Brevi riflessioni sulla rappresentanza...


 
CHIVASSO - Mentre ci si deve complimentare con il Movimento 5 Stelle per il risultato elettorale ottenuto a Chivassofrutto del duro lavoro dei suoi militantisvolto di corsa in pochi mesivorrei sottoporre alla loro attenzione una piccola riflessione che forse tocca uno dei principali obiettivi del Movimentocioè la riduzione dei costi della politica.
Perché Alessandro Vernero non è riuscito ad entrare in consiglio comunale? Perché 1000 preferenze non sono bastate? Come è possibile che non bastino i voti di 1000 cittadini per guadagnare un consigliere?
La ragione è semplice e la conosciamo: perché il numero dei membri del consiglio comunale è stato ridotto da 20 a 16. Per conseguenza è salito il numero dei voti necessari per ottenere un consigliere. Non sono bravo a fare questi calcolima se il numero fosse rimasto 20 forse Vernero sarebbe entrato.
Anni fa Chivasso aveva 30 consiglierie i votanti erano meno di oggi. Bastavano poche centinaia di voti per avere un consigliere. Con 1000 voti il M5S forse avrebbe sfiorato i due consiglieri.
Riassumendopiù si riduce il numero dei consiglieripiù si alza il numero dei voti che bisogna ottenere per entrare in consiglio. Per conseguenza:
1) un grossa fetta di elettori in questo caso 1000resta senza rappresentanzae questo in una città di 20.000 votanti mi sembra grave2) diventa più difficile l’ingresso in consiglio delle forze nuovequelle più innovative. Le forze nuove in genere sono piccolee lo sbarramento costituito di fatto dalla riduzione dei consiglieri ostacola il loro accesso alla rappresentanza3) penalizzare i piccoli / nuovi partiti significa rafforzare proprio quel bipolarismo o bipartitismo che il Movimento chiama PDL-PDmenoelle. Favorisce il ragionamento del “voto utile”. E si finisce come negli USA.
Se questo è veroil M5S una battaglia non avrebbe dovuto condurre un battaglia contro la riduzione del numero dei consiglieri? Soprattutto nei piccoli Comuni dove un consigliere non costa molto alla collettività: percepisce un gettone di presenzausufruisce di telefono fisso e di un pc in saletta di minoranza. Una simile battaglia sarebbe stata una battaglia per la democraziae anche questo è uno degli obiettivi principali del Movimento.
Perché il M5S non ha fatto questa battaglia? Non vorrei che l’ansia – giustifica - di ridurre i costi della politica avesse tradito il M5S. Però posso sbagliarmiperché non conosco tutti i documenti del Movimento.
2) Colgo l’occasione per esprimere un altro dubbio: è veramente ragionevole la battaglia per l’abolizione delle province? Oppure le province esercitano bene o male quel ruolo di contropoteri che è coerente con la democrazia. Nel passo in cui illustra la tripartizione dei poteri esecutivolegislativo e giudiziarioMontesquieu scrive che il potere (chiunque lo detenga) avanza fino a che non trova degli ostacoli: “E’ una esperienza eternache ogni uomoil quale ha in mano il potereè portato ad abusarneprocedendo fino a quando non trova dei limiti”. Questa è la natura del potere. Ecco perché dividere il potere statale in tre consente ai poteri di bilanciarsidi frenarsi l’un l’altro.
Ma Montesquieu applica il suo principio anche al territorio. Nella monarchia francese sotto la quale vivevail potere centrale del re era frenato dai potentati locali che gli impedivano di essere onnipotente e di diventare un potere assoluto. I potentati locali disseminati sul territorio di cui parla Montesquieu non erano democratici: erano le grandi casate nobiliarile famiglie aristocratiche che dominavano ciascuna porzioni più o meno grandi di territorio. Lo stesso Montesquieu era il “barone de La Brède”ed era “le Président” del Parlamento (di nobili) di Bordeaux. Nel secolo successivoTocqueville riprende nel 1832 la teoria di Montesquieu e la applica alla nascente democrazia americana. Negli USA il potere centrale è elettivo (il Congresso e il Presidente)ma non per sfugge alla tendenza naturale del potere a debordare e a diventare assoluto (vedi oggi il tentativo di Berlusconi e della sua maggioranza parlamentare di spegnere il contropotere rappresentato dalla magistratura). Che cosa può opporsi al potere centrale? Gli “enti locali” elettivi - sostiene Tocqueville - come il Comune e la Conteae nello stato federale anche gli Stati. Sono loro i contropoteri in democrazia. Orauna provincia forse può costituire uno sbarramento al potere che in Italia è costituito dalle Regionicon la loro potente burocrazia e le loro competenze. La provincia è una forzaun ostacoloun potere intermedio tra la Regione e il Comuneche può in qualche modo proteggere un proprio potere dalla Regione. Una provincia potrebbe avere nel proprio consiglio almeno qualche membro di qualche partito che si oppone al potere della Regione. Inveceche può fare un piccolo Comune di 1.000 abitanti di fronte allo strapotere di una Regione? Immaginate una conferenza di servizi nella quale l’assessore regionale porta con sé dirigenti tecnici molto competenti e astutie nella quale il piccolo sindaco di un piccolo Comuneche non ha nemmeno i soldi per dotarsi di pareri e perizie di espertiviene schiacciato ed è costretto a sottostare alla volontà della Regionedietro le quale normalmente si muove il potere economicoindustriale e bancario.
Come fare? Forse accorpare i Comuni? Oppure tenere le provincemagari razionalizzando le competenze ripartite tra ComuniProvinceComunitàRegioni? Non lo so.
Giovanni Locchi.

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