Nei mass media si parla di centri sociali quasi esclusivamente in occasione di “scontri”, “disordini”, ecc. ecc. Ma che cosa sono veramente i “centri sociali”? Di quanti tipi ce ne sono? Che cosa fanno veramente? In quali attività si impegnano? I cronisti politici dei giornali, che seguono attentamente il più infinitesimale spostamento sull’asse destra / sinistra di un qualunque consigliere comunale, o la più irrilevante scaramuccia interna ad un partito, raramente si danno la pena di indagare il mondo dei “centri”. Sbattono il mostro in prima pagina e via. Su questo blog abbiamo già riportato una intervista a Marco Revelli, che denunciava l’ossessione degli amministratori torinesi (sgomberare, sgomberare!) e la crescente isteria dell’”opinione pubblica”. Questa volta proponiamo l’intervista al regista torinese Daniele Gaglianone (in foto). (mep)
“Chiudere i centri sociali? Una proposta stupida!” (intervista con il regista torinese Daniele Gaglianone)
.Dopo una lunga serie di corto-metraggi, Daniele Gaglianone si fa conoscere con il lungometraggio “I nostri anni“, stupendo rewind di due vecchietti ai tempi tragici ma eroici, e in qualche modo “leggeri”, della guerra partigiana. Si afferma con “Nemmeno il destino“, deriva psico-geografica di un adolescente nella periferia torinese senza più memoria e luoghi propri. Allergico alla compartimentazione dei generi gira nel 2008 “Rata Nece Biti – non ci sarà la guerra“, fiume in piena di sguardi, racconti, memorie spezzate e ritorni non-riconciliati sui disastri delle guerre balcaniche.
Daniele non ha mai fatto parte di, né si è mai riconosciuto pienamente in quello che gli spazi occupati sono e rappresentano. Ma gli spazi sociali e le case occupate li conosce bene, per averli frequentati, per averli incontrati a più riprese, perché non poche volte sono stati occasione di presentazione e incontro pubblico sul suo lavoro.
In un clima cittadino in cui “la sinistra si fa più realista del re”, Daniele prova in questa intervista a fare un esercizio di “distanziamento” immaginandosi di essere un “cittadino moderato e tranquillo” che si pone però una domanda altrettanto sensata e posata: “dove sta quest’emergenza centri
4 commenti:
RIPORTO L'INTERVISTA A MARCO REVELLI RILASCIATA AL QUOTIDIANO LA REPUBBLICA NEL NOVEMBRE 2009 (non ricordo il giorno).
Spazi sociali sotto attacco: Intervista a Marco Revelli
Sabato 07 Novembre 2009 13:43
La mutazione antropologica della figura del sindaco.
"Ogni volta che la città entra in una fase difficile si ripropone l'evocazione del 'grande problema' dell'ordine pubblico.Era così 15 anni fa, con Castellani, io ero in consiglio comunale.C'era Ghiglia che evocava il fantasma del 'pericolo sociale' e tutto ilceto politico che si buttava sopra come il cane sull'osso. Una tecnicaprofessionalmente affinata per parlar d'altro... Capro espiatorio e comodo: gli unici spazi di esperienze non omologate".
Non usa mezze parole Marco Revelli (docente di Scienze Politicheall'Università del Piemonte Orientale e voce non-allineata) percommentare la recente campagna d'odio sull' 'emergenza centri sociali'giocata in sincrono da leghisti, post-fascisti e il sindaco-podestàSergio Chiamparino.
Per Revelli un aspetto interessante della vicenda è da ricercarsi nellaforma odierna della figura del sindaco, "dalla riforma del '93,diventato collettore di tutte le scorie sociali espresse in termini dirancore, paura, aggressività, inquietudine. Sentimenti che non trovanorisposte e di cui i sindaci si fanno specchio. [...] Mutazioneantropologica di una figura non più in grado di interpretare i bisognireali della popolazione ma solo di far proprie e rilanciare leretoriche securitarie".
E' così che i sindaci-sceriffi si sono moltiplicati. La lista è lunga:Cofferati a Bologna, Veltroni a Roma, Zanonato a Padova e oggiChiamparino a Torino... per restare al solo centro-sinistra.
Tutto questo mentre, in una città come Torino, i "non segnalati sonotantissimi, un 30 % delle famiglie operaia sono costrette a ricorrereal prestito usuraio, alta è la morosità degli affitti nelle casepopolari, il livello dei consumi nelle periferie è crollato... tuttoquesto ci dà il quadro di una città spaventosamente impoverita".
Come dire, una città non-raccontata, distante anni-luce dallenarrazioni (e relative "urgenze") di un'amministrazione comunale che,incapace di fare alcunché per le condizioni materiali di saccheimportanti della popolazione, gli concede la miseria pubblicadell'essere spettatore passivo-partecipante, il "riconoscimento morale"- come dice Revelli - di essere "povero ma incluso".
tratto da www.infoaut.org
6 novembre 2009
A Chivasso c'è Un centro sociale? Rosa Pilloni e Fulvio Grassone(quelli che hanno invitato spesso Curcio) hanno un centro sociale? Si chiama Cantiere Sociale? E' in via Momo?
Il Blog non da notizie di questo Centro sociale. Perchè?
Non so se in via Momo ci sia un centro sociale.
Se ricevessi dal locale di via Momo le segnalazioni delle loro attitità le inserirei come inserisco altre segnalazioni di attività dai territori.
A prescindere da cio', caro anonimo, ti prego di firmarti, specialmente quando tiri in ballo delle persone con nomi e cognomi.
Troppo facile fare l'ultras da tastiera: caccia la testa fuori dal buco ognitanto!
Fredi D.
Il mio nome è Emilio Fede e sto spesso fuori dal buco
Posta un commento