Western postmoderni...

Riceviamo questa scheda su K.Bigelow da parte del nostro critico cinematografico Domenico Cena che volentieri postiamo.

Il cinema “macho” di Kathryn Bigelow.

Kathryn Bigelow, la prima donna a vincere l’Oscar per la regia, proprio il giorno della festa della donna, o giù di lì. Un’affermazione, questa, che appare in qualche modo ironica, beffarda. Nei suoi film, infatti, non si trova nulla di quello che, tradizionalmente, si intende per elemento o anima femminile. Se vogliamo trovare del sentimento e dei valori positivi, dobbiamo piuttosto cercarli nei film dell’ex marito di Kathryn, il James Cameron autore di Titanic, che con Avatar è stato il suo più diretto concorrente all’Oscar ed è uscito sconfitto dal duello.
Termine più che mai appropriato quest’ultimo, per Kathryn Bigelow, i cui film si potrebbero definire dei western postmoderni, in cui i tempi sono frantumati, i contrasti sempre più rovinosi e inestricabili, i corpi che si fronteggiano, appesantiti dal peso di atti che hanno smarrito il loro significato. Un cinema di corpi, si potrebbe definire il suo, vicini tra loro ma incompatibili, che non si comprendono e quindi sono destinati a distruggersi a vicenda.
Così, nel film premiato con l’Oscar, “The Hurt Locker”, si susseguono otto scene di intensità crescente, in cui, nel vuoto e spesso nel buio, si affrontano degli ipertecnologici soldati americani e dei pretecnologici civili iracheni. Opposti che si toccano senza intendersi, o meglio si studiano per annientarsi a vicenda, per colpirsi sempre più in profondità, fino a raggiungere il punto di non ritorno. Eppure, chi sopravvive, non potrà fare a meno di tornare.

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