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Il rapporto del Centro studi Unimpresa ha analizzato l'andamento del mercato del lavoro in Italia e nell'area euro dal quarto trimestre 2008 al quarto trimestre 2013. L'analisi di Unimpresa - basata su dati Banca d'Italia, Eurostat e Istat - mette in luce che nell'area euro (Unione europea a 18) l'occupazione e' calata complessivamente da 150,8 milioni a 145,9 milioni: i posti di lavoro in meno pertanto sono 4,9 milioni (-3,25%). Dentro i nostri confini, in media si sono persi 200mila posti di lavoro l'anno. Gli occupati erano 25,1 milioni a dicembre 2008 mentre gia' nel 2009 (quarto trimestre) erano calati a quota 24,1 milioni. Ancora una diminuzione nel 2010 (quarto trimestre) a 24 milioni e 676mila unita', ancora giu' a fine 2011 a 24 milioni e 575mila unita' e in calo dopo altri dodici mesi (dicembre 2012) con 24 milioni e 520mila unita' occupate.
L'ultima istantanea, quarto trimestre 2013, restituisce una fotografia a tinte fosche: i posti di lavoro sono 24,1 milioni e rispetto all'inizio della crisi (quarto trimestre 2008) sono andati persi, dunque, 1 milione e 86mila posti di lavoro con un calo percentuale pari al 4,32%.
"La situazione - commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi - e' da allarme rosso. L'emorragia di posti di lavoro si estende a vista d'occhio giorno dopo giorno e non si vede una via d'uscita. Le imprese sono stremate e il fallimento e' inevitabile. Dopo le elezioni europee, il governo di Matteo Renzi deve andare avanti a testa bassa; poniamo ancora una volta l'esigenza di varare riforme serie, volte a dare speranza agli imprenditori e pure alle famiglie. Per rimettere in moto l'economia, e quindi per far ripartire l'occupazione, dando alle aziende la possibilita' di creare nuovi posti di lavoro, si deve dare impulso al credito e vanno tagliate le tasse". Secondo Longobardi "senza la liquidita' delle banche e senza un abbattimento drastico della pressione fiscale il nostro Paese non ha futuro. In questo quadro drammatico, abbiamo assistito finora purtroppo a una grande irresponsabilita' dei partiti, specie quelli della maggioranza chiamati a sostenere il vecchio esecutivo, che si sono divisi su questioni minori invece di pensare a salvare il Paese".
fabrizio salvatori.
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