CHIVASSO - I fatti sono noti. Oltre un mese fa il Sindaco di Chivasso concede alla compagnia «Teatro a canone» l’uso del Teatrino civico per rappresentarvi lo spettacolo A ferro e fuoco-Spettacolo in La.min", sulla vita e sulla morte di Mara Cagol. Ma, pochi giorni prima, inaspettatamente, il Sindaco revoca alla compagnia il permesso di usare il locale. Il provvedimento ha provocato una vivace discussione pubblica. Che si è concentrata sul punto giustamente ritenuto più importante: con quel provvedimento il sindaco ha ostacolato l’esercizio del diritto alla libera manifestazione del pensiero «con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» (art. 21 Cost.)? Ma il provvedimento è stato discusso anche sotto un altro aspetto. Matola ha giustificato la sua decisione sostenendo che lo spettacolo avrebbe potuto contenere «espressioni ritenute offensive della dignità e della morale pubblica e pertanto potenzialmente lesive dei sentimenti ed egli interessi pubblici collettivi». E’ stato facile allora ricordare al sindaco che tre mesi fa l’Amministrazione comunale ha patrocinato la presentazione nel Teatrino di un libro su Niccolò Giani e la Scuola di mistica fascista (1930-1943): quell’iniziativa non avrebbe anch’essa potuto turbare sentimenti e offendere la dignità e la morale pubblica? Matola lo nega. Intervistato dal direttore de «La Nuova Periferia», egli afferma: «il libro non conteneva elementi che avrebbero potuto urtare la sensibilità di parte della città». Ne è proprio sicuro? Secondo i calcoli di uno storico locale, Chivasso ha avuto 42 partigiani morti (caduti in combattimento, giustiziati, deportati). Il sindaco stesso li ricorda ogni anno nella cerimonia del 25 aprile. Forse in città vivono i loro parenti e i molti che ancora li ricordano: anch’essi sono una «parte della città». Matola è proprio certo che la loro sensibilità non sia stata urtata? Se ha il libro a portata di mano, provi a sfogliarlo. Nelle pagine centrali sono riprodotte delle vecchie fotografie. Una di queste è la «foto con dedica di Benito Mussolini al camerata Niccolò Giani». Altre due ritraggono Giani a fianco di Ettore Muti, gerarca e squadrista fascista, all’inaugurazione a Milano della nuova sede della Scuola di mistica fascista. Anche Muti è un nome tristemente famoso: morì nell’agosto del 1943, ma al suo nome fu intitolata la Legione Ettore Muti, costituitasi a Milano il 14 settembre 1943, nota per le atrocità compiute su militari e civili.
Poteva mancare l’antisemitismo? Ed infatti non manca. A proposito delle leggi razziali emanate dal regime fascista nel 1938, l’autore del libro scrive: «Giani è tra i capofila di questa nuova iniziativa del regime che testimonia il progressivo avvicinamento dei regimi tedesco e italiano… La Scuola funge da cassa di risonanza per la campagna del regime contro gli ebrei». E infatti l’anno seguente pubblica il saggio Perché siamo antisemiti. L’autore ci informa che Giani, che era un uomo colto, professava un «antisemitismo spirituale» distinto da quello rozzamente «biologico» dei camerati nazisti. Ma dubito che questa raffinatezza sia di grande conforto per i parenti dei 7.000 ebrei italiani che finirono nei campi di concentramento. Con lo stesso titolo Perché siamo antisemiti, Giani aveva già pubblicato nel gennaio del 1939, appena due mesi dopo l’emanazione delle leggi razziali, un articolo sulla «Cronaca prealpina» di Varese, di cui era direttore: «È da millenni che i giudei covano un sogno di odio e di dominazione e dopo il 1791 essi speravano di realizzarlo: anzi erano fermamente convinti di ricondurre nel porticello del trionfo la sconnessa navicella del loro miraggio di sopraffazione mondiale. Dimenticando che con l'odio - come ha insegnato Cristo e confermato Mussolini - non si costruisce nella vita. Il Fascismo invece li ha svegliati bruscamente e ricondotti alla realtà dell'Anno XVII. E oggi la parentesi, apertasi colla Rivoluzione francese, si sta chiudendo. E si chiude, per fortuna della civiltà e dell'umanità intera. La vittoria del Fascismo sul giudaismo è infatti una vittoria della civiltà e della luce». Tutto molto spirituale, non c’è dubbio.
Comunque, nessuno contesta all’autore e alla casa editrice il diritto di pubblicizzare il loro libro sulla Scuola di mistica fascista. E nessuno dovrebbe contestare alla compagnia teatrale il diritto di rappresentare lo spettacolo su Mara Cagol. Ma se il sindaco si preoccupa, ora, dei sentimenti che lo spettacolo potrebbe ferire, perché non si è preoccupato, tre mesi fa, dei sentimenti che avrebbero potuto essere toccati dalla presentazione del libro? Due pesi e due misure?
Piero Meaglia.
6 commenti:
Vorrei segnalare un altro interessante libro a cura di Tomas Carini "Julius Evola" LA SCUOLA DI MISTICA FASCISTA. ed Controcorrente
Un libraio
E' anche uscito il recentissimo Mein Kampf, di Killer Adolfo. L'amministrazione comunale potrebbe subito presentarlo al Teatrino civico, prima che qualche altro comune arrivi prima.
pm
Proporrei anche "parole indimenticabili" scritto da totò u curtu. E' una raccolta di pensieri che non si possono dimenticare. Interessante la prefazione di Dell'Utri
Ps. il libro è scritto a mano, su pizzini originali!
Saturnino
E chi è questo Atolfo Killer?
Carini tempo fa sul blog diceva di essere al di sopra delle parti, non di destra, ma neanche di sinistra ecc..
Chissà che ne pensa di che sta succedendo a Chivasso in questi giorni a causa dei suoi sponsor gli stessi del Presidente dell'ANPI che elogia l'intelligenza del democratico Sindaco Matola.
Il libraio
Atolfo Killer è un giovane studioso. Una persona seria. Con tante buone idee. Non capisco però perché voglia rovinare il suo aspetto mite con quei baffetti e con la frangetta. Orribile!
pm
Posta un commento