Dopo la crisi, Che fare?



Il silenzio che da qualche giorno ha investito anche questo blog mi pare il miglior segnale di quanto questa crisi politica, pur prevista e prevedibile nel suo svolgimento, ci ponga in difficoltà. La situazione bloccata che, pur di fronte a continui strappi da parte dei centristi della coalizione, ci ha costretto a sottostare al non rispetto di ampi temi del programma del governo Prodi, è comunque arrivata alla sua destinazione finale. Il combinato disposto dell'arrivo del referendum, delle contraddizioni interne al Pd e di pratiche politiche lottizzanti e spartitorie, ha portato alla crisi di un esecutivo che non è mai riuscito ad essere una sintesi politica tra e proprie componenti.
A questo punto mi sembra essenziale che si dia concretezza a scelte politiche che sono state abbozzate, ma che non hanno ancora trovato una concretezza sia nell'elaborazione che nella pratica.
La costituzione di una formazione di sinistra, ecologista e che faccia dell'etica uno dei punti caratterizzanti del proprio agire deve ricevere un nuovo impulso, evitando di diventare cartello elettorale, che si dissolve il giorno dopo le elezioni. Francamente vorrei evitare estenuanti discussioni su simboli e su pantehon, sul colore e su eventuali trattini. L'esperienza del Pd ci deve insegnare cosa non si fa per fare un partito. O si riesce a fare un percorso che porti gli elettori all'identificazione di una proposta e di una pratica alternativa alla tanto vituperata "casta" oppure il risultato elettorale sarà, inevitabilmente modesto. Il pericolo che vedo più presente è l'astensionismo di tutti quei compagni e simpatizzanti che sono rimasti delusi e disgustati dall'ultima esperienza governativa. Per capirci, non è più possibile essere in coalizioni con Teodem, Liberal e democristiani. Non è più neanche possibile essere correi di situazioni Mastelliane di spartizioni di poltrone di partecipate pubbliche.
Chiedo quindi a tutti i compagni di esprimere il proprio parere su che fare, anche al di fuori del richiamo leninista che il titolo di questo post rimanda.
Non facciamo la fine del PD chivassese, praticamente scomparso dalla vita politica di Chivasso.

Saturnino

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Le analisi di Saturnino, come sempre, sono molto puntuali ad hanno il dono raro della sintesi. Sintesi politica: quella che pare mancare alla sinistra oggi, in particolare dopo questa crisi aperta dai settori piu' retrivi e clericali della ormai ex-maggioranza di centrosinistra. Archiviata anzitempo l' esperienza dell' Unione, adesso gli scenari politici che abbiamo di fronte non sono dei piu' rosei, specie per l' area politica che fa riferimento alla cosiddetta sinistra-radicale (...che brutto termine ci hanno appiccicato!). A forza di essere leali con Prodi, ed assecondando quindi le varie porcherie messe in atto dai vari Mastella e Dini (ma non solo loro...), adesso sembra quasi che la nostra area politica abbia perso l' anima... Eppure le motivazioni che ci avevano spinto a scommettere su questa elleanza elettorale sono ancora tutte in piedi piu' che mai. E' necessario ribadire il nostro modo di vedere e di sentire la società, stando dalla parte di chi ha meno e ricordando che l' economia e l' organizzazione sociale di un paese si deve riconvertire alla luce dell' emergenza numero 1: quella della compatibilità ambientale. Ben venga quindi la realizzazione, possibilmente "dal-basso", di una nuova formazione politica rossoverde che non sia solamente la sommatoria aritmetica dell' esistente, ma che riesca a dare respiro alla nostre aspirazioni di cambiamento di rotta, anche a Chivasso, dove, in particolare negli ultimi mesi, tutto tace su questo fronte.
F.D.

Anonimo ha detto...

BASTA CON QUESTA SINISTRA CENTRISTA!!!
OPPOSIZIONE E' L'UNICA SOLUZIONE!!!
COERENZA E NON ALLEANZE CON CHI VUOLE SOLO I PROPRI INTERESSI!!!
NON SERVE CERCARE O DARE TROPPE SPIEGAZIONI, GLI ERRORI/ORRORI LI ABBIAMO VISTI MOLTO BENE IN QUESTI ULTIMI DUE ANNI!!!
QUESTO NUOVO "PD MOLLACCIONE", A NOI CLASSE OPERAIA NON INTERESSA, NON CI RAPPRESENTA! E FORSE QUALCUNO DOVREBBE COMINCIARE A PENSARCI!
M.B.

Anonimo ha detto...

Caro Saturnino,
ci sarebbero molte cose da dire, ma ne riparleremo. Qui dico solo tre cose telegraficamente:
1) La Sinistra Arcobaleno deve unirsi, in qualche forma, il più velocemente possibile, perché arrivano le elezioni e soprattutto perché sta arrivando una crisi economica probabilmente terribile. Se i gruppi dirigenti tirano in lungo per ragioni di poltrone o altro, allora sono degli irresponsabili, e anche dai circoli locali deve partire verso di loro un energico appello a piantarla.
2) La Sinistra Arcobaleno deve elaborare un programma di governo realistico, come se dovesse poterlo realizzare domani. Dopo di che può benissimo restare all’opposizione, o perché ci veniano ributtati, o perché scegliamo consapevolmente di starci pur potendo stare al governo: in determinate circostanze storiche si riesce a fare di più dall’opposizione che dal governo. Ma un partito, anche piccolo, deve sempre porsi in questa prospettiva: se oggi fossi proprio io a guidare il governo, che cosa farei? Che è l’unica prospettiva che ci permette di sfuggire all’infantilismo politico. E questo vale non solo per il governo nazionale, ma anche per quello locale, per Chivasso,
3) La Sinistra Arcobaleno deve aggiungere - ai punti elencati nel documento uscito dall’incontro di dicembre 8 e 9 / 2007 – anche la “questione morale”. Deve sottolineare e insistere su questo problema. E deve non solo parlare, ma fare: dare segnali concreti, uscire dalle situazioni di sottogoverno o dalle amministrazioni poco pulite. Tira un ventaccio di antipolitica, i partiti sono disprezzati, chi ci milita è guardato come un appestato. Ho il sospetto che i dirigenti nazionali non si rendano conto che siamo seduti sul vulcano dell’antipolitica. I circoli locale devono farglielo capire senza timidezze. O La Sinistra Arcobaleno marca con decisione una differenza “morale” rispetto al resto della classe politica, una classe politica giunta dal dopoguerra al livello più basso della degenerazione morale, oppure verrà considera “come tutti gli altri” e sarà trattata senza complimenti: il rancore verso i politici, se non viene raccolto e tradotto in positivo dalla sinistra, verrà sfruttato dalla destra, magari da una destra ancora più pericolosa e antidemocratica di quella attuale.
Giovanni Locchi

Anonimo ha detto...

Era il 1920 e Lenin scriveva:
“I comunisti di sinistra dicono un gran bene di noi bolscevichi. A volte vien voglia di esclamare: lodateci di meno, e cercate di capire meglio la tattica dei bolscevichi, studiatela di più!”.
Vengono in mente questa parole, leggendo l’articolo che troneggia oggi nella prima pagina del quotidiano di Rifondazione “Liberazione”, intitolato “Giordano: unità subito con chi è disponibile. Basta rinvii”.

Annunciata a gran voce all’Assemblea dell’8 e 9 dicembre come pronta ad essere partorita, in realtà la cosiddetta “Cosa Rossa” sembra, allo stato attuale, nemmeno in fase di concepimento.

I dissidi tra Rifondazione, PDCI e Verdi, al di là di parole e proclami, appaiono ancora profondi e soprattutto incentrati su punti davvero critici e fondamentali.
La soglia di sbarramento ed un cosiddetto problema sulla definizione della “propria identità”, hanno di fatto bloccato ogni passo avanti nel processo unitario.
Ieri Giordano, davanti alla direzione del partito di Rifondazione, riunita in vista delle consultazioni in Quirinale, ha messo in chiaro che “L’Unione non esiste più” e, seppure non indicandolo esplicitamente, ha criticato Verdi e PDCI che perseverano nel chiedere elezioni subito, sperando poi in un rifugio sotto l’ala protettiva dei maggiorenti della sinistra (sia Prodi o Veltroni).

L’unità a sinistra deve avere il coraggio dei propri numeri e delle proprie posizioni.
“Se Veltroni vuole correre da solo, non ci spaventiamo”, ha aggiunto il segretario di Rifondazione.
E affondando il coltello nelle incertezze dei possibili alleati, rincara:
“Non si può avere una visione generale alla Ferrando e poi fare un proposta politica alla Parisi”.

La strategia di Rifondazione ormai è chiara: l’unità a sinistra. Chi ci sta ci sta.
E le incertezze e le faide interne, appaiono come il male peggiore, sia in vista di una tornata elettorale sia nell’ipotesi della realizzazione di un governo istituzionale per varare le riforme. In ognuna di queste 2 opzioni la sinistra ha l’obbligo davanti a se stessa e davanti ai suoi elettori di chiarire COME vuole presentarsi.
Unita o no.
E qui ritorno alla citazione di Lenin in apertura , parole che nacquero dalla necessità di opporsi alla frantumazione in atto nei partiti socialisti di mezza Europa all’indomani della Rivoluzione russa, divisi, come erano, tra un’area socialdemocratica incerta sul da farsi di fronte ad i primi segnali della reazione padronale e conservatrice (che sfocerà poi nella nascita dei fascismi) e la cristallizzazione su posizioni astratte e inconcludenti della parte più estremista.
Pare assurdo, a distanza di quasi un secolo, stare ancora qui a “rammentare” Lenin e la necessità di avere le idee chiare e una strategia politica costruttiva, ma evidentemente gli errori nella sinistra tendono inesorabilmente a perpetuarsi.

Pubblicato in comunismo da Audrey |
da terrorpilots

Saturnino