Progetto SMC. Quale futuro per Chivasso??

La riunione delle Commissioni riunite avvenuta il 20 febbraio è stata un momento importante di trasparenza e chiarezza. Con questo passaggio si è usciti dalle voci e dalle illazioni relative al progetto Waste-End.
Come Rifondazione Comunista avevamo chiesto fin dall’inizio che si procedesse con estrema trasparenza e ringraziamo il Sindaco per aver voluto fare questo passaggio istituzionale, dove è stato chiarito di cosa stiamo parlando.


Innanzitutto si è chiarito che attualmente non c’è nessun progetto.

Come correttamente ha dichiarato il rappresentante della Provincia di Torino, il dott. Soldi, attualmente sul tavolo c’è una suggestione, un idea, ma nulla che sia paragonabile ad un progetto.
Questo non ci impedisce di trarre le prime considerazioni su quanto esposto, ovvero sul fare a Chivasso un polo per il trattamento e lo stoccaggio dei rifiuti di dimensione nazionale, ben oltre le necessità sia del nostra Bacino che della portata degli impianti di lavorazione previsti.
 Su questo punto il relatore di SMC è stato molto chiaro, confermando che l’80/90% del materiale che verrà stoccato in discarica proverrà da fuori bacino e i conferimenti dagli impianti previsti non copriranno i quantitativi di stoccaggio previsti per la discarica di Regione Pozzo.

L’idea presentata si configura come una soluzione all’avanguardia e innovativa per raggiungere la scomparsa del rifiuto, ma la condizione necessaria per il raggiungimento di Rifiuti Zero è che ci sia una discarica notevolmente più ampia del rifiuto trattato che sostenga la lavorazione dei medesimi.
Ci sembra una dichiarazione molto deludente e contraddittoria.
Tutta l’innovazione e la sperimentalità dell’operazione si traduce per i proprietari della discarica, nella garanzia che si continueranno ad interrare rifiuti, in misura maggiore di quanto il territorio e l’impiantistica prevista ne produca.
In pratica ci è stato detto che trattare i rifiuti non è economicamente vantaggioso, e che SMC non intende investire in questo settore senza avere la garanzia di un guadagno facile e sicuro come la gestione di una discarica, non intendendo scommettere sul trattamento e il recupero del rifiuto, che giudica economicamente incapace di garantire un ritorno economico adeguato.

Questo fatto mette seriamente in discussione l’intera operazione. E’ evidente che se l’impiantistica prevista non è in grado di reggersi da sola, in base al ricavo di quanto produce, nessuno può garantire che un domani si continui la produzione, o che la stessa lavorazione non venga spostata in zone dove i costi sono più bassi e più remunerativi per l’azienda che li gestisce.
Inoltre l’ampliamento della discarica partirebbe da subito, mentre per l’impiantistica i tempi sono più lunghi, e non vorremmo poi trovarci, tra qualche anno, con la discarica come unico impianto in funzionamento, a fronte di impreviste difficoltà o sopravvenute scelte aziendali. L’Italia è piena di zone industriali fantasma dove imprenditori avevano promesso di tutto e di più, ma che poi sono rimaste o lettera morta o scheletrici capannoni abbandonati.
A queste considerazioni va aggiunto il fatto che il mantenimento degli impianti e della discarica è legato al conferimento di merce da fuori bacino.
Questo apre lo spazio alle infiltrazioni della criminalità organizzata che proprio sulla movimentazione dei rifiuti è fortemente presente e ricava guadagni consistenti. La stessa SMC è coinvolta in indagini che riguardano un traffico di rifiuti nocivi, seppur come soggetto coinvolto a propria insaputa, almeno da quanto è emerso dalle notizie fino ad oggi conosciute. Quali garanzie e quali procedure si intendono utilizzare per evitare fatti analoghi in futuro?
E’ quindi evidente che prima di discutere i dettagli tecnici, che nessuno ha ancora fornito, sia necessario che questa Amministrazione decida se l’idea di far nascere questo polo di trattamento dei rifiuti sia quanto si vuole per il futuro di Chivasso. 
Una scelta che riguarda il futuro dei Chivassese e che presuppone una condivisione della visione che si ha del futuro della nostra città.
A noi sembra che questo sia profondamente in contrasto con quanto promesso e dichiarato nel programma con il quale ci siamo presentati alle elezioni.

Il domani che pensavamo non è quello di far diventare Chivasso una pattumiera per l’Italia intera, accettando che regione Pozzo continui ad essere una discarica per l’eternità.
Ci sembra evidente che quanto proposto sia in netto contrasto con il punto relativo alla moratoria di impianti ad impatto ambientale negativo, come abbiamo scritto nel programma, specie in un territorio, che come ha giustamente ricordato il Tecnico della Provincia, detiene il record negativo di territorio che ha accolto più rifiuti di tutto il Piemonte, dopo la discarica di Torino.
Se poi qualcuno ha cambiato idea, o se le condizioni oggettive sono cambiate, chi lo ritiene ha l’onere di dichiararlo e di prendersi la responsabilità del cambio  di prospettiva e sottoporsi ad una validazione, ad esempio con un referendum che permetta a tutti di esprimere il proprio parere su una prospettiva che riguarda il nostro futuro ben al di là di questa Amministrazione.

Per quanto ci riguarda noi vogliamo affermare con forza la nostra contrarietà a questa proposta, a meno che non sia possibile un serio ripensamento sui volumi di materiali da trattare e da conferire in discarica.

Non possiamo fare a meno di ricordare che tra le idee portanti dell’ambientalismo relativo alla gestione del rifiuto, oltre alle 4 erre (Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero) ci sia anche un concetto per noi basilare: il rifiuto deve essere trattato da chi lo produce.
Dimenticarsi di questo vuol dire sottrarre responsabilità e dare spazio a chi non pensa all’ambiente ma ai propri affari, leciti o meno che siano.
Nessun pregiudizio da parte nostra su questo tema, ma una attenta valutazione della proposta e delle conseguenze su un territorio merita di essere bonificato, non ulteriormente sfruttato.
E’ evidente che se non si chiarisce questo punto le discussioni su tavoli tecnici sono solo un metodo per evitare di affrontare il tema centrale, che è il futuro della nostra Città.

Massimo Zesi – Partito della Rifondazione Comunista, circolo A. Gramsci, Chivasso.

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