuali, troppi per una struttura piccola e sotto organico. Insomma, i valorosi giornalisti citati sopra potrebbero per qualche minuto collegare il cervello alla presa e informarsi un pochino. I dati di Carlo Fontana sono comparsi sui giornali locali e su You Tube:
http://it.youtube.com/watch?v=ukslXzWFE38
Piero Meaglia.

2 commenti:

AndreaP' ha detto...

Cari Amici del Centro Otelli
vi ringrazio per l'articolo pubblicato. Anche se intervengo sul DEA di Chivasso solo come consuente, devo dire che tutto ciò che è stato scritto contro il giornalsmo scandalistico di infimo livello è corretto. Mi complimento non solo per l'ironia ma soprattutto per la competenza. Altro che malasanità: credo che per le condizioni in cui operano medici e personale paramedico bisognerebbe applaudire la loro costanza e pazienza. Mi ricordo che i vecchi giornalisti dicevano che la vera notizia è quando un uomo morde un cane e non viceversa. Invece ora fa notizia che una povera anziana donna muore in un DEA, luogo in cui vengono portati a morire anche malati terminali che potrebbero morire meglio a casa propria attorniati dai propri cari, piuttosto che attorniati da altri degenti che mangiano e si infastidiscono pure...... Molte famiglie vogliono tenere la morte fuori di casa, e molti medici in un atteggiamento di MEDICINA DIFENSIVA mandano in pronto soccorso persone in fin di vita per timore di essere denunciati. Sottolineo che della vicenda specifica so poco o nulla in quant ero fuori dall'Italia, mal'argomento, come vedeto, mi solletica....

Anonimo ha detto...

Posso mandare un applauso per post? Lavoro al DEA di Chivasso da anni...grazie grazie grazie di quanto scritto...l'ho letto a distanza di molto tempo dall'evento...ma vorrei che il nostro Ufficio Relazioni con l'Esterno (ah, non c'è?) fosse in grado di scrivere cose simili... Grazie a nome di tutti i lavoratori dell'Ospedale di Chivasso e in particolare di quelli del DEA