CHIVASSO - Pochi giorni dopo gli arresti della “Operazione Minotauro” si è svolta a Torino una riunione della direzione regionale del Partito Democratico. Su "La Stampa" dell'11/6 Maurizio Tropeano ne ha fatto una breve cronaca e ha riportato tra virgolette gli interventi che sarebbero stati pronunciati da alcuni partecipanti. Non mi risulta che il PD abbia chiesto rettifiche né emesso comunicati di smentita. Ho letto con stupore e sconcerto quegli interventi. Tanto da chiedermi: sono veramente parole dei dirigenti del PD o sono di Berlusconi? L’onorevole Stefano Esposito avrebbe sollecitato un confronto con la magistratura da “fare senza tatticismi e opportunismi perché servono garanzie per chi fa politica che non può finire sotto accusa senza avere la possibilità di difendersi”. Il capogruppo in Consiglio regionale Aldo Reschigna: “Non si può finire nel tritacarne giustizialista se non ci sono reati di rilievo penale. Serve rispetto per le persone”. Il costituzionalista Andrea Giorgis: “Noi siamo per dare alla magistratura tutti gli strumenti di contrasto alla criminalità [e ci mancherebbe!] ma dobbiamo anche mettere in evidenza quando si usano strumenti che non appaiono sufficientemente garantisti e che mettono in discussione la presunzione d’innocenza”. Insomma “serve un controllo di qualità sul lavoro dei magistrati”. Ecco, appunto, la vogliamo dare una “controllatina” alla toga rossa Caselli? Poi prende la parola Mimmo Lucà, il parlamentare intercettato mentre chiede voti per Fassino (alle primarie) a Salvatore De Masi, ritenuto un capo della criminalità organizzata di Rivoli: “La sentenza è sostanzialmente emessa, anzi è già stata eseguita. Posso aver peccato per disattenzione, semplicità, disinvoltura ma questo non significa contiguità”. Infine Aldo Corgiat avrebbe detto: “Se ci sono intercettazioni che non hanno rilievo penale devono restare alla magistratura e non essere diffuse”. Ed è questo il punto: perché queste intercettazioni non dovrebbero venire diffuse? E un bene o un male che i cittadini sappiano che un parlamentare telefona a un membro della ‘ndrangheta per chiedergli voti? Anche se non sa chi è? Forse i dirigenti del PD pensano che è meglio tenere all’oscuro gli elettori? Non è meglio, invece, che i cittadini sappiano, e ne traggano le conseguenze? Che, in queste circostanze, a mio parere sono soltanto due: o il parlamentare sa con chi parla, e allora il caso è grave. Oppure il parlamentare non lo sa: e allora il caso è grave lo stesso, perché significa che non conosce il territorio, non sa chi sono i suoi interlocutori, non sa se parla con una persona onesta o un delinquente, non lo sa e non si informa prima, e allora deve cambiare mestiere, e deve farlo in fretta. Per non contribuire alla ulteriore degenerazione della politica. Anche solo a causa della sua “disattenzione, semplicità, disinvoltura”: che non sono peccati veniali, ma sono difetti gravi per un politico che vive in un paese dove la criminalizzata è tanto diffusa e infiltrata nella politica.
Perché ho raccontato questa storia? Che c’entra con Chivasso? Nei giorni immediatamente precedenti la direzione del PD, gli arresti dell’Operazione Minotauro avevano colpito anche la nostra città, coinvolgendo anche uno dei partiti che al ballottaggio hanno sostenuto il centrosinistra. Perciò, al di là delle scelte che avrebbero compiuto in seguito – mi sembrava importante sapere subito che cosa pensavano di quegli interventi i partiti e le liste del centrosinistra chivassese che hanno partecipato alle elezioni. Per questa ragione una settimana fa ho mandato per posta elettronica l’articolo di Tropeano a dirigenti ed esponenti dei partiti e delle liste del centrosinistra chivassese che hanno partecipato alle elezioni, e ho posto loro due domande: 1) I dirigenti chivassesi del PD condividono le affermazioni dei loro dirigenti regionali, o sono pronti a dichiarare pubblicamente che non le condividono? 2) i partiti e le liste (Italia dei Valori, Sinistra ecologia e libertà, Chivasso Futura, Chivasso Bene Comune), che si apprestano a far parte dell'amministrazione chivassese, o della maggioranza che la sosterrà, condividono le affermazioni dei dirigenti regionali del PD o sono pronti a dichiarare pubblicamente che non le condividono? Non avendo ricevuto alcuna risposta, ripropongo loro le domande su questo giornale.
P.S. 1. Non sapevo chi era il mio interlocutore! E’ la giustificazione dei politici intercettati. Bene, allora leggiamo un giornale locale (La Voce) dell'agosto scorso: vi si parla di De Masi, l’interlocutore telefonico di Lucà, come di un esponente della ‘ndrangheta. A Chivasso si sa, e a Rivoli no?
P.S. 2. Nemmeno il Movimento No Tav, colpito da decine di avvisi di garanzia, e non certo per reati di ‘ndrangheta, ha reagito in modo così scomposto: sono i terribili No Tav, a sgomberare i quali il molto onorevole Esposito vorrebbe mandare l’esercito.
Tommaso LOCCHI.
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