Abbiamo corso il rischio di dover essere grati ai
falchi berlusconiani. Nella disperata ricerca di rappresaglie contro il
destino giudiziario del loro capo, hanno infatti provato a colpire in
parlamento il disegno di controriforma costituzionale. Purtroppo han
fallito per pochi voti e grazie al soccorso prestato al governo dalla
Lega, di cui è ben nota la sensibilità costituzionale. Così la
riscrittura in senso autoritario della Carta uscita dalla resistenza
antifascista prosegue.
Anche questo dobbiamo mettere nel conto delle
responsabilità del governo delle larghe intese e della sua guida
assoluta, Giorgio Napolitano. (...)
All'attuale Presidente della Repubblica sono oggi perdonate posizioni e
scelte che non sarebbero mai state accettate da nessun suo predecessore.
Tra questi va ricordato Francesco Cossiga, posto in stato d'accusa dal
PCI per le sue ripetute prese di posizione a favore del cambiamento
della Costituzione.
Napolitano il cambiamento non lo propaganda, lo
pratica, fino al punto di fare le riunioni dei capigruppo di maggioranza
come qualsiasi segretario di partito. Siamo diventati una repubblica
presidenziale di fatto e credo abbiano fatto un grave errore i promotori
della manifestazione del 12 ottobre a non dirlo con forza dal palco,
raccogliendo un sentimento profondo di chi era in quella piazza. Le
timidezze e le reticenze sul ruolo negativo del Presidente della
Repubblica indeboliscono la lotta in difesa dei principi di fondo della
Costituzione.
D'altra parte un pesantissimo colpo a quei principi è
già stato assestato, ancora una volta principalmente da PD PDL e Lega,
con la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio. La riscrittura
dell'articolo 81 è infatti la madre di tutte le controriforme, perché
cancella di fatto tutti i principi sociali contenuti nella prima parte.
Come
può la Repubblica rimuovere tutti gli ostacoli economici e sociali che
si oppongono alla piena eguaglianza dei cittadini, se ogni anno deve
tagliare di decine di miliardi le spese sociali, e solo per pagare gli
interessi sul debito senza violare l'obbligo costituzionale di pareggio?
Non
può e così con questa controriforma le politiche di austerità diventano
obbligo perenne. Come aveva chiesto il banchiere Morgan, prima di
pagare 13 miliardi di dollari allo stato americano per le truffe sui
derivati.
L' Europa deve capire che le politiche di austerità non
sono una parentesi, ma il modo di condurre da qui in avanti un
continente che deve accettare pienamente la società di mercato. Questo
ha detto il banchiere americano a giugno sul Wall Street Journal e ha
poi aggiunto che, per raggiungere questo obiettivo, i popoli europei
devono liberarsi delle costituzioni antifasciste e sinistrorse che
promettono una eguaglianza che non ci può più essere. Si comincia ad
accontentarlo.
La controriforma costituzionale non è solo frutto
delle classi dirigenti del nostro paese, ma viene prepotentemente
richiesta dalla finanza internazionale, come venne formalizzato il 4
agosto 2011 dalla lettera al governo di Draghi e Trichet.
Il Fiscal
Compact e i patti ad esso connessi hanno fatto il resto: al di sopra dei
nuovi costituenti, oltre i saggi incaricati di rivedere la nostra
Carta, stanno i mandanti e i controllori. Sopra di loro stanno quelle
istituzioni tecnofinanziarie che impongono le politiche di austerità con
quei vincoli che per Giorgio Napolitano sarebbe da incoscienti mettere
in discussione. Mentre sarebbe la sola scelta saggia da compiere.
La
difesa della costituzione repubblicana oggi non si fa solo contro la
destra berlusconiana, ma anche contro le scelte politiche di Giorgio
Napolitano e contro quei vincoli europei che ci hanno imposto la
costituzionalizzazione dell'austerità.
Giorgio Cremaschi per rete28aprile.it
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