Torino papalina...

Trecento insegnanti ed educatori negli asili nido e nelle materne si sono visti scavalcare dai docenti indicati dalla Curia. Grazie a un bando ad hoc del Comune. «La nostra non è una guerra di religione, ma una questione di laicità delle istituzioni».

TORINO - C'è chi di anni di lavoro precario ne ha 10, altri ne portano sulle spalle 7 o 5. Comunque tanti. Insegnanti o educatori negli asili nido e nelle materne del comune di Torino, trecento o forse più, si sono visti scavalcare da chi in graduatoria non aveva fatto nemmeno un giorno. Dagli insegnanti di religione, indicati dalla Curia e stabilizzati dal Comune con un bando ad hoc. Proprio nella Torino laica e multiculturale. Assunti con il profilo di istruttore pedagogico, nello specifico insegnante di attività integrative; una parte del monte ore dedicata alla religione, l'altra all'assistenza all'handicap, pur magari non avendone i titoli. «È stata una corsa contro il tempo, la selezione doveva chiudersi tassativamente entro il 31 dicembre, perché erano i limiti imposti dalla finanziaria e la richiesta dei 1080 giorni restringeva i requisiti agli insegnanti di religione che, seppur definiti precari, hanno contratti annuali che vanno dal 1 settembre al 30 agosto» spiega Rosaria Albergo, membro del Coordinamento nidi e materne ed educatrice con 6 anni di supplenze. Anche lei «beffata» dal bando. Quella che raccontiamo non vuole essere una «guerra di religione», come qualcuno ha voluto far credere. «È una questione di laicità delle istituzioni - commenta Monica Cerutti, capogruppo in consiglio comunale di Sinistra e libertà, che in Sala Rossa sull'argomento ha presentato insieme a Maria Teresa Silvestrini del Prc diverse interpellanze - nonché di privilegi di alcuni lavoratori rispetto ad altri. Lo garantisco, non si tratta di accanimento politico. C'è un problema: è stato creato un precedente». Torino è, infatti, il primo comune che ha stabilizzato gli insegnanti di religione all'interno dei propri organici. Nonostante il Tar del Piemonte, un anno prima, avesse respinto il ricorso proprio contro Palazzo Civico da parte di quattro insegnanti di religione che, nel 2007, si erano viste fuori dall'assunzione a tempo indeterminato per la copertura di 114 posti di istruttore pedagogico. Il Tribunale aveva motivato la sentenza spiegando che la stabilizzazione doveva essere subordinata a procedure selettive di natura concorsuale o a graduatoria pubblica.

In un anno le cose sono cambiate.
E una selezione, tra le polemiche, c'è stata, il 21 dicembre, con una prova scritta a risposte multiple: 28 assunzioni e tre in attesa di verifica dell'anzianità accumulata. Già il 20 novembre, il giorno dell'accordo per il bando, il primato torinese era stato rimarcato dal segretario della Fp-Cisl, Aldo Blandino. Una decisione che ha visto la giunta di Chiamparino non sempre all'unisono. Da una parte l'assessore al personale, il cattolico Domenico Mangone, favorevole addirittura all'introduzione di uno specifico profilo professionale di insegnante di religione, e dall'altra l'assessore all'istruzione, il laico Beppe Borgogno, più cauto. Ma, alla fine, hanno firmato entrambi, insieme a tutti i sindacati. Pure la Cgil, inizialmente critica, che ha motivato con un volantino la sua scelta «il nostro obiettivo è garantire la stabilizzazione di più precari possibili», garantendo in un altro documento «un concorso a giugno rivolto al personale precario». Monica Macario ha alle spalle 6 anni di precariato, come Rosaria Albergo, negli asili nido: «Dopo essere state beffate, tocca ora a noi dettare le condizioni. Chiediamo un concorso vero, basato sull'esperienza, il servizio, i titoli. Noi abbiamo una laurea in psicologia o pedagogia. E ci domandiamo in che modo Torino possa proporsi come fiore all'occhiello dei servizi educativi per l'infanzia con un convegno nazionale il prossimo marzo e poi assumere in ruoli chiave persone senza esperienza».
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