CHIVASSO - Lunedì 15 febbraio 2010 l’Amministrazione sottoporrà al consiglio comunale la sua proposta di rinnovare per cinque anni l’autorizzazione alla coltivazione della cava d’inerti in frazione Boschetto. L’autorizzazione precedente era stata concessa nel febbraio 1998 per dieci anni, è dunque scaduta e l’impresa ne chiede alla proroga. Concedere la proroga non mi sembra una buona idea e spiego il perché. Non sono un esperto e suggerisco solo alcune riflessioni.
1) l’esperienza insegna che col tempo le cave vengono trasformate in discariche. Chivasso ha già una grande discarica in frazione Pogliani, e sono forti i timori che non si ne riesca ad arrestare l’espansione. Sarebbe meglio non rischiare di trovarcene prima o poi un’altra al Boschetto.
2) da quel che ho potuto capire, più o meno le cose vanno nel modo seguente: i cavatori chiedono ed ottengono continue proroghe. La convenzione col Comune impone loro, in genere, di riqualificare il sito al termine alla scadenza della convenzione. Ma spesso le imprese non mantengono l’impegno e lasciano al Comune un bel cratere sul suo territorio. I piccoli comuni non hanno la forza per sostenere una causa legale con l’impresa, e rinunciano a far valere i loro diritti. Qualche anno dopo un’altra impresa chiede di trasformare la cava in discarica, garantendo il versamento di cifre e l’esecuzione di opere pubbliche che per un piccolo comune senza soldi sono una manna. E il gioco è fatto.
3) Intere zone del Piemonte sono così diventate territori devastati da cave e discariche. Vedi Alice Castello, Santhià, Tronzano, Livorno Ferraris: il documentario di Matteo Bellizzi intitolato “Valledora: la terra del rifiuto” lo prova in modo impressionante (per vederlo trovate le informazioni necessarie sul sito del Movimento Valledora, oppure la clip su questo blog). Vedi anche la cronaca giudiziaria di questi giorni: il presidente della Provincia di Vercelli, che è anche sindaco di Livorno Ferraris, è stato arrestato con l’accusa di concussione o corruzione. L’episodio riguarda la cava Ballina, che guarda caso nell’agosto scorso il Comune ha concesso di trasformare in discarica (così riferisce “La Repubblica” del13/2).
4) Quanto sopra offre l’occasione per una ulteriore riflessione sulla questione delle cave. Si stanno moltiplicando le domande di apertura di nuove cave o di ampliamento di cave esistenti. Recentissima è la richiesta avanzata al Comune di Santhià di ampliare una cava da due a sei milioni di metri cubi. Due anni fa il Comune di San Raffaele Cimena ha ricevuto la richiesta di aprire una grande cava di inerti su una estensione pari ad un terzo del territorio comunale pianeggiante, composto di aree agricole che la Provincia classifica tra le più fertili: è l’area coltivata lungo il Po lungo il rettilineo che da Chivasso porta a San Raffaele centro. Il Comune di Moncrivello sta fronteggiando una analoga richiesta. Documenti significativi sulle cave in Italia sono un dossier di Legambiente del 2008, e lo studio “L’anarchia delle cave”, pubblicato nello stesso anno da Luca Martinelli e leggibile sul sito di “Altraeconomia”
5) Perché questa diffusione? Vi è naturalmente il lavoro di costruzione di edifici e di strade, la cui quantità è già discutibile. Ma una delle cause è che le “grandi opere” esigono cave. Si possono avere opinioni divergenti sulla TAV in Val di Susa, su Expo 2015 a Milano, sulla tangenziale Est, ma bisogna esser consapevoli delle conseguenza. E tra queste vi è l’apertura di nuove cave anche in zone lontane dalla Valle di Susa. La documentazione presentata al Comune dall’impresa al Comune di Santhià afferma esplicitamente che parte del materiale escavato servirà alla costruzione dell’ultimo tratto della TAV in Valle Susa.
6) E non solo... Il materiale scavato per costruire il tunnel della TAV dovrà venire sistemato da qualche parte. Un documento Italferr del 2005, ritenuto tuttora valido dai comitati valsusini che ho interpellato, individua allo scopo alcune discariche di inerti che si trovano in Comuni a noi vicini: Caluso, Torrazza, Montanaro, Volpiano, San Benigno, Cavagnolo, ecc.
7) In generale, per costruire case, strade, opere pubbliche si aprono cave per trarne ghiaia e sabbia ma anche discariche di inerti per scaricarvi il materiale derivante dall’abbattimento e dalla eliminazione dell’esistente.
8) E’ possibile evitare che il territorio si trasformi una grattugia di cave e discariche? Come documenta il dossier di Legambiente, alcuni paesi europei, soprattutto la Germania, disincentivano l’attività di cava e incentivano il riuso del materiale da abbattimento. Uno degli strumenti usati è l’imposizione di alte tariffe (diritti da versare agli enti locali) a carico delle imprese di escavazione. In Italia le tariffe sono invece basse. Vi sono regioni, soprattutto al Sud, che addirittura non impongono il pagamento di alcun diritto (sul dossier di Legambiente vi è una tabella regione per regione). Al Nord alcune regioni sono un po’ più virtuose, ma le tariffe sono ancora basse. Il territorio è considerato una risorsa da far sfruttare anziché un bene da salvare: significativamente nelle Regioni, come in Piemonte, la materia è spesso normata dall’assessorato alle attività produttive. Al contrario, sarebbe ragionevole pensare che dovrebbe essere competenza dell’Assessorato all’ambiente, in base al principio che le cave, anche laddove necessarie, producono un danno ambientale, e bisogna fare il possibile per ridurne numero e dimensioni.
9) In Piemonte la Regione ha regolato la materia con la legge regionale 22 del 2007. Vi è stabilito che le imprese di escavazione dovranno versare 0,45 euro per metro cubo di diritti (con adeguamento annuale Istat): il 70% va al Comune, il 30% alla Regione. Un dettaglio riguardante la cava di frazione Boschetto: ho letto e riletto la bozza di delibera e quella della convenzione, ma non ho trovato traccia di tariffe e diritti. Probabilmente mi è sfuggito qualcosa. Credo e spero che il punto sarà comunque chiarito in Consiglio.
Paolo Ballesio.
5 commenti:
Aggiungo una segnalazione che mi arriva da un comitato anticave, e che riguarda la definizione di “inerti” (vedi punto 7): “In questo punto ci vorrebbe la precisazione che per “inerti” si intende non solo il materiale di demolizione che è indicato da una serie di codici CER (codici europei rifiuti 2002), ma anche molto altro materiale, sempre indicato dalla comunità europea, ma di ben altra natura tipo:terre di fonderia, rifiuti prodotti da trattamenti chimici e fisici di materiali metalliferi e non metalliferi, fanghi da macerazione, fanghi da inchiostratura, fanghi da depurazione della produzione della carta, rifiuti prodotti da centrali termiche e rifiuti dal trattamento delle scorie dell’industria del ferro (il neretto preso dai codici CER della cava discarica di alice castello Ciorlucca). Senza questa precisazione si rischia di passare l’informazione che le discariche di inerti siano di VERI INERTI e non di materiale “inertizzato e assimilato” comprese le bioballe o i biocubi che dir si voglia”.
pb
Giusto per fare un pò di storia:
Fine anni ottanta è stato chiesto il primo ampliamento cha avrebbe dovuto portare con il suo esaurimento, ad una colivazione sperimentale di kiwi sotto livello campagna (così me la hanno raccontata...), ma non se ne è fatto nulla perchè....è stato chiesto un altro ampliamento nel 1997, che come il primo prevedeva un utilizzo a fine coltivazione. In questo caso avrebbero allagato la cava con la prima falda e dato diritto ad una associazione di Boschetto per creare un centro di pesca sportiva e di ritrovo. Ovviamente la storia non è finita. Ma se chiedete a Cambursano lui qualche cosa in più la saprà di sicuro..
don bairo
Ehi Cambursano, ci fai sapere?
Qualcuno ha il numero di telefono di Cambursano?
Però propongo di chiedere anche a Fluttero
Camillo Mastrocinque
Don Bairo ha ragione. Iella convenzione del 1998, ieri sera rinnovata fino al 2013, l'impresa si impegnava a costruire un laghetto per la pesca sportiva per la Libertas Boschettese. Ora, nella nuova convenzione, la Libertas ottiene che il laghetto venga realizzato entro il 2011.
La Libertas vende così l'ambiente e la salute di tutti i boschettesi per un laghetto per sé. Forse non si rendono conto del danno ambientale prodotto da una cava, che comunque altera l'ecosistema, e dal rischio ancora più grande che con tempo la cava venga trasformata in una discarica. Se ciò accadrà, piangeranno, ma sarà troppo tardi. La Libertas è stata poco lungimirante: ed il suo atteggiamento miope mette a rischio anche la salute degli altri boschettesi, e dell'intera città.
pb
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