CIVASS'N DRINA... ripassiamo un po' si storia...

Da La Stampa 02/04/00.
Un rocambolesco inseguimento sui tetti mentre un elicottero seguiva la fuga disperata del supericercato dall' alto. Ieri all' alba, dopo dodici giorni di paziente ed estenuante appostamento, i carabinieri del Reparto Operativo del comando provinciale di Torino, hanno arrestato a Chivasso Vincenzo Di Lauro, 28 anni, esponente di spicco della camorra napoletana, ricercato in tutta Italia dal settembre del 2002. Indicato dagli investigatori napoletani come un capo dell' omonimo clan camorristico, legato all' Ex Alleanza di Secondigliano.



Da La Stampa 16-07-2004.
LA MAPPA DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA.
Le cosche della 'ndrangheta hanno referenti locali capaci di offrire appoggio logistico per gli omicidi

Claudio Laugeri: Tutti i giorni, ci sono camion che partono dalla Calabria diretti al Nord. Alcuni arrivano a Torino e nei Comuni della cintura. Una sorta di corriere espresso. Trasportano pacchi, bottiglie d'olio, qualche frutto, verdura. Puntuali, sicuri. Mai un furto, un inconveniente. Questione di solidarieta'. La comunita' calabrese e' anche questo, nonostante siano ormai lontani i tempi dell'immigrazione piu' povera, con sistemazioni precarie e il bisogno di avere vicino un pezzo della terra nati'a per guadagnare serenita'. La solidarieta' della gente perbene ha consentito a tanti di vivere meglio la lontananza da «casa». Ma c'e' anche un'altra solidarieta', quella delle consorterie criminali, dei pezzi di 'ndrangheta schizzati al Nord in cerca di sbocchi per le attivita' illecite, di ricchezze da «succhiare» per alimentare i traffici di droga e armi. Come e' spiegato nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia, «i dati delineano un quadro contrassegnato dalla presenza di molteplici ''famiglie'', 25 cosche, con circa 400 affiliati e fiancheggiatori la cui caratteristica, di notevole spessore delinquenziale, e' la forte consistenza di collegamenti operativi internazionali, i cui terminali si sono rilevati in Canada ed Australia, oltre ai tradizionali territori di riferimento in Sud America». In questo mix di lecito e illecito i carabinieri scavano per trovare indicazioni sul movente dell'omicidio di Giuseppe Gioffre', ammazzato a colpi di pistola davanti alla moglie nel cortile del condominio dove viveva, in via Mezzaluna a San Mauro. Un quartiere d'immigrati. Molti meridionali. E tra loro quasi tutti calabresi. Secondo i dati raccolti dalla Commissione antimafia, «nella zona di Chivasso e' attivo il clan guidato da Pietro ILACQUA, che ha ramificazioni in Lombardia, Liguria e Calabria». E ancora: «Pietro ILACQUA era in stretto contatto con la cosca Gioffre' di Seminara (Reggio Calabria) e si recava spesso in Calabria per discutere con gli esponenti di tale famiglia». Altri collegamenti tra la periferia di Torino e la Calabria possono diventare spunti per gli investigatori. Sempre dall'Antimafia: «Vi e' un gruppo nella zona dell'Eporediese i cui componenti, gli Inzillo ed i Forgione, hanno collegamenti con le famiglie calabresi Alvaro e Mancuso». Gia', Alvaro, lo stesso cognome del giovane ucciso 40 anni fa da Gioffre'. Una coincidenza, forse. Ma gli investigatori dovranno valutare anche questo elemento. Sara' difficile districarsi fra i vari «rami» delle «famiglie» calabresi, sfrondando i «rami» accomunati soltanto da origini lontane, ma ormai ridotti soltanto a omonimi. Di certo, l'omicidio di Giuseppe Gioffre' e' stato «preparato» nel Torinese. La «Uno» bianca utilizzata dai killer e' stata rubata nel capoluogo piemontese il 24 giugno, segno che all'epoca il delitto era gia' stato «commissionato». Pure il fucile a canne mozze trovato nell'auto abbandonata (e bruciata) era stato rubato nel Torinese. E con ogni probabilita', una «staffetta» ha anche studiato abitudini e orari della vita di Gioffre'. Qualcuno che potesse muoversi nella zona senza insospettire. Magari qualcuno che abita poco distante o comunque frequentatore abituale di via Mezzaluna. Un appoggio logistico prestato a una cosca per regolare uno «sgarro». O anche soltanto una vendetta. Ma con il marchio della 'ndrangheta.

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