Dietro la deregulation del governo-Letta per il rilancio dei cantieri...

Il decreto del «fare» senza regole: agli edili negata la sicurezza

Il diavolo si nasconde nei dettagli... Sul tema quanto mai capitale della sicurezza sul lavoro, l'antico proverbio si attaglia anche ai primi provvedimenti del governo di larghe intese di Enrico Letta. Dal «decreto fare» al Ddl semplificazioni. All'interno dei quali si nascondono, secondo Cgil, Cisl e Uil, pericolosi interventi di alleggerimento degli adempimenti in materia di prevenzione. A partire dagli appalti, fino allo valutazione del rischio nelle piccole imprese e al lavoro edile.
Al primo allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Fillea Cgil, è seguita una preoccupata nota congiunta della triade confederale. Ieri infine il segretario Cgil Fabrizio Solari, al programma Italia Parla di Radio Articolo Uno, ha avvertito l'esecutivo: «In linea generale la semplificazione va bene, visto che il nostro paese vive di troppo regole confuse tra di loro. Ma non si metta mano a norme di tutela delle fasce più deboli, in particolare per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, che non si possono assolutamente ridurre o modificare. L'allentamento che è stato proposto non funziona e rischia, viceversa, di introdurre più danni dei benefici che si vorrebbe inserire. Speriamo di poter discutere quanto prima con il governo sulle modifiche che riteniamo necessarie».
La sotterranea deregulation delle norme in materia di sicurezza, in un paese dove continuano a morire in media dai tre ai quattro lavoratori ogni giorno, porta il segretario Cgil degli edili Walter Schiavella a dare un giudizio secco: «Non mi sembra che con questo governo la musica stia cambiando: si continua a considerare la sicurezza sul lavoro come un ostacolo allo sviluppo. In un settore così destrutturato come quello delle costruzioni, decisioni come quelle di allentare i vincoli della responsabilità solidale dell'appaltatore, alleggerire la strumentazione in materia di sicurezza, e semplificare il Durc spostandone a sei mesi la validità, in assenza di una organica e strutturata azione di contrasto all'irregolarità e di esigibilità delle sanzioni, sono tutti fattori che non riducono ma anzi acuiscono le distorsioni». Non c'è solo il settore edile ed essere investito dalla deregulation. Nel «decreto del fare» si parla genericamente di «settori di attività a basso rischio», da stabilire con un decreto del ministero del lavoro, per i quali non sarà più obbligatorio il documento di valutazione dei rischi - Duvri - che serve a separare le lavorazioni nei cantieri dove operano più ditte in contemporanea, con conseguente aumento esponenziale del rischio di incidenti. Nei piani del governo, il Duvri non sarà più un documento ufficiale firmato dal datore di lavoro. E non sarà più necessario nemmeno nei cantieri nei quali «la durata non sia superiore ai dieci uomini-giorno». In altre parole un giorno con dieci operai, o cinque giorni con due operai, o dieci giorni con un solo operaio. A prescindere dalla pericolosità delle lavorazioni. Ancora: nei cantieri mobili per le infrastrutture stradali, sempre con la regola dei «dieci uomini-giorno», non ci sarà l'obbligo di un direttore dei lavori e del responsabile alla sicurezza. Al tempo stesso saranno «semplificati» i documenti con cui le imprese mettono nero su bianco le cautele da prendere per evitare rischi. Di più: viene cancellato l'obbligo per il datore di lavoro di comunicare alla polizia un infortunio con inabilità superiore ai tre giorni. In materia, almeno secondo il governo, sarà sufficiente il database Inail. Non certo per i sindacati, che infatti avvertono: «Avviare un processo così delicato di cambiamento senza alcun confronto con chi rappresenta i lavoratori, è contrario anche alla linea perseguita dal legislatore. Per questo chiediamo al governo un'analisi congiunta».
Riccardo Chiari.


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