CIVASS ‘NDRINA... ripassiamo un po' di storia...

Da La Stampa del 06.01.1996.

Donne e affari sporchi: cosi' due famiglie hanno combattuto a colpi di calibro 9 per dominare Torino Una scia di sangue lunga 10 anni A giudizio la della mala...

TORINO - L'11 novembre 1987 e' una delle tante date che ricorrono negli atti giudiziari sulle bande di malavitosi che hanno insanguinato Torino e dintorni per affermarsi a colpi di calibro 9 nella spartizione dei mercati della droga, dell'estorsione, del gioco d'azzardo. Quella sera, in un circolo Arci alla periferia di CHIVASSO, vennero uccisi tre presunti pesci piccoli di quei traffici: Giovanni Marra, Salvatore Bonfante e Fortunato Verduci. Tre in un colpo solo, abbattuti come nella piu' cruenta sceneggiatura di un film noir, da un commando di sicari. , una strage, che i giornali presentarono come un clamoroso regolamento di conti per il controllo dello spaccio di eroina. E invece dai verbali dell'inchiesta contro <49 signori della pistola> - per cui la procura chiede il 10 gennaio il rinvio a giudizio per i piu' gravi reati - vien fuori che il bagno di sangue era stato deciso per punire Marra, azzardatosi a sparlare nel giro della mala di una sorella di Sasa' Belfiore. La procura ha raccolto le dichiarazioni dei pentiti e le ha trasformate in accusa: . Sasa' Belfiore, erede di una potente famiglia in certi ambienti, e Saverio Saffioti, con parentele altolocate nell'albero genealogico della 'NDRANGHETA e buoni rapporti con il boss Ursini, si spartirono la Torino dei malaffari dopo la grande retata del clan dei catanesi e dei calabresi della . Una alleanza che non e' durata a lungo: dopo decine di omicidi, Saffioti e' stato a sua volta ucciso da uomini di Belfiore e la sua banda si e' dissolta in fretta. Tanti che si sentivano la morte addosso non appena hanno visto i carabinieri del Ros alla porta di casa hanno respirato di sollievo e collaborato subito con la magistratura. Tutto comincia con il sequestro nel marzo del '94 di un Tir con cinque tonnellate di cocaina in un deposito di Borgaro e l'arresto, fra numerosi gregari, di un piemontese affiliato alla 'NDRANGHETA: Arturo Martucci. Dopo Martucci tocca ad Aldo Bertolotto, di due anni piu' giovane dell'altro (e' del '53), pure lui torinese doc, come si evince chiaramente dal cognome, pure lui affiliato alla 'NDRANGHETA. E questa e' gia' una novita'. Ma e' ancora piu' sorprendente che Bertolotto fosse il numero due della banda di Saffioti, capace di passare dalla gestione dei prestiti a strozzo al ruolo di disinvolto killer. E' lui a spiegare alla procura come si era tentato di imprimere una svolta organizzata al controllo dei malaffari torinesi: . . . Alla fine scorrevano miliardi, ma sembra che non bastassero: i erano decine e per ciascuno correva uno stipendio: 3 milioni il mese per gli scapoli, il doppio o quasi per chi teneva moglie e figli. Assicurati anche a chi era stato arrestato ed era un assente giustificato dal . E poi le pubbliche relazioni costavano: tutto il giorno da un bar all'altro per incontrare questo e quello, la sera dal ristorante al night, e sempre in compagnia di qualcuno con cui c'erano affari in corso, dal progetto di una rapina a un'estorsione. A un autosalone Bertolotto fece recapitare da un ignaro pony express un pacco contenente 10 chili di tritolo, ed ebbe subito 80 milioni in risposta. Ma quando si provo' a battere cassa con Renato Ruospo, detto il Cinese e soprattutto contitolare della Good Music (che organizza grandi concerti rock), dovette affrontare mesi di estenuanti trattative diplomatiche con altri che piu' fu il tempo sprecato del denaro incassato. C'erano tanti imprevisti nella sua attivita', e non solo sotto forma di piombo. 

Alberto Gaino.

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