Il disco di Aprile...

                                            
BUGO
"Nuovi rimedi per la miopia".
Dopo ben tre anni Bugo decide di tornare alla base, mostrandosi cinico e spietato nel proporre lo stesso spirito da musicista affermato, ormai maturo, che aveva lasciato perplessi gli afecionados. Passata la sbornia per i meriti conseguiti in ambiti extra-musicali quali quelli delle arti visive ( video arte e installazione i temi su cui il Nostro si è dimostrato più sciolto) e quelli cinematografici ( recitazione e soundtrack per il film Missione Di Pace), Cristian Bugatti scioglie finalmente le riserve per questo ottavo album lanciando sul mercato Nuovi Rimedi per la Miopia, atto teso come non mai ad incasellare il nuovo percorso dell' artista di Trecate. Contatti non era un miraggio e quindi i fan sfegatati del primo folle Bugo folk-blues possono anche riporre le loro speranze nei cassetti, o almeno in un posto dove possano essere contenute a lungo. Sì, perché Nuovi Rimedi per la Miopia si sbarazza definitivamente di quell' eterno secondo capace di dischi del calibro di Dal lofai al cisei buono solo per animare le leggende metropolitane, o underground che dir si voglia. Stavolta è l' esatto contrario, e non è proprio il caso di tirare fuori le solite storielle in cui il musicista diventa buisinessman: Bugo, semplicemente, si prende gioco di chi non considerava seria e di alta qualità la sua musica, ovvero di quelli che, pur non disprezzandolo, si facevano scappare un sogghigno ironico ogni qual volta sentivano tirato in ballo il personaggio. Adesso, per l' appunto, è lui a ridere dietro le quinte immaginandosi le facce indignate degli indie di vecchia e nuova generazione di fronte a tanta rigidità di registri o ad un temperamento fin troppo nella norma.
Nuovi Rimedi per la Miopia si divora tutto quanto fatto in passato, configurandosi non solo come il disco pop di Bugo ma come primo di una lunga serie di uscite improntate su di un simil target. La genuinità e la naturalezza fanno spazio a sfarzose sezioni musicali replicanti i ritmi dance dell' ultimo lavoro, qui rivomitate in modo da presentarsi ancora più impalpabili di prima. Pronto per entrare nell' heavy rotation di qualche anoressica frequenza radiofonica, l' album non da meno è costruito per trovare una proprio dimensione anche nell' ambiente della sempreverde disco, interponendosi a metà strada tra il suo tipico folk-rock Beckiano ed un certo sintetismo molto in voga. Pop moderno in cui non a caso possiamo scorgere al timone due professionisti della hit da alta classifica come Saverio Lanza e Carlo Alberto Dall' Amico, capaci soprattutto nella non facile impresa di trasformare il Bugatti in una versione novellina dei vari Rossi, Antonacci e Grignani. Ecco che allora appare naturale questa inedita attitudine della continua ricerca dell' eccessivismo melodico senza alcun gusto, come vuole il genere: pop, rock, elettro, basta che ci si diverta. L' impronta stilistica del Bugo di una volta viene sbattuta sui nuovi futili connotati, schernita e lasciata lì a meditare mentre tutt' intorno quelli del Giro Giusto ballano e si sballano grazie a queste nuove dieci tracce, cariche di una finta enfasi e stracolme di jingle sonori da fischiettare allo stadio durante l' intervallo della partita. Proprio qui incredibilmente il Bugo di nuova generazione trova una seconda vita fatta di anthem incolori e scelte simpaticamente ruffiane, eleggendosi inevitabilmente come cantore di ciò che è il pop nostrano oggi.
Brani come Non Ho Tempo o In Pieno Stile 2000 fortificano sensibilmente l' immaginario dell' artista dalle soluzioni semplici, con le loro uscite frettolose quanto eccessivamente rimbombanti dietro i mixer, ma l' inconsistenza su cui si basa il corso appena iniziato vede il perfetto concepimento non senza l' aiuto di vocalizzi buttati lì per fare l' alternativo ( E Ora Respiro) o l' abbattimento dello status di cantautore grazie a veri e propri versi intrisi di mediocrità ( Comunque Io Voglio Te). Di effetto la grinta dei pezzi tipici, infarcite anch' esse da lussuose parti orchestrali, che vedono il massimo punto espressivo in La Salita, capace di contrapporsi abilmente alle dipartite tiepide e ragionate ( Il Sangue Mi fa Vento) così, tanto per fornire continue alternative e soddisfare più orecchi possibili. L' esempio per così dire lampante di ciò che è Bugo oggi viene però dato dal primo singolo estratto, utilizzato pure come colonna sonora del film precedentemente nominato che uscirà a breve, I Miei Occhi Vedono: un vero e proprio inno agli straripanti sinfonismi ed ai contenuti carenti e privi di alcun significato.
In questo gioco di distruzioni e scomposizioni, molti si dissociano ed i protagonisti, aldilà del risultato, lucrano. Il processo all' inverso di Bugo prevede in particolar modo la standardizzazione degli elementi caratterizzanti il percorso dell' artista piemontese, con la conseguente perdita dell' elemento caratterizzante, quella scheggia impazzita che animava le sue opere sempre imprevedibili quanto particolari. Nuovi Rimedi per la Miopia è invece indiscutibilmente un disco piatto, capace solamente di portare su livelli commerciali il precedente Contatti nonché di provocare un senso di apatia generale che ben si sposa con i dettami del prodotto a tavolino tanto amato dal più distratto degli ascoltatori. Bugo oggi può essere capito e sopportato da praticamente chiunque, e questo è in definitiva il suo male peggiore. Molti non se ne sono accorti, ma per concludere la sua ottava salita è pure sceso molte volte dalla sua bici.
Recensione da rockline.it

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