Il Film del mese... Luglio 2009...




"REDACTED"
di Brian De Palma.
Recensione a cura di DOMENICO CENA.

L’estate è arrivata, si inizia a respirare aria di vacanze, molti cinema si preparano alla chiusura estiva e si riducono anche le nuove uscite. E’ il momento buono per vedere dei film che forse si sono persi nel ritmo frenetico delle proposte della stagione invernale, o che, pur essendo validi e interessanti, non sono mai approdati sugli schermi, o vi hanno fatto una breve apparizione.

E’ il caso, questo, di Redacted”, un film che, presentato al Festival di Venezia 2007, dove è stato accolto molto bene soprattutto dal pubblico, è stato distribuito nelle sale americane in quindici copie (normalmente se ne distribuiscono centinaia, se non migliaia di copie) e in Italia, acquistato dalla “Medusa”, non è mai stato distribuito. Se qualcuno vuole vederlo, deve acquistare il dvd, o cercarlo su internet e sul satellite. Eppure, de Palma è uno dei registi più noti e affermati di Hollywood, autore di film molto conosciuti, come Scarface, con Al Pacino, il suo attore preferito, Gli Intoccabili, con un Sean Connery vincitore dell’Oscar, Carlito’s Way, ancora con Al Pacino e con Sean Penn, Mission: Impossibile, con Tom Cruise, fino al recente “The Black Dalia, del 2006. Si tratta, insomma, di uno dei padri della nuova Hollywood.

Perché, allora, Redacted fa così paura che si è cercato di nasconderlo? Forse per l’argomento?

Il film parla di Iraq e racconta una vicenda vera. Un gruppo di soldati americani, un po’ per noia e un po’ per vendetta, entra di notte in una casa, assassina il nonno, la madre e la sorella più piccola (il padre è temporaneamente ospite di una prigione alleata), violenta la figlia più grande, di quindici anni, poi la uccide e le dà fuoco, insieme alla casa, per cancellare le tracce. Terribile, ma, insomma, scene di guerra simili si incontrano, purtroppo, ogni giorno “sui nostri schermi” e ormai ci inducono tuttalpiù ad un rigurgito di moralismo, magari un po’ infastidito.

Forse, ciò che colpisce di più è il modo in cui ne parla de Palma. Uno dei protagonisti del film afferma che “La prima vittima di questa guerra sarà la verità” e perciò lui vuole documentarla con la sua handycam. “Ma vaffanculo – gli risponde un suo commilitone – la telecamera dice sempre bugie”. Il film parla proprio di questo, di rappresentazione e riproducibilità delle immagini, di spettacolarizzazione della realtà, della finta oggettività dello sguardo. E ne parla con immagini “redacted”, cioè prese dalla marea di immagini “vere” che ci colpiscono ogni giorno e ricostruite. E così vediamo, ricostruite dal regista, scene tratte dai blog sull’Iraq dei soldati stessi e dei loro familiari, da You Tube, dalle telecamere di sorveglianza e da quelle che riprendono gli interrogatori dei soldati coinvolti nell’affare, da documentari girati da professionisti e anche dai blog dei terroristi iracheni, che filmano un soldato americano che salta in aria dilaniato da una bomba, e pregano mentre decapitano un prigioniero. Tutto è già lì, sotto i nostri occhi, iperrappresentato e tutto vero, solo che alla fine ne siamo sommersi, e non vediamo più nulla.

Allora bisogna fare un passo indietro e riprendere la realtà alle spalle. Quella che ci fa vedere de Palma è la rappresentazione mediatica della guerra in Iraq, dove tutti stanno recitando una parte, a cominciare dai soldati violentatori. Ognuno vede e interpreta soltanto se stesso, gli altri non esistono più. La denuncia diventa allora uno svelamento, una riscoperta dell’altro. Così possiamo di nuovo inorridire di fronte alla galleria finale di bambini massacrati, corpi disfatti, sangue e desolazione. De Palma ci ha fatto riscoprire la realtà.

P.S.: se qualcuno vuole vedere il film, può richiedermi il dvd. Con l’avvertenza che è solo per “uso domestico”, non può essere proiettato in pubblico e che “la visione è consigliata a un pubblico adulto”. Chissà se esiste ancora.

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