Una giornata particolare...



Una giornata particolare, quella della "Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie" promossa da "Libera” giunta alla 15° edizione. Il titolo di quest’anno è “Cooperare per una nuova economia”.

Classica giornata milanese grigio “topo” con pioggerella fine...
Da lontano si vede una macchia umana di colore e di rumore che ondeggia nello slargo dei bastioni di Porta Venezia. Il corteo ha già riempito il corso. Oggi a Milano la maggioranza è dei giovani che arrivano da tutta Italia, dall’Europa e una rappresentanza dall’America Latina. 
Arriviamo in Piazza Duomo, dal palco annunciano che siamo in 150.000. Sarà vero non lo sarà, ma la piazza non è sufficiente a contenere tutti. Di fronte al palco un gran numero di sedie messe lì per i familiari delle vittime di mafia. Sono molte e sono tutte occupate.
Dal palco comincia un elenco interminabile di nomi, le vittime della mafia, una sorta di rosario laico per ricordare a tutti il peso perpetrato del dramma familiare di ognuno di quei nomi, dove dietro ci sono figli, mogli, madri.
Dopo ci sono due brevi ma significativi interventi, uno dall’Argentina di Manuel, figlio di desaparecidos e l’altro da parte del figlio della giornalista russa Politovskaja.
Un momento sobrio, senza fronzoli. La chiusura della mattinata è affidata a Don Luigi Ciotti, che come al solito attira l’attenzione di tutti, catalizza il momento con parole semplici e toccanti. Severo ma rigoroso, quando fa riferimento al fatto che oggi c’è un sistematico appropriarsi delle parole per svuotarle di significato, legalità, amore, giustizia hanno ormai modificato il loro senso. E’ quindi ora di smetterla di fare parole ed è ora invece di passare ai fatti. La posta in gioco è alta e tutti dobbiamo prenderci la responsabilità di “fare”, tenendo come riferimento la stella polare della nostra Costituzione.
Nel pomeriggio sparsi per Milano si sono organizzati 13 tavoli tematici di approfondimento.
Torniamo a casa la sera consapevoli di avere una responsabilità da portare avanti, ognuno nel suo modo e nella sua realtà. In piazza Duomo a Milano oggi c’era anche un pezzo (piccolo) di Chivasso.

Fabrizio Debernardi.

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