LA STORIA IERI E OGGI...
di Gianni Bonotto
Non più dell’altro ieri, anno 1944. L’Italia è in ginocchio, alla fine. Marinetti scrive una poesia, la dedica alla X MAS. Dai “Manifesti” futuristi di inizio secolo sembra passata quasi un’eternità: l’Europa è un mare di rovine e di sangue. Marinetti sembra non scomporsi, inchiodato alla sua primitiva visione allucinata del mondo. I suoi ultimi versi scandiscono la stessa lucida follia di trent’anni prima.
Morirà pochi mesi dopo. I morti meritano pietà, sempre. Qualcuno però si merita anche l’oblio.
I vivi che oggi lo celebrano come grande figura dell’arte contemporanea e pensatore anticonformista, sottolineandone la distanza dal fascismo (si veda Alemanno a Roma ieri e Germani oggi a Chivasso), si rileggano e magari recitino, quando tagliano i nastri commemorativi, questo condensato di cretineria purissima…
"ALLA Xa MAS"
Salite in autocarro aeropoeti e via che si va finalmente a farsi benedire dopo tanti striduli fischi di ruote rondini criticomani lambicchi di ventosi pessimismi. Guasto al motore fermarsi fra italiani ma voi voi ventenni siete gli ormai famosi renitenti alla leva dell’Ideale e tengo a dirvi che spesso si tentò assolvervi accusando l’opprimente pedantismo di carta bollata burocrazie divieti censure formalismi meschinerie e passatismi torturatori con cui impantanarono il ritmo bollente adamantino del vostro volontariato sorgivo a mezzo il campo di battaglia. Non vi grido arrivederci in Paradiso che lassù vi toccherebbe ubbidire all’infinito amore purissimo di Dio mentre voi ora smaniate dal desiderio di comandare un esercito di ragionamenti e perciò avanti autocarri. Urbanismi officine banche e campi arati andate a scuola da questi solenni professori di sociologia formiche termiti api castori. Io non ho nulla da insegnarvi mondo come sono d’ogni quotidianismo e faro di un’ aeropoesia fuori tempo spazio. I cimiteri dei grandi Italiani slacciano i loro muretti agresti nella viltà dello scirocco e danno iraconde scintille crepitano impazienze di polveriera senza dubbio esploderanno esplodono morti unghiuti dunque autocarri avanti. Voi pontieristi frenatori del passo calcolato voi becchini cocciuti nello sforzo di seppellire primavere, entusiaste di gloria ditemi siete soddisfatti d’aver potuto cacciare in fondo fondo al vostro letamaio ideologico la fragile e deliziosa Italia ferita che non muore. Autocarri avanti e tu non distrarti raggomitola il tuo corpo ardito a brandelli che la rapidità crudele vuol sbalestrarti in cielo prima del tempo. Scoppia un cimitero di grandi Italiani e chiama Fermatevi fermatevi volantisti italiani avete bisogno di tritolo ve lo regaliamo noi ve lo regaliamo noi noi ottimo tritolo estratto dal midollo dello scheletro. E sia quel che sia la parola ossa si sposi colla parola possa con la rima vetusta frusti le froge dell’Avvenire accese dai biondeggianti fieni di un primato. Ci siamo finalmente e si scende in terra quasi santa. Beatitudine scabrosa di colline inferocite sparano. Vibra a lunghe corde tese che i proiettili strimpellano la voluttuosa prima linea di combattimento ed è una tuonante catedrale coricata a implorere Gesù con schianti di petti lacerati. Saremo siamo le inginocchiate mitragliatrici a canne palpitanti di preghiere. Bacio ribaciare le armi chiodate di mille mille mille cuori tutti traforati dal veemente oblio eterno.
Filippo Tommaso Marinetti.
2 commenti:
Ma è magnifica questa poesia! E' un po' bellicista, ma sono sicuro che il Signor Puppo o la sua attrice l'hanno proposta agli studenti delle scuole di Chivasso per mostrare quanto è brutta la guerra e quanto è bella la pace. Le intenzioni erano sicuramente nobili, piantiamola con le polemiche. A proposito, quanto è costata al Comune la recita di questa delicata poesia? In tutto: costo del Teatrino, costo del service, eventuale onorario della compagnia teatrale?
pm
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