Super Tuesday

Quando la mattina del 5 febbraio sono uscito di casa per andare a prendere l’autobus con cui sarei andato al campus, una ragazza poco più che ventenne stava agitando all’angolo della strada un cartellone a sostegno di Barack Obama. La maggior parte degli automobilisti che passavano da quelle parti sembravano stare dalla sua stessa parte, sembravano cioè preferire Obama alla Clinton. In dipartimento, all’Università di UCLA, l’atmosfera era di attesa. Per la prima volta dopo molti anni il voto della California poteva essere decisivo. Per la prima volta, le primarie per decidere il candidato alla presidenza degli Stati Uniti appassionavano e mobilitavano gli elettori democratici. Alcuni di loro addirittura avrebbero votato alle primarie per la prima volta nella loro vita. A UCLA i sostenitori di Obama sembravano prevalere. Anche fra gli studenti, la maggior parte appoggiava il senatore dell’Illinois. Non mi è mai capitato di vedere al campus sostenitori di Hilary Clinton volantinare o organizzare iniziative elettorali. Fosse stato per Santa Monica, UCLA e i giovani della California Obama avrebbe probabilmente vinto. Non si sa ancora esattamente chi ha vinto ma sembra che, almeno in California, Hilary Clinton abbia prevalso. Con meno margine di quanto ci si potesse aspettare quando la competizione per la candidatura alle presidenziali americane era partita. I latinos, che rappresentano il gruppo etnico più importante, non solo a Los Angeles, ma in tutta la California, probabilmente sono stati determinanti. Si dice che l’appoggio della comunità dei latinos sia dovuto al buon ricordo che le amministrazioni di Bill Clinton hanno lasciato. Chi sostiene Obama è perlopiù bianco, ha frequentato l’Università e ha un reddito elevato. Il voto più popolare si rivolge alla Clinton. Gli immigrati messicani, chi non ha un livello d’istruzione elevato e chi guadagna poco preferisce votare per la moglie dell’ex inquilino della Casa Bianca. Come credo sia noto il Super Tuesday non ha deciso nulla però. I due candidati sono molto vicini in termini di consenso e non è detto che uno dei due alla fine prevarrà nettamente sull’altro. Uno scenario che sembra profilarsi e che inquieta i vertici del partito democratico è che a decidere chi sarà il candidato democratico alla presidenza siano i ‘super delegates’. Tanto Bill Clinton quanto Ted Kennedy, rispettivamente sostenitori di Hilary Clinton e Barak Obama, lo sono. Sono delegati che parteciperanno alla convention che deciderà chi sfiderà i repubblicani nella corsa alla Casa Bianca ma che non sono stati eletti grazie al voto delle primarie. Lo scenario potrebbe favorire la Clinton, che conosce meglio l’apparato democratico. Tuttavia è difficile prevedere cosa potrà accadere. Non si può neppure escludere, nel caso il voto riveli un partito spaccato in due, che si opti per un terzo candidato, capace di mettere d’accordo un po’ tutti. Difficile dire però chi potrebbe essere. Al Gore, forse?

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