Monti, servizi pubblici e democrazia...

Tra pochi giorni il Governo Monti deciderà, senza una seria concertazione sociale, il destino dei servizi pubblici in Italia. Con un atto d’imperio, che il parlamento dovrà prendere o lascire, pare che si andrà a decidere sulla privatizzazione dei servizi, come l’Europa ci ha chiesto e come i cittadini non hanno scelto, nei referendum.
Che sia necessario rivedere il servizio pubblico in italia è un fatto. Evidentemente ci sono settori, come quello energetico, in cui l’inserimento di maggior concorrenza e la fine del monopolio è utile e importante. A patto che siano liberalizzazioni vere e non posticce, come quella delle assicurazioni o delle banche, dove la nascita di cartelli ha impedito che ci fossero reali benefici per i cittadini. Ma ci sono alcuni servizi di base nei quali la privatizzazione sarebbe certamente un danno, non essendoci, per struttura, una vera possibilità di concorrenza.
In particolare l’acqua e i rifiuti sono, a mio avviso, i settori nei quali l’ingresso del privato è fonte solo di speculazione e di nessun guadagno da parte dei cittadini. Come è possibile che ci sia concorrenza in settori nei quali i cittadini non possono cambiare gestore? Se si è obbligati ad usufruire di un servizio senza alternative? se anche in caso di fallimento, sarebbe sempre il pubblico a dover metterci una pezza?
Certo è che la gestione di questi settori necessita di un nuovo metodo, visto il fallimento delle ex municipalizzate, diventate spa a totale disposizione dei partiti, che hanno egregiamente svolto la funzione di poltronifici e/o di appaltopoli, ma non sicuramente quella per cui erano nate, ovvero dare un buon servizio a costi contenuti.
In questa gestione consociativa si sono permesse pemesso fulgide carriere politiche e serbatoi di voti per molti dei partiti attualemnte presenti in parlamento, una menzione speciale va al PD che spesso ha utilizzato clientelarmente tali posizioni di sottogoverno, dove spesso anche il sindacato ha, in maniera miope, preferito logiche corporatite, creando piccoli privilegi e sprechi indifendibili.
Penso che su questo tema sia necessaria una franca e serena discussione. Penso che sia il caso di provare a trovare forme nuove per tradurre un titolo che spesso attraversa i nostri discorsi, ovvero “beni comuni”. E’ in questa visione delle cose che dobbiamo trovare le risposte alle difficoltà che abbiamo di fronte. Forse è necessario prevedere all’interno degliorgani di controllo frutto di democrazia diretta, non in mano aipartiti, per garantire agli utenti che i loro soldi non servano a fin non istituzionali, come spesso i partiti hanno fatto.
E’ quindi necessario ripensare a questi servizi per mantenerli nel pubblico e correggere le storture che fino ad oggi li hanno caratterizzati, con una discussione aperta e chiara, non dentro le segreterie o le lobby du affaristi, le cricche tristemente uscite dalle cronache giudiziarie. E non puo essere un governo non votato, sostenuto da un parlamento non scelto, quello che lo riforma. Se vogliamo poter continuare a dire di essere un paese democratico.
Saturninox.

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