...anche a Torino si costituisce il Comitato per il NO al referendum elettorale...

Dal Comitato Piemontese e Valdostano Difesa della Costiituzione.

NASCE A TORINO IL COMITATO PER IL NO.

IL NOSTRO NO AL REFERENDUM ELETTORALE.
NO ALLA NUOVA LEGGE "ACERBO".
NO A LISTE BLOCCATE DI CANDIDATI SCELTI DALLE SEGRETERIE DEI PARTITI.
NO ALLA MICCIA DEL REFERENDUM: PISTOLA PUNTATA SULLA DEMOCRAZIA.
Ieri si è costituito a Torino il Comitato per il NO al referendum elettorale c.d. Guzzetta.
Lo hanno promosso Antonio Caputo, Diego Novelli, Claudia Peirone, Vladimir Mastrogiacomo, Narciso Dirindin, componenti del Consiglio Direttivo del
Comitato Piemontese e Valdostano per la difesa della Costituzione.
LE RAGIONI DEL NO:
1)
Una legge elettorale condivisa, quale regola del gioco, deve essere coerente con l'attuale e condiviso assetto costituzionale, confermato dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani con il voto popolare del 25 e 26 giugno 2006.
Il referendum manipolativo della vigente legge elettorale, la "porcata" secondo la definizione di uno dei suoi coautori, non lo è.
Mussolini volle la legge Acerbo, approvata dalla Camera dei Deputati il 21 luglio 1923,.
Tale legge prevedeva l'adozione del sistema maggioritario all'interno di un collegio unico nazionale.
Alla lista che avrebbe ottenuto più voti sarebbero toccati i due terzi dei seggi (356), mentre i restanti (179) su base proporzionale andavano alle liste rimaste in minoranza. Era inoltre previsto, qualora la lista di maggioranza fosse una federazione di partiti, un ingente premio di maggioranza al movimento con più voti tra quelli che componevano la lista più grande.
Alle elezioni del 6 aprile 1924, inizio del regime, il Listone Mussolini prese il 64,9% dei voti ed elesse 375 deputati, mentre le opposizioni di centro sinistra ottennero solo 161 seggi, nonostante che al Nord fossero in maggioranza con 1.317.117 voti contro 1.194.829 del Listone.
E' chiaro che l'attuale legge elettorale è negativa al cento per cento, ma è altrettanto evidente che anche il sistema scaturente dal referendum non sarebbe altro che una "superporcata", ancora peggiore dell'attuale "porcata" .
Una sola lista, anche con il 25% dei voti, purchè prima, otterrebbe il 55% dei seggi ( cosi' sarebbe avvenuto nel 2006 per Forza Italia).
E' un meccanismo che coltiva l'illiusione infantile e antidemocratica che il sistema dei partiti possa essere radicalmente riformato, passando da 27 a 2 partiti, esclusivamente per forzatura elettorale, annullando qualunque dinamica politica e negando il principio di rappresentanza.
Negando anzi addirittura il Parlamento, in quanto gli elettori eleggerebbero il Governo, plebiscitandolo.
Un meccanismo che ricalca la legge Acerbo.
Solo che nel 1924 il Listone fascista con il 64,9% dei voti conquistò il 69,9% dei seggi della Camera.
Oggi basterebbe il 25% -30% dei voti per avere il 55% dei seggi.
2) Con l'atuale porcata , i parlamentari non sono scelti dai partiti, ma nominati dai pochi oligarchi delle segreterie , che formano le liste dei candidati secondo un ordine prefissato.
Il referendum rafforzerebbe l'odiosa norma,in quanto nei più lunghi elenchi di candidati dei listoni che ne scaturirebbero l'ordine prefissato dai partiti sarebbe ancora più decisivo per l'elezione della singola persona.
3) Le esigenze di governabilità non possono condurre a compromettere la funzione democratico- costituzionale del referendum.
Nè compromettere la delicata e sempre attuale architettura della nostra cara Carta Costituzionale, in cui pesi e contrappesi dei Poteri trovano continuo bilanciamento, sempre nel rispetto della forma parlamentare
4) Riteniamo politicamente immorale, segno di deplorevole trasformismo che gli stessi parlamentari - come l'on.Fini - che votarono la "porcata" nel 2006 facciano ora parte, con altri, del Comitato promotore del referendum che intenderebbe abrogare quella porcata da loro votata.
Cosi' come riteniamo inaccettabile, segno di deplorevole machiavellismo, che si utilizzi lo spauracchio del referndum per non cambiare in senso democratico la porcata ( quale che sia la scelta di sistema elettorale, maggioritario piuttosto che proporzionale e con soglia di sbarramento).

RIFORMARE LA LEGGE ELETTORALE
Si può, si deve.
Ma non cosi', non a scapito della democrazia e dei cittadini, titolari della sovranità.
Noi diciamo NO e invitiamo i cittadini a NON firmare per il referendum e comunque a votare NO.
Antonio Caputo, Diego Novelli, Claudia Peirone, Vladimir Mastrogiacomo, Nicola Mandirola, Narciso Dirindin. end




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