Chivasso celebra la "Giornata del ricordo".
Vorrei ricordare che, come Anpi, riteniamo sia doveroso ricordare «le vittime delle foibe, dell’esodo giuliano e le vicende del confine orientale» come vuole la legge n. 92 del 30 marzo 2004, ma trattare il dramma delle “foibe” e dell’esodo delle popolazioni istriane e dalmate non è facile, in quanto è ben presente il pericolo della strumentalizzazione, che si presta questa brutta pagina della storia, per la manipolazione e l’uso che se ne fa ogni anno, anche da parte di organismi istituzionali e partiti politici. Non si tiene conto delle vicende storiche venutesi a creare dopo la prima guerra mondiale e le brutali violenze perpetrate ai danni delle popolazioni slave e croate annesse al regno d’Italia, creando odio e malcontento tra le popolazioni. Ciò non significa giustificare nulla, ma non possiamo ignorare le responsabilità del nazionalismo italiano e del fascismo nei confronti delle popolazioni slave e delle minoranze in generale.
La Foiba xè a Pisin
Un esempio ci viene dal gerarca fascista e ministro dei lavori pubblici Giuseppe Cobolli Gigli, figlio di sloveni, che sosteneva nel 1927 la necessità della pulizia etnica del suo stesso popolo attraverso la sostituzione degli agricoltori sloveni con coloni italiani provenienti dalle province del Regno. Al ministro piaceva una particolare canzone che allora accompagnava le azioni violente degli squadristi, canzone che egli stesso pubblicò con una propria introduzione:
«La musa istriana ha chiamato FOIBA il degno posto di sepoltura per chi, nella provincia, minaccia con audaci pretese le caratteristiche nazionali dell’Istria».
A Pola xè l’Arena
che buta zo in quel fondo
chi gà un zerto morbìn.
E chi con zerte storie
fra i piè ne vegnarà
dìseghe ciaro e tondo:
«feve più in là,più in là».
Se ne potrebbe dedurre che l’atroce uso delle foibe è un brevetto del regime fascista.
Inoltre la vicinanza delle date del 10 febbraio “Giorno del Ricordo” e del 27 gennaio «Giornata della Memoria», a nostro avviso, può indurre a comparare e a sovrapporre questi due eventi, generando un errato pensiero sull’Olocausto ed una pericolosa e distorta visione della storia.
Non intendiamo nasconderci dietro a nulla, ma pretendiamo che questo tema sia trattato attentamente, con rigore storico e storiografico, mettendo in evidenza i diversi contesti sociali, culturali, ideologici ed umani, per capire, rifuggendo dalle semplificazioni e dalla propaganda politica, di come si sono svolti quei tragici avvenimenti del confine orientale italiano e delle “minoranze nazionali, linguistiche, culturali, religiose e politiche.
Vinicio Milani.
Presidente Anpi Chivasso
Sezione "Boris Bradac"
Nessun commento:
Posta un commento