Ferrovie: storia di ordinario disservizio...


Nel 1861 alla costituzione del Regno d'Italia le ferrovie erano costituite da tante tratte non collegate tra loro per un totale di 2370 km. Mezzo secolo dopo, quando fu creato l'ente Ferrovie dello Stato, le linee, quintuplicate, erano state integrate tra loro.    
Partiamo da qui perché la storia d'Italia coincide con quella delle nostre ferrovie: esse rappresentano il nostro codice genetico, sono la nostra espressione. Le Ferrovie hanno contribuito a fare l'Italia, ma né le ferrovie né l'Italia ci paiono riuscite bene.
Facciamo una comparazione che dà subito l'idea: Aeroporto di Zurigo, la stazione ferroviaria è due livelli sotto l'aeroporto. La partenza dell''Intercity per Berna è prevista  per le ore 12,13. Il treno arriva in stazione alle 12,12 e 40 secondi, ora verificabile dall'orologio posto sulla piattaforma che segna anche i secondi. Orario previsto di arrivo a Berna 13,29. Il treno entra in stazione alle 13,29 e 30 secondi. Carrozza di seconda classe immacolata, controllore che dopo dieci minuti, arriva a vidimare il biglietto. Toilettes pulitissime.
Stazione ferroviaria di Roma Fiumicino, a un centinaio di metri dal terminal. Fiumicino è una stazione di raccordo da lì non partono Intercity. La partenza del treno locale è prevista per le 12,42; il treno, che sembra un relitto di guerra, parte con 10 minuti di ritardo. Non ci sono orologi per poter calcolare il ritardo con precisione. La prima carrozza ha due sedili sfondati ed inutilizzabili. I bagni o sono chiusi o sono lerci. L'arrivo alla Tiburtina avviene con 16 minuti di ritardo. Nemmeno l'ombra del controllore.
Eppure lo Stato negli ultimi due decenni ha fatto investimenti ciclopici per le FS. Ogni anno paga sui debiti contratti per le Fs 700 milioni di interessi. Come dire che ogni famiglia italiana paga “un canone Fs” di 273 euro l'anno.
Perché quindi una gestione così fallimentare? Il commissario straordinario dell'Alitalia Augusto Fantozzi, in un'intervista rilasciata all'Espresso il 30 dicembre 2008 spiegava così la crisi della compagnia di bandiera: “Forniture pagate il triplo. Carburante pagato a peso d'oro. Sindacalisti che decidevano sulle carriere. Sprechi spaventosi ovunque”. I meccanismi  sono simili nelle Fs. I motivi principali, secondo un dirigente Fs sono: mala gestione di alcuni manager Fs, il disinteresse (o peggio) dei politici che devono governarli e la corruzione diffusa.
Con tutto quello che si è investito nel sistema ferroviario i contribuenti avrebbero il diritto di godere di un servizio uguale se non migliore a quello svizzero invece da noi solo ritardi, sporcizia e mezzi inadeguati.
Altro fattore chiave è la banalizzazione della corruzione. “Le leggi da sole non bastano, se mancano l'educazione e la percezione che la corruzione non è un atto di furbizia ma un reato, un atto di delinquenza che impedisce lo sviluppo” ha dichiarato la presidente dell'Organizzazione Mondiale contro la corruzione.
Sui 16000 chilometri della nostra rete ferroviaria viaggiano ogni giorno circa 7000 convogli che trasportano 2 milioni di passeggeri e 220mila tonnellate di merci e diventano quindi una straordinaria macchina di distribuzione delle risorse. Alla tavola delle ferrovie c'è da mangiare per tutti: per il politico, per il manager statale, per la grande azienda e per il piccolo impreditore. Da questa sistematica spartizione nascono scambi di vantaggi reciproci che creano un sistema di collusione diffusa.
Se gli italiani  non si rendono conto di quanto costa loro pagare per i furbi ed i corrotti , sarà difficile che le cose possano cambiare.
Nulla funziona, quando i treni arrivano in ritardo si cambia l'orario ferroviario stagionale perchè i bonus dei dirigenti e le loro carriere dipendono dalla puntualità e quindi cosa si fa: si taroccano le cifre.
Lo stesso si può dire per la pulizia che ha come assegnatarie aziende che per ottenere una posizione dominante sul mercato tenevano i prezzi bassi tanto poi non si rispettano i capitolati.
Una parte delle responsabilità è dovuta anche alle Fs che non mettono a disposizione delle imprese appaltanti gli strumenti per la pulizia. Nelle stazioni ferroviarie mancano gli impianti per il lavaggio dei treni, manca l'acqua.
C'è anche da considerare che nessun popolo tratta male i treni come gli italiani.
L'altro grave problema endemico è la manutenzione dei treni che è ancora più grave di quello per la pulizia. La pulizia ci costa 200 milioni di euro l'anno, la manutenzione dei cosiddetti materiali rotabili circa sei volte di più.
Nel 2009 dopo il gravissimo incidente di Viareggio è stato tutto un susseguirsi di bollettini di guerra: la linea Torino-Milano nel caos per il guasto di un locomotore, sulla tratta Pescara-Roma un treno che non riparte per un'intera giornata e via dicendo .
Il vero buco nero delle Fs è un'eredità di 800mila ore di “debito manutentivo.
Cause del degrado: la riduzione del personale esperto e la deregulation nel trasporto regionale.
Chiudiamo con un aneddoto. Un semplice viaggiatore racconta: “ E' successo casualmente. Volevo andare a Parigi e un amico che conoscevo mi disse che potevo pagare la metà il costo del biglietto di vagone letto attraverso un suo amico. Chiesi chi fosse costui e la risposta fu: un capo controllore il quale mi accompagnò nel vagone letto dicendo che la carrozza era tutta per me, non c'erano altri passeggeri. Gli detti furtivamente 100 euro. Era chiaro che aveva la compiacenza dei colleghi”.
Si è trattato certamente di un caso sporadico. Per le Fs è sicuramente insignificante ma resta sintomatico della facilità con cui in Italia anche persone rispettose della legge possano essere portate a credere che non ci sia nulla di male nel pagare il bigliettaio anziché un biglietto.
A pagare le conseguenze dello sfascio dell'Alitalia siamo stati noi contribuenti. Le Fs sono 5 volte più grandi dell'Alitalia: così come i loro sprechi e la loro grandeur. Dice  Moretti che si sta correndo il rischio di”un progressivo declino dell'impresa ex-monopolista nazionale, relegata nella gestione di servizi assistiti di bassa qualità”.
Ci auguriamo tutti che ciò non avvenga.
Oriella Pavan  
per Il Girasole on-line.





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