4 Novembre...quale "vittoria"?
“Quando lo Stato si prepara ad assassinare, si fa chiamare patria” (F.
Durrenmatt)
L’Italia è in guerra. Truppe tricolori combattono in Afganistan. Lo
chiamano “peace keeping”: suona meglio e mette la coscienza a posto. Ma,
là, in Afganistan, ogni giorno bombardano, uccidono, imprigionano,
torturano. Sette anni di guerra e la chiamano pace. Un massacro senza
fine. Ma che importa? Gli affari dei petrolieri e dei fabbricanti di armi
vanno a gonfie vele.
In occasione del 4 novembre, festa della “vittoria” in quell’immane
carneficina nazionalista che fu la prima guerra mondiale, La Russa invia i militari nelle scuole per una bella lezione di propaganda bellica:
l’esercito ha bisogno di volontari. Dopo le dichiarazioni di guerra agli
studenti in lotta fatte da Berlusconi viene il sospetto che potrebbe
trattarsi di un’esercitazione pratica.
Cosa sia stata quella guerra ce lo dicono i numeri.
Morti: 50.000 civili e 680.000 mila soldati. Prigionieri e dispersi:
600.000. Feriti e mutilati. 950.000. Disertori e i renitenti: 370.000
denunce, 350.000 i processi con 220.000 condanne detentive. Condannati a
morte: 729. Fucilazioni sommarie e decimazioni: 2.000 cui si sommano i
5.000 i fucilati durante la disfatta di Caporetto.
Nella nostra città nel 1917 lo sciopero generale contro la guerra divenne
una rivolta popolare che tenne in scacco la polizia e i regi carabinieri.
Questa storia, quella dei disertori, dei ribelli, degli operai di Torino
insorti è quella che vogliamo ricordare, quella che in questo 2008 di
guerra può dare il migliore “insegnamento” a tutti.
In Afganistan ci sono 2.600 soldati italiani:
questo orrore costa a tutti noi milioni di euro, sottratti a scuola,
trasporti, sanità, tutela del territorio. La spesa di guerra comprende il mantenimento di basi, caserme,aeroporti ed un buon numero di ben addestrati assassini di professione. I governi di destra e quelli di sinistra hanno
fatto a gara nel finanziare le imprese belliche.
A Vicenza vogliono fare la più grande base militare USA d’Europa.
A Novara stanno per costruire uno stabilimento per l’assemblaggio dei nuovi
bombardieri F35, giocattolini da 150 milioni di euro l’uno.
L’esercito è anche nelle nostre strade. Nel mirino sono i poveri, gli
immigrati, i rom, i senza casa, chi si ribella alla devastazione del
territorio ed al saccheggio delle risorse.
Lo Stato militarizza il territorio e tratta da delinquenti quelli che si
ribellano. È la guerra. La guerra interna. Anche questa serve alla pace,
la pace sociale.
Guerra interna e guerra esterna sono due facce della stessa medaglia:
quella del potere che perpetua se stesso ad ogni costo, quella del
capitalismo che macina vite, risorse e futuro della più parte di noi.
Opporsi alla guerra senza opporsi al militarismo, senza opporsi
all’esistenza stessa degli eserciti, vere organizzazioni criminali legali,
è mera testimonianza.
Fermare la guerra, incepparne i meccanismi è un’urgenza che non possiamo
eludere. A partire da noi, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono
caserme, aeroporti, scuole militari, fabbriche d’armi.
Contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti!
TORINO - Lunedì 3 novembre proiezione del film “Orizzonti di Gloria” di Stanley
Kubrick, U.S.A., 1957, durata 86’. La carneficina della prima guerra
mondiale, la ferocia del militarismo, le decimazioni. Alle 21 in corso
Palermo 46.
Martedì 4 novembre dalle 18 punto info antimilitarista in via Po 16.
Mostra sulle guerre dell’Italia: dalla Somalia al Kosovo all’Afganistan.
Musica, interventi, distro.
Federazione Anarchica Torinese – FAICorso Palermo 46
La sede è aperta ogni giovedì dalle 21
Info: fai_to@inrete.it338.6594361.
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