Riflessioni e vaffanculi vari...


Leggo un commento ad un post sul dopo-elezioni che dice: “Vaffanculo Grillo!”. Ecco, appunto, prendiamocela con Grillo anziché chiederci le ragioni del suo successo e magari trarne degli insegnamenti per la nostra futura azione politica. La lezione che Grillo ci impartisce è che esiste nella società italiana una domanda di “radicalismo”. Questa lezione non dovrebbe lasciare indifferenti coloro (me compreso) che appartengono ad una sinistra che si autodefinisce o che viene definita “radicale”. Scrivendo questo mi sento la coscienza a posto: fino alle ultime ore prima del voto ho cercato anch’io, come tanti altri della sinistra radicale, di convincere i sostenitori “di sinistra” dell’astensione che bisognava assolutamente andare a votare una o l’altra delle liste del centrosinistra per scongiurare la vittoria di Cota, ovvero la vittoria dell’eversore antidemocratico Berlusconi. Ma, dopo il voto, dopo la sconfitta, penso che si debba riconoscere che il movimento di Grillo ha offerto una risposta a una domanda di radicalismo alla quale evidentemente i suoi elettori non hanno trovato risposta altrove. Radicalismo in che cosa? In tante cose. Ma ne indico solo due: radicalismo riguardo alla questione morale e radicalismo riguardo alla questione ambientale. La “questione morale” è una macroquestione che comprende in sé anche a questione della legalità e quella della democrazia, dal momento che una classe politica corrotta cercherà l’impunità “riformando” a proprio vantaggio le leggi e la Costituzione, anche a costo di abbatterla. La “questione ambientale”: anche in questo caso la risposta di Grillo è una risposta radicale. Leggendo il programma del Movimento 5 stelle si comprende che si ispira ampiamente, pur senza mai nominarla, alla teoria delle decrescita, che a mio parere è la più radicale delle teorie ambientaliste (più radicale nel senso che va più a fondo nell’analisi, va alle “radici”). A proposito di programma: chi impreca contro Grillo e probabilmente lo considera semplicemente un demagogo dal linguaggio sguaiato, si vada a leggere la decina di pagine di programma del Movimento. Quello è un vero programma, prodotto di studio, riflessione e discussione. Ora, dopo la sconfitta, quando ormai Cota ha vinto, la sinistra radicale non dovrebbe riflettere sulle ragioni della vittoria di Grillo? Forse assumerne parte delle posizioni, ancorandole però solidamente alla nostra identità di sinistra, agli ideali di sinistra, mentre Grillo rifiuta la distinzione destra / sinistra conservando a mio parere una ambiguità ideologica della quale diffido. E ricordando che se lo cosiddetta antipolitica, o meglio la questione morale, la critica della casta, se non viene fatta propria dalla sinistra verrà assunta dalla destra: le destre radicali europee, in continua crescita, praticano l’”antipolitica” e vincono. Naturalmente, ognuno – non solo la sinistra radicale – deve assumersi le proprie responsabilità e farsi l’esame di coscienza, chiedendosi se e in che misura abbia contribuito alla sconfitta. E qui mi riferisco al Partito democratico: se ho capito bene, Bersani ha incolpato Grillo della sconfitta della Bresso. Avrebbe dovuto aggiungere gli astensionisti “di sinistra”. Grillini e astensionisti hanno certamente fatto perdere la Bresso. Ma quanto ci ha messo di suo il PD nel suscitare avversione nei confronti della Bresso, dei suoi assessori, e della giunta regionale nel suo complesso? Anche qui mi sento la coscienza a posto. Nonostante tutto, non ho mai avuto dubbi che era meglio vincesse Pentenero che D’Ambrosio o Tentoni. E sono convinto che a Chivasso, in vista delle elezioni comunali dell’anno prossimo, i partiti del centrosinistra debbano fare il massimo sforzo per marciare uniti mettendo in secondo piano le differenze (e per questo mi sono preso i rimproveri, come uno veramente carino: “A Chivasso il PD tiene per le palle Pro Natura”). Detto questo, quanto ha contribuito a creare repulsione verso il PD e i suoi alleati di giunta (Rifondazione compresa) l’incredibile e arrogante comportamento dell’assessore Borioli, che accanitamente e con la consueta arroganza ha difeso fino a pochi giorni fa il peduncolo sulla Torino – Ivrea? Prendendo a schiaffoni anche Fatibene quando, da segretario DS, ha osato dissentire? Quanto ha contribuito il PD a suscitare avversione verso se stesso lasciando razzolare in Val di Susa il provocatore onorevole Esposito, il cui furore SiTAV è solo servito a irritare ulteriormente i NOTAV? Possiamo forse dire che Esposito si è comportato in modo responsabile? Oppure anche il PD deve riconoscere che Esposito ha fatto il possibile per far perdere il centrosinistra in Val Susa? E ancora. Quanto ha contribuito a suscitare avversione verso la giunta Bresso l’atteggiamento dell’assessore Peveraro riguardo alla questione delle cave nel Vercellese e nel Biellese? Il consigliere Bossuto (forse non solo lui) ha perorato nel centrosinistra al governo della Regione le buone ragioni dei comitati anticave. Peveraro l’ha lasciato andare avanti fino ad un certo punto, poi gli ha scritto una lettera il cui succo è: adesso la pianti. Una lettera che ora andrebbe letta con atttenzione: arrogante, boriosa, saputella, ecc. Se il PD voleva perdere voti sicuramente progressisti, Peveraro ci è riuscito benissimo con quella lettera, che è circolata ampiamente nel movimento anticave. Aggiungete l’ingegnere Padella, consulente per le cave dell’onorevole Bobba, allora segretario provinciale del PD vercellese, che se ne andava alle assemblee pubbliche a dare pubblicamente degli ignoranti e anche peggio ai Nocave. E aggiungo un fatto che qualcuno si ostinerà a considerare una questione “personale”. A Chivasso un ammiratore di nazisti è venuto a parlare agli studenti del futurismo. La mirabile lezione rientrava nel festival di letteratura, e quindi era finanziata anche con i soldi della Regione. Il fatto è finito sui giornali, l’ANPI lo ha denunciato pubblicamente, e inoltre è stato segnalato in tutti i modi possibili a Oliva (ance da me). Credete che Oliva abbia sentito il bisogno di scusarsi pubblicamente con i chivassesi? Bastavano tre righe mandate ai giornali locali. Figuriamoci. Chi siamo noi microscopici chivassesi per il grande Oliva? Non siamo nulla. Questo è il grande Oliva, finanziatore della megalomane politica culturale di Germani. Il grande Oliva che, quando è scoppiato lo scandalo Grinzane, avrebbe dovuto dimettersi e sparire almeno per un po’, invece di candidarsi in Regione. Magari Bersani, prima di parlare male di Grillo, dovrebbe chiedersi quanti voti ha regalato a Grillo il comportamento dei suoi compagni di partito in Piemonte.
Piero Meaglia.

19 commenti:

saturninox ha detto...

Come spesso capita alla sinistra, è meglio prendersela con qualcuno al di fuori che con i veri responsabili. In queste elezioni il PD ha perso 7 punti%, la Sinistra "radicale" almeno 5, e l'intesa con l'UDC non ha dato frutti, tanto che l'UDC stessa ha peso quasi un punto percentuale. E cosa ti scoviamo come causa di questo risultato: i grillini. Non c'è che dire, meritiamo di perdere.

Anonimo ha detto...

Forse hai ragione, sta di fatto che se non c'era Grillo molto probabilmente il centrosinistra, per quanto scarso sia e lo sappiamo bene, non avrebbe perso. O no???
Sandro.

LUCA ha detto...

Non mi piacciono i miliardari. Non mi piace neanche Grillo. Per tornare a vincere bisogna ritornare alla lotta di classe, attualizzandola ai bisogni di chi non sa neanche di essere un proletario sfruttato e preso per il culo. C'è bisogno di ideologia e di marxismo, di quello tosto. Grillo farà poca strada, mi sembra di risentire i vecchi, inutili slogan dei verdi italiani della prima ora: basta vedere che fine hanno fatto i verdi... Grillo ci metterà molto di meno a rompere i coglioni agli elettori...
Luca TortuKa.

saturninox ha detto...

@ sandro

beh, pure se non c'era la lega avremmo vinto. O no?

Anonimo ha detto...

Dunque per diecimila voti la sinistra ha perso il Piemonte. Una sinistra che spesso non mi piace, che si distingue troppo poco dalla destra, secondo la nota tesi di Revelli, ma che in ogni caso avrebbe rappresentato un interlocutore meno indecente con cui confrontarsi e litigare. E invece no. I centomila voti del movimento 5 stelle hanno detto no. Un sentito grazie da parte della lega del secondo millennio a quella del terzo millennio, secondo la brillante e rivelatrice definizione di Beppe Grillo. Qualcuno replicherà: ma a Grillo era stata rifiutata la tessera del PD. Replico a mia volta: siamo seri, vi sono richieste formulate in modo tale che non si possono che rifiutare...
In ogni caso, gli incorruttibili nipotini di Robespierre dovrebbero riflettere su tre aspetti del loro indubbio successo:
1) sono stati determinanti nel far vincere uno schieramento in cui il disprezzo per la costituzione e l'insofferenza per quei lacci e lacciuoli che altrove chiamano legalità appare programmatica e strutturale (e mi fermo qui...). Per usare la solita metafora, tra un venditore che presenta un cesto in cui ci sono alcune mele marce e quello che propone mele quasi tutte bacate all'interno ma decantate come di prima scelta, sono cascati anche loro nella trappola e hanno di fatto favorito il secondo;
2) confondere la politica con la morale è proprio dei fanatici: adesso che qualcuno di loro sederà in qualche consiglio regionale, forse a fine mandato si accorgerà di non essere ricandidabile in base alle sue stesse regole, magari perché qualche avversario politico lo ha trascinato in una vicenda giudiziaria suo malgrado; 3) è presumibile che la lega vera, quella del secondo millennio, sia tentata dal compiere scelte drastiche ed irreversibili, adesso che può disporre del potere sull'asse padano costituito da Piemonte, Lombardia e Veneto. Con facile battuta si potrebbe dire che le stelle del movimento di Grillo ci hanno aperto le porte delle stalle padane. Ma forse la metafora popolare può diventare una più articolata allegoria. Le 5 stelle a me fanno pensare subito agli hotel a 5 stelle, quei luoghi di lusso ostentato, pieni di gente con la puzza sotto il naso, dove i colletti bianchi si "rilassano" e svolgono parte dei loro vari traffici. Quanto alla puzza, le stalle padane fanno pensare a quelle della orwelliana Fattoria, dove qualcuno è sempre più eguale degli altri, per esempio i padani rispetto agli altri italiani, e gli italiani rispetto agli immigrati.
Complimenti, grillini, per la vostra superiore intelligenza antipolitica. Per la prossima volta, se ci sarete ancora, suggerisco sommessamente una lettura: La politica come professione, di un certo Weber Max, dove si parla di etica della responsabilità, concetto a voi evidentemente poco conosciuto.
Ermanno Vitale

Anonimo ha detto...

ho letto il compagno meaglia con grande attenzione condividendo con lui gran parte dell'analisi(seppur sintetica)sulle ragioni della sconfitta ed il fenomeno 5 stelle.
concordo in pieno sulla strategica questione della decrescita e della netta opposizione alla ferrovia ad alta velocità denominata tav.
la radicalità è nella scelta di campo non nella fumosa appartenenza ad una delle sinistre(termine sinistro). la radicalità consiste nel non dare tregua all'esponente della p2 che mira a prendere tutto il potere, come si usa in tutte le dittature(anche dell'amore).
sono daccordo con piero sulla non criminalizzazione del "grillismo" movimento antinucleare,ecologista ed attenta alle questioni della cura mediante l'uso di tecnologie non inquinanti ed alimentazione sana.
gli argomenti del dissenso sono ancora interni al progetto comunista che non è esattamente definibile di sinistra poichè e sparigliatore e sovversivo in quanto immagina,teorizza ed indica la strada ad un altro mondo possibile.
luciano mastroleo

Roberto Bosco ha detto...

Bene per fortuna sono arrivati i PROFESSORI a dici dove abbiamo sbagliato e ci insegna che dobbiamo fare.
Basta avete rotto, state seduti al caldo dei vostri studi allevando mandrie di elettori di destra di studenti poco pensanti e avete il coraggio di fare la moraleagli altri.
Abbiate almeno il buon senso di tacere!
Roberto Bosco

Anonimo ha detto...

Certo può accadere che le lezioni dei PROFESSORI non siano sempre all'altezza della situazione. Ora aspettiamo le lezioni degli ALLIEVI come Roberto Bosco, sperando che siano meno banali del suo primo intervento.
Roberto Foresta

Anonimo ha detto...

Il neopresidente Roberto Cota ha subito dichiarato che intende ostacole la distribuzione della Ru486. Gli astensionisti che non sono andati a votare perché "tanto destra e sinistra sono uguali" sono serviti. Non hanno dovuto aspettare molto. Ed è anche servito Davide Bono, che è medico, e che da due giorni ripete come un disco rotto che "non c'è differenza tra destra e sinistra". Chissà che non gli tocchi spiegarlo a qualche giovane amica.
piero meaglia

saturnino ha detto...

Mah, Continuo ad essere perplesso. Vedo la stessa accusa che è stata fatta ai comunisti, ovvero quella di aver fatto cadere prodi. Mi sembra strumentale ora come allora, e come socggetto politico rivendico il mio diritto di decidere la mia linea politica. Certo, se ci fossero stati i voti dei grillini, Cota avrebbe perso. Ma avrebbe perso anche se quel 5% che manca alla Bresso per rifare il risultato del 2005 fosse ancora nelle corde del suo partito. Non si può vincere per interposto partito. Scusa Vitale, ma seguendo il tuo ragionamento dovremo essere tutti nel PD. E francamente mi pare improponibile.

Anonimo ha detto...

Ma siete sicuri che serva ancora perdere tempo con questioni inconcludenti, in chiacchiere da salotto, mentre altri ci stanno spolpando l'osso? Non è forse meglio organizzarsi seriamente per difendere questo paese e il diritto degli ultimi con fatti concreti?
Владимир Ильич Ульянов

Anonimo ha detto...

"fujtevenne" disse il grande Eduardo ai napoletani..sè fosse vivo oggi,forse lo direbbe agli italiani tutti

Anonimo ha detto...

E due. Dopo Cota, anche Zaia, neo presidente della Regione Veneto, promette di "occuparsi" della Ru 486.
Dedico la notizia agli astenionisti "di sinistra" che non hanno votato sostenendo che "tanto destra e sinistra" sono uguali, e a volte aggiungendo che proprio veniva loro il voltastomaco al solo prensiero di votare Bresso. E a beccarsi le dichiarazioni di Cota e Zaia come si sente ora il loro stomaco?
piero meaglia

Anonimo ha detto...

Caro Meaglia,
d’accordo, gli astensionisti meritano di venire punzecchiati ancora a lungo. Però le uscite di Cota e Zaia a loro volta meritano un po’ di riflessione. Come sempre è la destra che parte per prima con qualche uscita costringendo la sinistra a rincorrere, magari in affanno, a cercare una risposta, e poi spesso a dividersi nelle risposte. E’ sempre la destra che lancia proposte, minacce, idee, annunci. E’ raro che lo faccia il centrosinistra. Ovviamente la destra ha il vantaggio di avere in mano la maggior parte dei mezzi di comunicazione e quindi di far risaltare di più le proprie azioni e dichiarazioni. Resta il fatto che la destra fa sempre lei la partita, è sempre lei che tira in porta per prima. Persino quando è al governo la destra attacca l’opposizione, mentre dovrebbe essere l’opposizione ad attaccare il governo. Mi chiedo perché. Una prima risposta potrebbe essere di tipo tecnico: la destra è più brava nel marketing politico. E’ più veloce. Almeno in Italia. Tony Blair aveva una specie di “servizio comunicazioni”, uno staff creato apposta, attivo 24 ore su 24, fra i cui scopi vi era quello di anticipare sempre l’avversario. Quando la sera aveva sentore che i conservatori preparavano un’uscita mediatica per il mattino seguente, studiata apposta per mettere in difficoltà il governo, lo staff di Blair elaborava velocissimo una notizia tale da “oscurare” quella degli avversari. Credo che arrivasse a inventarsi le notizie, oppure a gonfiare fatti di poco conto per farli diventare scoop attraenti per la stampa e la Tv. E il giorno seguente era la voce del governo a oscurare quella dell’opposizione. Fin qui siamo nel campo della tecnica della comunicazione. Ma la capacità della destra italiana di anticipare la sinistra potrebbe avere anche un’altra ragione: forse la destra ha idee, e la sinistra no, o non le ha più, o le ha confuse, o ne ha troppe e contraddittorie. Forza Italia e Lega sono nate sparando idee, sparando le loro “ideologie”, quelle della Lega più solide e durevoli, quelle di Forza Italia più mutevoli. Ma una “ideologia”, o più “ideologie”, la destra ce l’ha, e da queste ideologie estrae quotidianamente slogan, proposte, insulti, ecc. Cose incivili, come quelle sugli stranieri; cose eversive, come le cosiddette riforme della giustizia, ecc, ecc. Noi lo sappiamo. Ma la destra le spara a tutto volume, ed evidentemente gli elettori aderiscono. E la sinistra? Forse le idee non le ha più. Sarà questa la ragione per cui la destra anticipa sempre la sinistra? Che caso mai oppone “resistenza”. Sacrosante resistenze: sulla giustizia, sulle leggi ad personam, sulla privatizzazione dell’acqua, sul nucleare, sull’articolo 18, sulla libertà di informazione. Ma sempre e solo resistenze, quasi mai offensive. Ovviamente potreste dirmi: falle tu le proposte “offensive”, se sei così bravo. No. Non le faccio. Non ne ho. Volevo solo fare un abbozzo di diagnosi.
Paolo Ballesio

saturninox ha detto...

E chi lo dice che a sinistra non ci sono idee? Diciamone qualcuna:
No al nucleare, si alle energie pulite e rinnovabili
No al consumo del territorio, si al recupero dei centri storici
Grandi opere intese come sistemazione del territorio e non nuove opere
Solario sociale per i disoccupati
leggi che impediscano le delocalizzazioni.
Mi sembra che le idee ci siano, ma gli spazi democratici siano oramai impraticabili. Tu l'hai saputo, ad esempio che PAolo Ferrero ha fatto una settimana di sciopero della fame contro la norma sul concordato per i lavoratori?
Si fa in fretta a dire che non ci sono idee, la verità è che è sempre più difficile comunicarle, anche perchè nel PD sono presenti gruppi che pensano più alla loro convenienza che a quella della gente. La storia della puglia lo testimonia, ed anche da noi potremo fare un lungo elenco, cominciando da quell'esposito che fa il guastatore sulla TAV, porta alla bancarotta SEta e continua a pontificare dallo scranno in parlamento che gli è stato gentilmente offerto.

Anonimo ha detto...

Cavolo! Ma quello è il programma di Beppe Grillo! O noi siamo grillini senza saperlo, oppure Grillo è di sinistra ma lo nega. Propendo per la seconda.
Unodisinistra

Anonimo ha detto...

PAROLE COMMOVENTI, LE DEDICO A TUTTI I SINISTRI CHE HANNO CREDUTO IN GIANNA!!
Care amiche e cari amici,
nello scrivere questa lettera non vi nascondo la mia difficoltà.
Saranno la delusione per una sconfitta maturata ora dopo ora e la fatica accumulata in queste settimane di campagna elettorale, tuttavia vi confesso che provo una grande amarezza per il risultato che ha consegnato al centro destra e alla Lega la nostra regione.
Con questo stato d’animo non riesco a gioire fino in fondo per il consenso che grazie a voi ho ricevuto e che mi ha permesso di essere eletta al Consiglio Regionale del Piemonte.
Le 6424 preferenze portano i vostri nomi, il vostro impegno, l’entusiasmo e la passione che avete messo in questa fase delicata e intensa di campagna elettorale e negli anni scorsi per i molti di voi con cui ho condiviso una straordinaria esperienza politica e amministrativa.
Il risultato che ho ottenuto mi gratifica molto, ma al contempo mi induce a immaginare come moltiplicare gli sforzi in un nuovo ruolo cui mi dovrò abituare.
Cercherò di mettere in pratica la mia esperienza amministrativa, ma soprattutto l’atteggiamento e l’umiltà con cui 5 anni fa mi sono avvicinata a un ruolo così importante qual è quello di Assessore regionale, ovvero la voglia di ascoltare e di imparare, di essere sempre e comunque un riferimento per il territorio che ciascun amministratore ha il dovere e il piacere di rappresentare.
Dopo le fatiche di questi mesi approfitterò di questi giorni di vacanza per tirare il “fiato”, recuperare quelle incombenze familiari e domestiche che ho lasciato indietro e per godermi un po’ di riposo.
Dopo Pasqua organizzerò un momento di incontro per rinnovare personalmente, a ciascuno di voi, il mio ringraziamento e per ribadire che, anche nel nuovo ruolo, la mia parola d’ordine è “non perdiamoci di vista”.
I temi per cui mi sono candidata e le sfide che attendono il Piemonte richiederanno da parte mia e del gruppo del PD il massimo dell’attenzione, cui unirò il mio impegno nel portare avanti i progetti e gli obiettivi che ci hanno unito in questi anni e durante la campagna elettorale.
Grazie ancora di tutto quello che avete fatto.
Ve ne sono grata infinitamente perché con questo risultato ho ancora la speranza che il lavoro, l’ascolto e l’occuparsi di questioni concrete, che riguardano da vicino le persone, alla lunga paghi.
Da oggi occorre voltare pagina e far sì che questa sia la caratteristica essenziale, il DNA con cui il Partito Democratico, per davvero, dovrà caratterizzarsi a livello regionale e nazionale per tornare a governare in Piemonte e nel Paese.
A presto,

Gianna Pentenero

Anonimo ha detto...

Caro Saturninox,
d’accordo, le idee ci sono, e tu ne elenchi alcune: «No al nucleare, sì alle energie pulite e rinnovabili; No al consumo del territorio, sì al recupero dei centri storici; Grandi opere intese come sistemazione del territorio e non nuove opere; Salario sociale per i disoccupati; leggi che impediscano le delocalizzazioni». Aggiungiamone pure altre, come il No alla privatizzazione dell’acqua e di altri beni comuni.
Alcune di queste (ad esempio: «No al consumo del territorio, sì al recupero dei centri storici; Grandi opere intese come sistemazione del territorio e non nuove opere») appartengono più o meno consapevolmente al nuovo pensiero ambientalista, quello che a mio parere si ispira a teoria della decrescita o ad alcune delle sue varianti. E ho l’impressione che nella sinistra radicale queste idee non riescano ancora ad integrarsi con le sue tradizionali posizioni sulla questione del lavoro e della politica economica, che invece mi appaiono «sviluppiste» e ispirate all’obiettivo della crescita. Ed è comprensibile che queste idee persistano. Quando si va davanti ad una fabbrica automobilistica è difficile criticare gli incentivi alla «rottamazione» delle automobili e sostenere che la Fiat dovrebbe convertire parte della produzione ai microgeneratori di energia. Gli incentivi possono arrivare subito e garantire lavoro almeno per qualche altro mese, mentre la produzione di microgeneratori è al di fuori dei programmi dell’azienda e appare un obiettivo ancora lontano nel tempo: e chi rischio la cassa integrazione e la perdita del lavoro non può aspettare i tempi lunghi di una eventuale riconversione «ecologica» della produzione.
Ma in questo modo la sinistra radicale entra in contraddizione con le sue nuove posizioni ambientaliste: da un lato si accettano misure, come la rottamazione delle automobili, che portano a conservare il parco di automobili circolante e sostenere aziende che per continuare a vivere cercheranno di vendere più auto possibile facendo aumentare il numero della auto circolanti (e aumentare il PIL); dall’altro si chiede che si costruiscano meno strade – privilegiando il trasporto pubblico - per ridurre il consumo di territorio (con la conseguente caduta del PIL). Da un lato si accettano o addirittura sollecitano dallo Stato provvedimenti che favoriscono la produzione di automobili, che consumano l’energia sempre più scarsa e costosa prodotta con i fossili; dall’altra si chiede di favorire il trasporto pubblico, e magari il telelavoro, proprio per ridurre il consumo di energia di derivazione fossile. E si potrebbero fare altri esempi di contraddizione tra il vecchio e il nuovo nella sinistra radicalei.
Insomma, mi pare che le nuove idee ambientaliste antisviluppiste (la “decrescita”) e le vecchie (più che comprensibili) idee sviluppiste (la “crescita”) non si siano ancora integrate in una visione coerente. Si potrebbe dire che siamo già sulla buona strada, ma finora ne abbiamo percorso solo un tratto. Con la conseguenza che una visione coerente non c’è ancora: forse ce l’avremo presto, me lo auguro, ma ora mi pare non ci sia ancora.
Salvatore Lafalce

saturninox ha detto...

Ecco piero, hai centrato il problema. Ossia che come sinistra spesso abbiamo predicato bene e razzolato male. A me non sembra che i temi descritti siano appannaggio solo del programma di Grillo, come qualcuno ha detto, ma che da molto tempo siano presenti nella sinistra, più o meno istituzionale, Il problema è che poi, nella pratica spesso ci si dimentica di quanto si è affermato, proprio per seguire il problema dell'ultimo minuto. O noi siamo capaci di determinare le politiche di sviluppo, dicendo anche dei no, quando servono, oppure siamo destinati ad essere ruote di scorta di chi è molto più bravo, nel populismo, di noi. Prendiamo ad esempio il federalismo, attuale bandiera (falsa) della Lega. Perchè gli abbiamo lasciato l'argomento, quando è da sempre nelle nostre corde? la gestine del paese dal basso è favorita dal federalismo, ma la sinistra, spesso per difendere lobby interne, non si è mai data da fare in questo senso. Dobbiamo smetterla di fare battaglie in difesa e definire progetti di futuro possibile, sostenibile. Io sto sentendo un puzzo di retorica ammorbante sulla storia della lega sui territori. Certo è sui territori, ma poi a Roma taglia i contributi ai comuni, appoggia operazioni come Alitalia, non si spende in nessuna legge che impedisca le delocalizzazioni.