Tre film simili, ma molto diversi
In questo periodo si trovano sui nostri schermi tre film molto diversi tra loro, ma con una caratteristica in comune: sono film che potremmo definire storico – politici
Il primo è uscito ormai da qualche tempo, ed è “La masseria delle allodole”. In tempi in cui si discute molto dell’entrata della Turchia in Europa, il film dei fratelli Taviani si occupa del genocidio degli Armeni attuato dai Turchi nel 1915, che provocò un milione e mezzo di morti. Il film ricostruisce la realtà storica, attraverso le vicende di una ricca famiglia armena i cui componenti maschili sono tutti uccisi, eccetto un bambino che riesce a salvarsi travestito da bambina, e le cui donne devono affrontare un terribile viaggio, a piedi e quasi senza cibo, fino al porto di Aleppo. Quelle che riusciranno a sopravvivere agli stenti e alle violenze, andranno comunque incontro a un destino di esilio e sofferenze.
Il cinema dei fratelli Taviani si può tranquillamente definire “classico”, ispirato ai grandi maestri del cinema sovietico, di cui molte inquadrature di questo film sembrano delle vere e proprie citazioni. E sempre centrale nei loro film è il carattere popolare e didattico, teso ad analizzare quelli che sono i sentimenti più grandi e positivi dell’uomo, quali l’amore, il coraggio, la solidarietà, ma anche quelli negativi e oscuri, come l’odio, il tradimento, la violenza feroce.
Il secondo film, che ha vinto un sacco di premi, tra cui l’oscar come miglior film straniero, e sta riscuotendo un notevole successo nelle nostre sale, è “Le vite degli altri” del giovane regista tedesco Florian Henckel. E’ ambientato nella cupa Berlino Est degli anni immediatamente precedenti alla caduta del muro e parla della Stasi, la famigerata polizia segreta della DDR.
Il capitano Gerd Diesel, un freddo e spietato agente della Stasi, è incaricato di spiare la vita di un brillante autore teatrale, della cui compagna, una bella e tormentata attrice di teatro, si è invaghito il repellente ministro della cultura, il quale, chiaramente, non esita a macchiarsi delle più vili bassezze per soddisfare le sue turpi voglie. Per fortuna, a volte capita che anche i peggiori tra i cattivi, non si sa bene perché, diventino ad un tratto buoni e quindi tutto finisca bene: il muro cade e tutti, o quasi, vivranno felici e contenti.
Come si vede già dalla trama, il film è intriso di un moralismo un po’ grezzo, frutto di una visione tutta ideologica, incapace di analizzare e spiegare veramente. Purtroppo, e anche questo è un segno dei nostri non bellissimi tempi, la Germania e l’Europa in generale non sono capaci di fare i conti con onestà ed equità con il loro recente passato, ma ancora una volta, chi fa la storia è il vincitore, guidato dai propri interessi e dal proprio sguardo non sempre limpido.
Il terzo film, in uscita in questi giorni è “Salvador, 26 anni contro”, del regista spagnolo Manuel Huerga. E’ la storia di Puig Antich, l’ultimo prigioniero politico giustiziato in Spagna con la garrota, nel 1974, un anno prima della morte di Franco e della fine del franchismo.
Puig Antich, un giovane militante del Movimento Iberico de Liberation, viene catturato insieme ad un compagno in uno scontro a fuoco e sottoposto ad un processo farsa cui seguirà la condanna a morte, nonostante l’impegno della difesa, dei famigliari e la mobilitazione del mondo intero.
Il cinema spagnolo degli ultimi anni rappresenta sicuramente una delle realtà più interessanti e significative del panorama cinematografico mondiale, e non solo per il fenomeno Almodovar.
Anche questo film dimostra di saper andare oltre quello che potrebbe sembrare un generico moralismo buonista per scavare a fondo nell’universo dei sentimenti, degli ideali, delle responsabilità personali e storiche. E nonostante il finale inesorabilmente doloroso, il film non è triste, ma pieno di speranza e fiducia.
1 commento:
Quando vado a vedere un film inanzitutto mi interessa che sia un buon film,cioè buona recitazione,regia è trama.La vita degli altri soddisfa questi criteri,le opinioni sulla storia della Germania dell'Est,non me la faccio certo con un film.Allora questa è una rubrica di cinema o di politica?
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