Mentre Enel progetta di sostenere costosi  investimenti per riportare l’Italia al nucleare, il bilancio di esercizio 2008,  recentemente approvato dall’Assemblea dei soci, presenta un indebitamento  finanziario pari a 50 miliardi di euro. L’utility francese EDF, che ha  un fatturato di poco superiore a quello di Enel (64 miliardi di euro per EDF,  contro 61 miliardi di euro di Enel), è attualmente molto preoccupata per  l’entità del proprio debito, nonostante sia solo la metà di quello di Enel.L’indebitamento di Enel è, infatti, pari a cinque volte il debito  che la società aveva nel 2006, prima dell’acquisto per 40 miliardi di  euro del 67% della società spagnola Endesa. Inoltre, l’impegno preso da Enel a  febbraio di rilevare la quota detenuta dal socio di minoranza Acciona, pari al  25%, richiederà altri 11 miliardi di euro.
Questo è uno degli elementi  rilevanti dello studio che Greenpeace Italia e Fondazione  Culturale Responsabilità Etica hanno commissionato a Steve Thomas, professore di  politica energetica dell’Università di Greenwich, per valutare se il costo degli  investimenti nel nucleare previsti da Enel sia compatibile con la situazione di  forte indebitamento finanziario della società.
Dallo studio risulta che il  costo dei piani nucleari cui fa riferimento Enel per i prossimi  dieci anni sarà pari a 31,5 miliardi di euro: 3,3 miliardi di  euro per gli impegni in Francia con EDF, 2,8 miliardi di euro in Slovacchia per  il completamento di due reattori di progettazione sovietica, 0,4 miliardi di  euro in Romania e 25 miliardi di euro in l’Italia per la costruzione di quattro  centrali EPR. Data la nota tendenza dei costi e dei tempi di costruzione degli  impianti nucleari a eccedere quelli previsti, queste previsioni di costo sono  probabilmente sottostimate.
Va detto che tutti questi progetti di  investimento non sono vincolanti, per cui Enel può ancora decidere di  abbandonarli. Del resto le passate performance di Enel nel nucleare sono state  molto scarse: impianti inaffidabili, costi e tempi di realizzazione di gran  lunga superiori alle previsioni. Un investimento altamente rischioso che Enel in  questo momento non sembra potersi permettere.
Le principali società di  rating, Standard & Poor’s e Moody’s, hanno peraltro mostrato dubbi sulla  capacità di Enel di ripagare il debito contratto con le banche nel lungo  periodo. Dopo aver valutato il piano strategico di Enel dal 2008 al 2013,  Standard & Poor’s ha annunciato di mantenere il rating A-  per il medio-lungo termine e il rating A-2 per il breve  termine, ma ha anche annunciato un “credit watch”  negativo, ovvero che Enel sarebbe tenuta sotto osservazione con “implicazioni  negative”. Un declassamento del rating di Enel inciderebbe in maniera molto  negativa sugli oneri finanziari di Enel, anche su quelli relativi al debito già  contratto.
Per evitarlo, Enel punta a ridurre  l’indebitamento netto a 41 miliardi di euro entro il 2013 attraverso la  vendita di asset, l’aumento di capitale per 8 miliardi di euro e attraverso  flussi di cassa disponibili per 4 miliardi di euro. Tutte queste misure  presentano aspetti problematici. Ad esempio, abbandonando  l’obiettivo di un dividendo di importo fisso di 0,49 euro per azione in favore  di un pay-out pari al 60% dell’utile netto consolidato, i proventi per lo Stato  italiano, proprietario del 31% di Enel, saranno più bassi di circa 1,25 miliardi  di euro. Inoltre, i contribuenti italiani pagheranno circa 2,5 miliardi  di euro per l’aumento di capitale.
Gli asset che Enel intende  vendere per fare cassa sono proprio quelli a maggiore redditività, tra cui una  quota di “Enel Green Power”, la divisione di Enel specializzata  in energie rinnovabili, la cui redditività è pari a tre volte  quella generale del gruppo. Come si vede dalla tabella, si tratta del segmento a maggiore redditività del  gruppo.
Date le ottime performance di Enel Green Power e l’elevato debito  del gruppo, sarebbe più conveniente per Enel concentrare i propri investimenti  proprio sulle energie rinnovabili, invece di investire in un settore ad alto  rischio ed elevata incertezza come il nucleare.
Andrea Lepore  (Greenpeace Italia). 
Segnalazione da: www.qualenergia.it
2 commenti:
Ora Greenpeace, non sapendo più come smontare il nucleare, si attacca al debito di Enel! A me fanno proprio ridere sti ambientalisti. Ecco un intervista di Conti, sul nucleare e sul debito dell'azienda: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/10/enel-fulvio-conti-intervista.shtml?uuid=5c9a882e-904c-11dd-8207-de0c70a84220&DocRulesView=Libero
a me tu invece fai cagare...
gian. ri.
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