Più di un’inchiesta ogni 4 giorni per un totale di 163 indagini
internazionali, censite negli ultimi due anni, per traffici illeciti di
rifiuti, merci contraffatte, prodotti agroalimentari e specie animali.
Un’escalation di speculazioni illegali che ha portato alla denuncia di
297 persone, al sequestro di 35 aziende e ad un bottino di 560 milioni
di euro finito nelle mani degli inquirenti. E’ lo scenario inquietante
descritto dal dossier presentato oggi da Legambiente e Consorzio Polieco
sui flussi illeciti tra l’Italia, l’Europa e il resto del mondo.
Un dossier che, attraverso l'analisi delle connessioni fra le diverse
filiere merceologiche, i soggetti coinvolti, le modalità operative, i
luoghi più battuti dalle trame criminali, mette in luce come la fetta
'in nero' della globalizzazione si sovrapponga e si mischi a quella
legale,crescendo con essa a velocità supersonica. Complessivamente, dice
il dossier, i porti italiani figurano per 72 volte come punti di
destinazione dei traffici e per 50 volte come aree di partenza. Ancona è
quello in cui si registra il maggior numero di inchieste, seguito da
Bari, Civitavecchia, Venezia, Napoli, Taranto, Gioia Tauro (Rc), La
Spezia e Salerno.
Il paese più coinvolto nelle rotte illegali da e per l'Italia è la
Cina, i cui porti sono stati individuati come punti di partenza o di
arrivo di traffici illeciti ben 45 volte. Al secondo posto figura la
Grecia (con 21 inchieste) seguita dall'Albania (8 inchieste), dall'area
del Nord Africa, da quella del Medio Oriente e dalla Turchia
(rispettivamente 6 inchieste).
I business illegali aumentano per tutte le tipologie di merci
considerate nel dossier, di pari passo con la crescita costante dei
commerci internazionali. Le esportazioni legali di rifiuti dai paesi Ue
verso paesi non Ue, per esempio, secondo i dati Eurostat sono cresciute
del 131% dal 2001 al 2009. I sequestri effettuati dall'Agenzia delle
Dogane nei nostri porti dimostrano come nello stesso tempo siano
cresciuti anche i traffici illeciti: 18.800 tonnellate di scarti
destinati illegalmente all'estero negli ultimi due anni con un
incremento del 35% circa rispetto al biennio 2008-2009. Solo nel 2012,
il 59% delle esportazioni di Pfu, il 16,5% di rottami metallici e più
del 14% di scarti plastici si sono rivelati fuori legge, quindi
sequestrati, ai controlli delle dogane italiane.
Cresce anche il
business delle merci contraffatte, secondo le valutazioni dell'Ocse che
ha stimato per il 2009 un giro d'affari per i contraffattori di oltre
250 miliardi di dollari e una perdita di circa due milioni e mezzo di
posti di lavoro. Sullo stesso trend i sequestri di animali vivi o parti
di animali morti, protetti dalla Convenzione Cites sulle specie a
rischio di estinzione e trafficati illegalmente. Nel complesso, nel 2011
il Copro forestale dello Stato ha accertato 189 reati, con 132 persone
denunciate all'autorità giudiziaria, 237 sequestri e 209 illeciti
amministrativi per un importo notificato pari a 1.452.060,34 di euro.
Nel quadro dei mercati criminali mondiali, e soprattutto per il
commercio illecito di specie protette provenienti da aree povere del
mondo, gioca un ruolo importante e si alimenta la corruzione, stimata in
Italia dalla Corte dei Conti intorno ai 60 miliardi di euro l'anno
mentre a livello mondiale la Banca Mondiale parla di mille miliardi di
dollari di tangenti. Un ruolo rilevante spetta, inoltre, alle mafie
transnazionali, in particolare le triadi cinesi, la yakuza giapponese,
la camorra napoletana e la mafia russa; con un ruolo sempre maggiore in
Italia della 'ndrangheta.
Fabio SEBASTIANI.
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