Le bugie hanno ancora le gambe corte???

Le bugie, in politica, hanno ancora le gambe corte? Ogni tanto vien da dubitarne. In questa difficile ma decisiva campagna elettorale sembra proprio che ciascuno possa dire tutto e il contrario di tutto. Senza –e questo è il dato più preoccupante- che la cosa riesca ad apparire davvero degna di nota.
L’insidioso processo che tende a rendere la politica uno spettacolo fra gli spettacoli dispiegati sotto i nostri occhi ha colpito anche qui. E ha contribuito a rendere sempre meno limpido il rapporto instaurato, in alcuni partiti, fra la collocazione politica dichiarata e le proposte concretamente avanzate.
In fondo la cosa nasce –o comunque trova una prima compiuta declinazione- nel Berlusconi leader di una destra proto-fascista che, allo stesso tempo, si definisce “Presidente operaio”. O nei vari Brunetta e Sacconi che si autoproclamano “di sinistra” mettendo in atto politiche la cui collocazione è, con ogni evidenza, sull’esatto fronte opposto.
Ma tutto ciò non risparmia le altre forze politiche. A cominiciare dal Partito Democratico, che in queste ultime settimane di campagna elettorale afferma, con Franceschini, di voler contrastare Berlusconi, laddove non solo non lo fa nel Parlamento italiano, ma ancora meno lo farà nel Parlamento Europeo, dove gli eletti del PD approveranno tranquillamente, come hanno fatto finora, gli stessi provvedimenti che approveranno i parlamentari berlusconiani.
Del tutto simile il caso dell’Italia dei valori di Di Pietro. Un partito che, anche grazie alla profonda debolezza politica del PD, riesce a presentarsi presso una parte purtroppo ampia dell’elettorato come una forza credibile di opposizione. E tutto questo avviene mentre in realtà gli atti concreti che ha fatto e che farà l’Italia dei valori vanno nella direzione esattamente opposta. Non solo Di Pietro è colui che ha contribuito ad affossare la commissione d’inchiesta sui fatti di Genova del 2001. Non solo il Di Pietro che oggi dice di essere contrario al ponte sullo stretto di Messina è quello stesso Di Pietro che, contravvenendo al programma dell’Unione, ha votato da Ministro a favore del mantenimento della Società dello Stretto. Non solo Di Pietro ha sostenuto da poco in Parlamento lo sciagurato provvedimento sul federalismo proposto dal governo Berlusconi. Ma, per di più, i parlamentari eletti per l’Italia dei valori siederanno a Strasburgo nel gruppo dei liberali, e cioè nel gruppo che ha votato e voterà insieme ai parlamentari eletti nelle file del Popolo delle libertà la stragrande maggioranza dei provvedimenti assunti dal parlamento europeo (l’80%). A partire dalla direttiva Bolkestein sull’innalzamento dell’orario di lavoro.
Ma anche Sinistra e libertà non è messa molto bene. Nel tentativo di aggregare alcuni generali senza esercito qualcosa deve essere sfuggito di mano. Qualche giorno fa, nella campagna elettorale che si sta svolgendo nel collegio Nord-Ovest, ne abbiamo avuto una riprova piuttosto chiara. Mi è capito di partecipare a un dibattito televisivo organizzato da una importante emittente regionale. Interviene l’esponente di Sinistra e libertà, Beppe Garesio, il quale, candido candido, dice due cose di un certo peso. Primo: Chiamparino ha ragione quando difende i provvedimenti di Maroni sui “respingimenti”. Secondo: la TAV va fatta, poche storie, e anzi siamo già in ritardo. Resto sbalordito. Sottolineo non solo la diversità delle nostre posizioni ma anche l’incongruenza di quelle espresse da Sinistra e libertà. Niente da fare: Garesio conferma, nessuno in studio aveva frainteso o sentito male. E’ proprio così: i “respingimenti” vanno sostenuti (ed è anzi ora di “de-ideologizzare” la discussione su questa materia), così come va fatta l’alta velocità in Val di Susa.
Che dire? Certo, per un verso questo episodio dimostra la profonda eterogenità delle liste di “Sinistra e libertà”, che comprendono anche molti esponenti di provenienza socialista craxiana. E questo è già un elemento sul quale varrebbe la pena riflettere. Per un altro credo però confermi una confusione politico-strategica molto pesante. In questo senso acquista ancora più importanza e valore, specularmente, la nostra scelta. La scelta cioè di costruire, attorno a un simbolo chiaro, il profilo politico altrettanto chiaro di una lista comunista e anticapitalista. Un progetto forte, riconoscibile, coerente: i nostri eletti siederanno nel gruppo parlamentare del GUE, e contrasteranno con forza e senza tentennamenti le politiche neoliberiste attuate dagli altri gruppi. Per ciò che ci riguarda, niente “respingimenti” e niente TAV all’orizzonte.

Armando PETRINI.

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