Una indimenticabile "lezione di politica" chivassese...

Giovedì 28 febbraio si è finalmente riunita, presieduta dal consigliere Costantino, l'attesa commissione cultura. L'assessore Germani aveva promesso che in quella sede avrebbe fornito chiarimenti in merito all'aumento delle spese per la cultura. L'aumento aveva già suscitato discussioni nel consiglio comunale di novembre dedicato all'ultima variazione di bilancio. Gran parte del tempo è stato dedicato ai rapporti tra l'amministrazione comunale e la Fondazione Novecento di Diego Bionda e Aldo Fasolo. Si è parlato soprattutto del festival di letteratura 2007. L'assessore Germani – spero di riferire abbastanza fedelmente il suo pensiero – ha spiegato le ragioni per cui i comuni si affidano, anche per le iniziative culturali, a imprese esterne come la Fondazione Novecento: essendo generalmente privi del personale e delle competenze necessarie a organizzare eventi come quelli culturali, è più prudente che i comuni non si accollino il «rischio d'impresa» e lo lascino alle imprese esterne. Bene, ma allora perché, oltre a pagare la Fondazione per il lavoro svolto, il Comune versa alla Fondazione anche una sorta di «polizza di assicurazione» per questo famoso «rischio d'impresa»? Infatti, con la delibera del consiglio comunale n. 47 del 23 luglio 2007 il Comune di Chivasso «aderisce» alla Fondazione Novecento impegnandosi a versarle 30.000 euro distribuiti nell'arco di tre anni. Perché mai il Comune dovrebbe anche entrare nella Fondazione e erogarle questi altri 30.000 euro di denaro pubblico? Che benefici ne trae? Il Comune paga già regolarmente la Fondazione per il lavoro che gli affida: con la delibera di giunta n. 214 del 28 settembre 2007 il Comune ha appunto versato alla Fondazione 25.000 euro per l'organizzazione del Festival di letteratura 2007. Dopo di che la Fondazione Novecento non dovrebbe camminare da sola, e arrangiarsi da sé a far tornare i conti, assumendosi il cosiddetto rischio d'impresa che il Comune vuole evitare? Per Bionda e Fasolo non è troppo comodo correre il cosiddetto «rischio di impresa» sapendo di avere le spalle coperte dal Comune che versa alla loro Fondazione altri 30.000 euro come adesione?

La commissione si è svolta quasi tutta nel modo seguente: il consigliere Michele Scinica, di Rifondazione comunista e Sinistra Arcobaleno, poneva delle domande all'assessore Germani, e l'assessore rispondeva assistito dal dirigente comunale Bianco. Fin lì tutto normale, dunque. Finché improvvisamente gli altri due consiglieri di minoranza presenti, Barillà e Lorenzano, che fino a quel momento avevano coraggiosamente taciuto, sono intervenuti anche loro scatenando una vigorosa offensiva. Però non contro Germani, ma contro Scinica, accusato di rivolgere all'assessore domande non pertinenti. Gli hanno impartito una indimenticabile lezione di politica. Mi auguro che d'ora in avanti Michele Scinica, da allievo diligente, prima di prendere la parola sottoponga il testo dei suoi interventi a Lorenzano e Barillà, i quali con il matitone rosso e blu gli indicheranno quello che deve dire e quello che non deve dire.

Piero Meaglia.

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