Testimonianza choc in aula del vice questore aggiunto Fournier
«Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave: la scuola Diaz come una macelleria»
Corriere della Sera
GENOVA - Sugli incidenti accaduti a Genova in occasione del G8 è arrivata un'ammissione importante: «Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte dei poliziotti per spirito di appartenenza». È questa la testimonianza resa da Michelangelo Fournier, all'epoca del G8 a Genova vice questore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma e oggi uno dei 28 poliziotti imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz. In aula, Fournier ha fornito infatti una nuova versione su quello che aveva visto nella scuola al momento della sua irruzione: non manifestanti già feriti a terra, ma veri e propri pestaggi ancora in atto.
«I POLIZIOTTI HANNO INFIERITO» - «Arrivato al primo piano dell'istituto - ha detto Fournier - ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana». Nelle dichiarazioni invece rese precedentemente dal poliziotto ai pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini il poliziotto aveva raccontato di aver trovato a terra persone già ferite e non pestaggi ancora in atto. «Sono rimasto terrorizzato e basito - ha spiegato - quando ho visto a terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo addirittura che stesse morendo. Fu a quel punto che gridai: "basta basta" e cacciai via i poliziotti che picchiavano».
«HO DETTO DI CHIAMARE LE AMBULANZE» - Fournier, sollecitato dalle domande del Pm Francesco Cardona Albini ha aggiunto: «Intorno alla ragazza per terra c'erano dei grumi che sul momento mi sembrarono materia cerebrale. Ho ordinato per radio ai miei uomini di uscire subito dalla scuola e di chiamare le ambulanze». Fournier ha poi raccontato di aver assistito la ragazza ferita fino all'arrivo dei militi con l'aiuto di un'altra manifestante che aveva con sè una cassetta di pronto soccorso. «Ho invitato però la giovane - ha raccontato - a non muovere la ragazza ferita perché per me la ragazza stava morendo».
«HA SBAGLIATO A TACERE» - «Il dottor Michelangelo Forrnier - scrive in un comunicato il Comitato Verità e Giustizia per Genova - ha sbagliato a tacere per sei anni su quello che ha visto dentro la scuola Diaz. Proprio lo "spirito di appartenenza" avrebbe dovuto spingerlo a raccontare tutto e subito. Solo così avrebbe servito nel migliore dei modi, con lealtà e responsabilità, lo stato di cui è funzionario. Ad ogni modo, sia pure in ritardo, ha raccontato ciò che ha visto, confermando le testimonianze di decine di persone. Il dottor Fournier ha parlato di "macelleria messicana". L'attuale ministro degli Esteri, nel 2001, parlò di "notte cilena". Si ricorre all'esotismo, ma siamo di fronte a una "perquisizione all'italiana" che ha macchiato la credibilità della polizia e dello stato. A questo punto chiediamo: il capo della polizia non ha niente da dire? Il ministro degli Interni farà finta di nulla anche stavolta? Il parlamento continuerà a tenere in un cassetto la legge sulla commissione d'inchiesta?
COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA - «La testimonianza resa da Michelangelo Fournier è l'ennesima conferma della necessità di istituire quella commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti del G8 di Genova, prevista nel programma di governo dell'Unione e che il centrodestra, nella precedente legislatura, ha sempre negato». Lo afferma il vice presidente della Camera e parlamentare della Sd, Carlo Leoni, commentando la deposizione di oggi presso il tribunale penale di Genova.
www.corriere.it - 13 giugno 2007
Massimo
1 commento:
Questa testimonianza conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, cosa è successo a Genova in quelle giornate buie. Abbiamo avuto tre giorni di sospensione della legalità e di regime di polizia, dove qualsiasi abuso è stato lecito. Botte, sevizie, tortura. E questo non per colpa di qualche poliziotto fuori di testa, ma tutto con le direttive e l'avvallo delle catene di comando delle forze dell'ordine. Ricordiamoci che anche lo spezzone di forze dell'ordine che ha aggredito il corteo in Piazza Alimonda, dove poi è morto Carlo Giuliani, non doveva essere lì, secondo i piani di gestione dell'ordine pubblico, e che ha fatto di tutto per provocare gli scontri. Ricordiamoci dei pestaggi a gruppi completamente inermi, mentre i famigerati blach blok venivano lasciati agire indisturbati.
E tutto questo con un ministro exfascista (?) che stava nella sala di comando della questura.
Massimo
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