Fonti europee hanno fatto filtrare un allarme urgente che riguarda la situazione italiana in generale e quella in Val di Susa in particolare come una delle aree di possibile rischio per il logoramento della convivenza civile per la volontà delle lobbies politico-industriali di impiantarvi ad ogni costo un cantiere che possa “segnare” l’inizio dei lavori di realizzazione del TAV .
Potrebbe trattarsi di una vera strategia della tensione, un piano avanzato di attentati gestito dalla mafia e da articolazioni locali della stessa con la probabile copertura di ambienti dell’intelligence per sbloccare la situazione politica, compattare l’opinione pubblica intorno al Governo, scompaginare (ulteriormente) le opposizioni e creare le premesse per far passare riforme che nella situazione attuale non sarebbero garantite. Le stesse fonti indicano poi la Valle di Susa come un ramo interessato al piano che mirerebbe a sbloccare lo stallo intorno alla costruzione della Torino-Lione: un attentato grave, o un incidente pilotato, avrebbe come scopo la messa sotto accusa del Movimento No Tav, ormai unico ostacolo alla realizzazione del progetto, e di spianare la strada ai cantieri della Maddalena. Il tentativo della Sitaf di licenziare l’Ing. Sandro Plano (dopo il suo rifiuto di abbandonare la presidenza della Comunità Montana) maturato in questi giorni avrebbe avuto lo scopo di eliminare una presenza ostacolante da una posizione-chiave (Dirigente d’Esercizio) per la logistica dell’autostrada in previsione di un’emergenza. L’indicazione pervenuta è chiara: manovalanza, la mafia (o ‘ndrangheta); mandanti, politici.
L’attualità offre riscontri realistici: un premier in forti difficoltà che non può lasciare perché finirebbe in galera ma un governo non in grado di fare le riforme indispensabili a salvargli ‘la pelle’; un Ministro della Difesa che di strategia della tensione se ne intende; una piazza che sta montando così come la crisi economica in un paese bloccato.
Delle grandi opere pubbliche programmate per ‘far ripartire l’economia’ (e fare cassa), il ponte di Messina è già stato accantonato da Bruxelles; rimane la Tav in Piemonte che le forze politiche non riescono a far partire: c’è una guerra in corso tra lobbies, i tempi stringono, le cambiali politiche per i partiti di governo locale stanno per scadere, e con loro probabilmente anche il flusso di finanziamenti elettorali, mentre le istanze No Tav in Europa stanno riscuotendo un’attenzione maggiore del previsto. L’unico grosso ostacolo rimane l’opposizione popolare che per le sue dimensioni è difficile e rischioso sfidare sul proprio terreno (impervio) con le motivazioni-slogan del Partito degli Affari trasversale ed i fragili limiti dello stato di diritto. Un’ emergenza grave che permettesse di imporre sull’area un controllo militare, già peraltro invocato dal PD torinese, e la repressione giudiziaria del Movimento No Tav potrebbe risolvere la situazione.
Ci sono anche i precedenti: le bombe mafiose del 1996 e, per la Valle di Susa gli incendi dei presidii e le lettere minatorie dell’anno scorso di cui la Procura di Torino e in particolare il Procuratore Ferrando stranamente non sono finora riusciti a trovare i responsabili. Così solerti a perseguire quattro gatti anarchici per reati risibili ma incapaci di trovare chi fa le prove di terrorismo in Valle di Susa firmandosi Si Tav. E dire che sarebbe facile…(F.S. 18.2.2011).
Segnalazione da: http://mavericknews.wordpress.com/
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