Il libro di novembre...


                                   
"Il territorio della politica. La nuova partecipazione di massa nei
movimenti No Tav e No Dal Molin"
di LORIS CARUS0
Ed.Franco Angeli, 2010, euro 25.

Recensione di Gianni Belloni (carta.it)
Si tratta probabilmente dello studio più approfondito svolto su due dei movimenti più significativi dell'ultimo decennio: i “NoTav” della Valle di Susa e il “NoDalMolin” vicentino. Il libro di Loris Caruso, “Il territorio della politica”, uscito nell'ultimo scorcio del 2010, rischia di pagare il prezzo dell'intempestività. Esce infatti in un periodo in cui i movimenti locali non sono più sulla cresta dell'onda - non perché si siano spenti, ma perché altre emergenze sono comparse – rispetto a 3 anni fa. Il libro comunque non concede nulla al facile marketing, si tratta di un'inchiesta accurata sia per quanto riguarda la ricerca sul campo sia per l'impianto teorico utilizzato (che tanto deve ad Alberto Melucci), in definitiva una lettura utile e ricca.
Molte le questioni sollevate dallo studio, tra queste citiamo la conclusione – che contraddice molta della letteratura sociologica in materia - a cui giunge Caruso per cui i movimenti creano reticoli e legami sociali più che utilizzare quelli preesistenti. I conflitti infatti hanno la capacità di produrre socialità anche in presenza di società poco coese e con un tessuto sociale labile. Da qui la partecipazione vissuta per la ricostruzione di una socialità mai sperimentata prima dell'emergere del conflitto. I movimenti inoltre non si avvantaggiano, anzi, della presenza di forti organizzazioni preesistenti che in realtà sopraggiungono quando i movimenti sono già visibili. Altra questione è quella riguardante l'”ascesa”, durante lo sviluppo del movimento, da motivazioni particolari a motivazioni di carattere più generale e “politiche”. In realtà secondo lo studioso non si tratterebbe di fasi successive, di una presa di coscienza progressiva, ma di pluralità di visuali che vengono giocate in tempi e modi diversi.
Molto interessante la suggestione, proposta sulla scorta degli studi di Tilly, per cui l'emergere di conflitti locali – periferici rispetto alla dinamica statalista/centralista – rappresenta un ritorno alle lotte del '600 e '700 quando la sovranità statale e la centralizzazione dei poteri non era ancora pienamente dispiegata. Da qui il ragionamento si dispiega attorno alla radicale alterità dei movimenti – disinteressati alla presa del potere ma impegnati nel controllo di spazi di autonomia – rispetto alle logiche e agli spazi performanti della politica.





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