Su questo blog abbiamo parlato spesso del Bosc Grand di Casalborgone. Insieme al Bosco del Vaj costituisce un SIC (Sito di importanza comunitaria): una vasta estensione di bosco (1.444 ettari, cioè ben 14 chilometri quadrati), che copre oltre un terzo del territorio di Casalborgone, un terzo di quello di Castagneto e un quinto di quello di Rivalba. “E’ la principale area boscata delle colline del Po” secondo la scheda redatta dalla Regione Piemonte in base alle indicazioni della Direttiva europea Habitat del 1992.
Le amministrazioni dei tre Comuni cercano di sbarazzarsi dei vincoli che la normativa di SIC oppone alla erosione del Bosc Grand. A Casalborgone da anni motociclisti e quadisti cercano di trasformare il bosco nel loro parco giochi.
A pochi chilometri, altri boschi sono minacciati. A loro difesa è sorta nel 1997 l’associazione “Terra, Boschi, Gente e Memorie”, che si è posta come obiettivo la realizzazione di un sistema integrato di microaree naturalistiche protette nei comuni del nord-ovest della provincia di Asti, cioè Castelnuovo Don Bosco, Pino d’Asti, Passerano-Marmorito e Capriglio. queste aree si trovano nella vallata di Muscandia, dove l’associazione gestisce undici zone boschive, per un totale di circa 20 ettari, soggetti a protezione integrale e scelti tra le emergenze di più elevata valenza ambientale di quel territorio.
L’associazione – il cui sito è www.muscandia.it – pubblica i “I quaderni di Muscandia”. Dal numero 7, autunno-inverno 2006, citiamo un passo dell’articolo Biodiversità e decrescita di Sandro Pignatti, professore emerito di ecologia all’Università di Roma “La Sapienza”: “La crisi della biosfera è una conseguenza, forse la più drammatica, dell’espansione dell’economia capitalistica a livello mondiale. Si tratta di un fenomeno descritto adeguatamente già da Marx nel Capitale: l’imprenditore investe denaro (D1) per l’acquisto di risorse (R) ed il pagamento di forza lavoro (L) mediante i quali si producono beni (B) che vengono venduti ricavando denaro (D2). Il denaro compare sia all’inizio che alla fine del processo, che pertanto è ciclico, tuttavia è un motore che “gira” soltanto quando D2 > D1, cioè quando la somma ottenuta con la vendita dei beni prodotti è superiore a quella investita. In altre parole, il processo ciclico funziona soltanto quando l’imprenditore può ricavarne un profitto, per cui il ciclo capitalistico implica una continua crescita.
A questo punto possiamo domandarci: se l’imprenditore guadagna, chi perde? La risposta è: l’ambiente. il ciclo capitalista è una macchina che funziona dissipando risorse e inquinando l’ambiente; la produzione di beni è un aspetto del tutto secondario…
Come uscirne? Un problema importante è costituito dalla scala temporale: il sistema capitalistico si muove con grande rapidità e tendenziale accelerazione, mentre per creare una nuova cultura ci vogliono tempi lunghi. Siamo già fuori tempo?”
Domenico Cena.

1 commento:
Finalmente un articolo in cui si parla della contraddizzione sviluppo-ambiente. Gira e rigira, soltanto la fuoriuscita dal sistema capitalista puo' garantire qualche possibilità di sopravvivenza al pianeta. Eppure quasi piu' nessuno parla di queste cose... I verdi da anni ormai sono alla ricerca delle poltrone, una ricerca tanto asfissiante che li ha portati quasi all'estinzione. I partiti comunisti sono sempre piu' indeboliti da continue scissioni (da destra), come l'ultima del turbo-narcisista Nicola Vendola da Terlizzi. Le associazioni ambiemtaliste storiche piu' di tanto non possono fare, strette fra carenza di militanza e, in certi casi, posizioni troppo accondiscendenti col potere politico. Che fare? Ripartire da Marx probabilmente non farebbe male a nessuno, tentando di non ripetere gli errori burocratici che hanno causato una brusca frenata a tutti coloro che, nel mondo, per decenni hanno lottato per cambiare il sistema di potere.
August'o.
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