“In Italia la Legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è
decisamente più uguale”. Una massima che ha rappresentato il mio pensiero fisso
negli ultimi lunghi mesi. Ogniqualvolta mi approccio al sistema medianico,
oppure tendo le orecchie in ricerca di utili rumors, non posso fare a meno di
meditare sul concetto di giustizia nel nostro Paese.
La nostra nazione oramai ha fatto prassi consolidata dei “due pesi,
due misure” mettendo in bella vista la reale divisione in “caste” che
caratterizza i rapporti politico sociali della sua comunità. Ai cittadini super protetti, qualsiasi sia il crimine agli stessi
contestato, si contrappone il popolo inconsapevole del contare poco o nulla se
non eccezionalmente in campagna elettorale, quando viene inondato di promesse,
carezze e specchietti per le allodole.
Non mi riferisco solo, in queste poche righe, all’infinita vicenda
che interessa il noto Senatore Berlusconi,
pur ritenendo indegno il fatto che siano passati tre mesi dalla sua
condanna definitiva e nulla sia accaduto ad oggi in conseguenza alla medesima.
Il Senatore infatti non ha ancora iniziato a scontare la pena confermata dalla
Cassazione, anzi sgambetta allegramente tra Milano e Roma non mancando di
partecipare alla vita politica istituzionale in modo piuttosto pregnante (come
nulla fosse avvenuto). La mia affermazione, di cui sopra, matura anche guardando alla
protezione che il Ministro Cancellieri pare aver riservato alla condannata
Giulia Ligresti, la quale ha patteggiato la pena nel procedimento FonSai, pena
attualmente scontata ai domiciliari presumibilmente grazie all’intervento
ministeriale. Giulia è sorella di Jonella, la stessa che “meritò” addirittura
una laurea honoris cause a Torino, in seguito congelata dal Ministro Mussi. Una
laurea immaginiamo assolutamente meritata se prendiamo atto dell’accusa di falso
in bilancio ed aggiotaggio informativo che la vede al centro dell’attuale azione
processuale: probabilmente all’epoca l’Università subalpina aveva visto in
questa prassi operativa una buona dote di finanza creativa, al punto di decidere
per l’assegnazione dell’alto titolo accademico. Anche Jonella ha richiesto il
patteggiamento di pena (potrebbe rischiare tra i tre e quattro anni di carcere)
e la decisione in merito dovrebbe giungere il 4 dicembre prossimo, forse a quel
punto la consegna della laurea diventerà effettiva.
Tornando a Giulia, sembra che in carcere non si trovasse proprio a
suo agio. Aveva ridotto il consumo di cibo e di conseguenza attivato (si
afferma) la sensibilità del Ministro. La sua assegnazione ai domiciliari diventa
quindi un atto di umanità riservato davvero a pochi. Un riscontro della rarità
del beneficio concesso lo possiamo verificare se consideriamo il pietoso stato
in cui versano le carceri italiane: luoghi in cui molti non si trovano “molto
bene”. La moltitudine dei detenuti è normalmente ignorata dal gran parte della
politica, a dimostrazione un indulto annunciato e poi dimenticato nel cassetto a
causa dell’avversa opinione pubblica (speriamo non pensato solo per aiutare il
Senatore di cui sopra).
Sappiamo che la famiglia Ligresti ha sempre frequentato il salotto
buono di Torino, mi viene un brivido pensando a chi possa sedere in quello
cattivo, non evitando anche i salottini sfiziosi sparsi per l’Italia. Un fatto
non di poco conto poiché a favore dei suoi frequentatori si muovono anche le
montagne, mentre per gli altri neppure una lettera di assunzione.
Figli e figliastri di questo Bel Paese. Figli sono coloro che
lavorano in ruoli ben retribuiti anche se totalmente incapaci ad operare in
quelle mansioni; figliastri coloro che dopo anni di studio o esperienza possono
essere accolti solo da precariato e disoccupazione. Figli coloro che incappano
in inchieste giudiziarie, come per i presunti lavori fatti in spregio alla legge
in Venaria Reale, potendo in seguito contare sull’impegno di gran parte dei
madia nel gettare (a regola d’arte in questo caso) il tutto nel grande
dimenticatoio; figliastri i contestatori No Tav, alla gogna mediatica ed
incarcerati spesso senza sconto alcuno (ad arte anche in questo caso);
figliastri coloro che danno di matto alle Molinette, disarmando una guardia
giurata, e vengono dati in pasto al pubblico. Figli i protagonisti della
curiosa, a dir poco, vicenda Murazzi di Torino dove tra un presunto favore ed un
altrettanto presunto aiutino nessuno paga e pagherà; figliastri i tanti giovani
artisti e no, che non essendo oggetto di “favori e regalie” devono emigrare
all’estero per trovare un lavoro degno alla loro capacità.
Siamo in pieno “regime da salotto”. Un regime fatto di giri di
conoscenze ed amicizie in grado di condizionare la vita pubblica e, in primis,
purtroppo parte dell’informazione. Su quei divani in pelle siedono troppe
persone i cui ruoli dovrebbero impedirglielo (semplicemente per un banale senso
etico verso la res publica).
Naturalmente chi gode dei quegli ambienti, e soprattutto chi è suo
strumento (spesso gli invitati credono di esserne parte mentre invece sono solo
utili “servi” dei veri ospiti) non è incline alle dimissioni irrevocabili. Non
abbiamo osservato colpi di scena su temi torinesi quali CSEA e Murazzi, non ne
avremo certamente sul caso Giulia Ligresti (così come non ne abbiamo avuti in
seguito alla vicenda laurea consegnata a Jonella Ligresti).
A questo punto un solo augurio, quello che Il Salotto Buono sia con
voi/noi tutti, e che diventi così grande da includere ogni cittadino (a
qualsiasi casta appartenga). In questo modo le clientele potrebbero diventare a
tutti gli effetti economia non occulta ed il PIL farebbe un salto in avanti non
indifferente. Quindi il passo successivo dovrebbe riguardare la legalizzazione
del fenomeno mafioso, cosicché l’effetto PIL si amplificherebbe e l’uscita dalla
crisi potrebbe avvicinarsi a grandi passi. Con buona pace naturalmente dei tanti
Peppino Impastato, di coloro che hanno creduto ancora in principi e valori
pagando con la loro vita stessa: ingenui o, direbbe qualcuno, arretrati
conservatori.
Juri BOSSUTO
Già Consigliere Regione Piemonte
(non frequentante salotti)
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