Sulla vicenda SETA e dintorni...

CHIVASSO - In questi giorni si stanno aprendo le buste dell’offerta pervenuta in relazione alla gara per l’affidamento del servizio di raccolta rifiuti e l’acquisto del 49% delle azioni di SETA.
L’attesa è forte, visto il concreto pericolo che, nel caso non si addivenisse ad un esito positivo, SETA difficilmente potrà sopravvivere, creando un buco di molti milioni di euro (più di 20) la disoccupazione di diverse centinaia di lavoratori che si vedrebbero senza un lavoro e una estrema difficoltà nel garantire una raccolta dei rifiuti, con scenari già visti sia in altre regioni italiane che durante il fallimento di ASA, l’azienda di gestione dei rifiuti del Ciriecese.
L’attesa è quindi forte e le aspettative importanti.
Come Rifondazione Comunista vogliamo però ribadire, come del resto abbiamo già fatto durante l’incontro pubblico che si è tenuto a Chivasso nel quale è stata spiegata la posizione dell’Amministrazione Chivassese, che non può esserci un assenso a qualsiasi costo.
Vogliamo qui segnalare quindi le problematiche presenti e quali punti chiediamo siano strettamente sorvegliati, nell’assegnazione della gara.
Il primo punto è relativo alla possibilità che un’azienda che ha già in gestione la discarica possa gestire i servizi di raccolta. Su questo punto esiste un articolo, il n.10 della Legge regionale n.24 del 2002 che recita:
-         SERVIZI DI BACINO E DI AMBITO
  1. Nei bacini sono svolti secondo criteri di tutela ambientale, efficacia, efficienza ed economicità con particolare attenzioni ai costi ambientali, i seguenti servizi di gestione dei rifiuti urbani:
a) gestione in forma integrata dei conferimenti separati, della raccolta differenziata, della raccolta e del trasporto;
b)  realizzazione e gestione delle strutture a servizio della raccolta differenziata;
c) il conferimento agli impianti tecnologici ed alle discariche;
2. Negli ambiti territoriali ottimali sono svolte secondo criteri di tutela ambientale, efficacia, efficienza ed economicità, con particolare attenzione ai costi ambientali, le attività di realizzazione e di gestione degli impianti tecnologici, di recupero e di smaltimento dei rifiuti, ivi comprese le discariche, fermo restando l’eventuale compito di espletare le gare previsto dall’art.113, comma 13, d.lgs. 267/2000 come modificato dall’articolo 35 della legge 28 dicembre 2001, n.448.
3. Nei casi in cui l’attività di cui al comma 2  sia caratterizzata da tecnologia complessa, ovvero dove esistano ragioni di sicurezza, o di osservazione degli standards di qualità del servizio, la stessa attività deve essere separata, con attribuzione a soggetti diversi, dall’attività di erogazione dei servizi di cui al comma 1, lettere a) e c). La Giunta regionale individua le tipologie degli impianti e i servizi che debbono osservare il regime di separazione.
Come si evince dal comma 3 il testo della norma stabilisce un principio di separazione tra chi svolge i servizi di raccolta e chi gestisce impianti (come una discarica). Come spesso capita nella normativa italiana, non lo fa in maniera categorica, Lasciando alla Giunta regionale il compito di individuare gli impianti ed i servizi soggetti al regime di separazione, e questa indeterminatezza ha già permesso una commistione tra gestori di servizi di raccolta e gestori di discariche. La stessa SETA ha in gestione una vasca della discarica di Chivasso e contemporaneamente svolge i servizi sul medesimo territorio.
Certo è che l’ingresso di un socio privato modifica l’assetto che fino ad ora ha caratterizzato la gestione dei rifiuti nel nostro territorio e in ogni caso è necessario che la Regione esprima un proprio parere di conformità nell’eventuale gestione, da parte della stessa società sia dei servizi di raccolta che della discarica, assumendosi compito di controllo e verifica fattuale dello svolgimento delle operazioni.
Ricordo a tutti che non è trascorso molto tempo (dicembre 2010) da quando presso la discarica di Chivasso, gestita dagli stessi che hanno presentato l’offerta per la gara di SETA, sono stati sequestrati diversi camion provenienti dalla Lombardia, con l’accusa di contenere carichi di rifiuti pericolosi (nerofumo) che opportunamente miscelati per nasconderne la presenza, venivano smaltiti illegalmente e che il mandante del materiale fosse in relazione alla criminalità organizzata.
In attesa che la legge compia il suo percorso e che sulla vicenda sia chiarito se sussistano da SMC eventuali responsabilità, è evidente che siano necessarie forti garanzie che la gestione dei servizi e della discarica siano svolti con estrema correttezza e nel rispetto delle norme ambientali.
A nostro avviso è necessario che nella governance dell’azienda sia previsto un meccanismo di tutela e trasparenza, come ad esempio la presenza di un rappresentante esterno nel CdA, oltre ai soci statutariamente previsti.
Questa figura,di provenienza non politica e con forti competenze in materia,  deve avere il compito di sorveglianza e di controllo, pur nel rispetto delle esigenze di gestione di un’azienda, ma garantendo che le scelte e le pratiche siano conformi alle norme, ad esempio con relazioni pubbliche semestrali sull’andamento delle attività.
Deve poi essere presente un chiaro piano industriale che rilanci le attività di raccolta e di aumento delle raccolte differenziate, invertendo la situazione di calo delle percentuali di raccolta differenziata che si sta verificando nel nostro bacino, in seguito alla mancanza di sviluppo dei servizi.
Questa richiesta è strettamente necessaria ad evitare che le Amministrazioni siano costrette al pagamento di ecomulte per il mancato raggiungimento degli obiettivi presenti nel piano provinciale tutt’ora vigente, che prevedono per il 2013 il raggiungimento del 65%,
In tal senso è necessario, a nostro avviso, che sia istituito un impianto di selezione per i materiali destinati alla discarica.
Oggi il materiale destinato alla discarica viene conferito tal quale, senza essere selezionato. La giustificazione a tale aberrante situazione (ricordiamo che le norme prevedono la selezione dei materiali prima di essere conferiti in discarica) è giustificata dal fatto che i comuni erano sopra gli obiettivi del piano provinciale, e che quindi non era necessario svolgere ulteriori selezioni.
A parte la miopia ambientale di tale impostazione, si rileva che con l’innalzamento fino al 65% degli obiettivi, tutti i comuni sarebbero fuori norma e quindi, inoltre al pagamento delle ecomulte, dovrebbero in ogni caso provvedere alla selezione dei materiali.
Tanto vale quindi partire da subito con la selezione e cercare di contenere la differenza tra quanto si differenzia e l’obiettivo del piano provinciale.

Restiamo quindi in attesa degli sviluppi della gara e delle scelte che chi sta gestendo il Consorzio di Bacino e SETA faranno, ricordando a tutti che si deve fare ogni sforzo per garantire il servizio pubblico, come i referendum di due anni fa hanno ridabito, il diritto dei cittadini di avere un servizio adeguato e improntato a criteri di economicità e che non devono essere i lavoratori a pagare per gli errori di chi ha gestito in modo fallimentare questa vicenda.

Massimo Zesi – Rifondazione Comunista, Chivasso.

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