Anno nuovo, che fare a sinistra?


Provo ad aggiungere materiale di discussione, dopo i due post relativi alla situazione della sinistra a Chivasso. Premetto che sono d'accordo con i due estensori precedenti e che nei loro scritti sono presenti i dati della situazione nella quale ci troviamo.
Mi sembra però necessario uscire dalla contingenza relativa alle prossime elezioni, per provare a fare un ragionamento che sia di prospettiva.
Questo perché non mi sembra che ci siano le condizioni per partecipare ad una competizione che ci vederebbe solo come portatori d'acqua ad un mulino che non ci darebbe mai una farina accettabile. Sia che vinca Matola, sia che vinca De Mori, il risultato non sarebbe molto dissimile. Le logiche e i meccanismi che regolano le forze politiche rappresentate da questi due schieramenti hanno la stessa matrice, come le ultime vicende Fiat dimostrano, con un PD, almeno a livello torinese, schiacciato sul si a prescindere all'accordo capestro di Marchionne.
Ma questa situazione pone sul tavolo due problemi che ci riguardano da vicino: la militanza e la partecipazione alle nostre tematiche. Non è discutibile che abbiamo perso sia in numero che in credibilità, e che sia necessario un lavoro che permetta alle nostre idee di ritrovare gambe e credibilità di proposta.
E' chiaro che questo è il problema per chi pensa di spartirsi le poltrone, ma è evidente che l'attuale quadro italiano e chivassese ha, di fatto, tagliato fuori rappresentanza per una consistente fascia di popolazione. I precari, i marginalizzati, i poveri non hanno più spazio nel quadro decisionale del paese. Il baricentro della discussione è spostato sempre più a destra, con politiche destinate a solleticare la pancia dell'elettorato, solleticandone le paure e le insicurezze. E senza riuscire nemmeno ad affrontare iproblemi che vengonio indicati. Non c'è nessuna delle proposte reali che i partiti presenti in parlamento affronti in maniera organica il problema della precarietà, anzi, con l'ultima controriforma dell'università o con i collegati sul lavoro le cose sono destinate a peggiorare.
Non parliamo oi delle proposte del PD sui servizi pubblici. Facendo finta di nulla, a fronte del milione e trecentomila firme per la pubblicizzazione dell'acqua, i geni economici del PD ripropongono la privatizzazione dei servizi come modo di gestione dell'acqua. Evidentemente i risultati catastrofici che hanno collezionato (ad esempio qui da noi con SETA) non insegnano nulla, e l'importante è avere delle poltrone da spartire, non di salvare un servizio pubblico.
Che fare, quindi? Penso che sia utile tralasciare queste elezioni e tornare a fare attività sul territorio. Penso che sia utile concentrare le nostre poche forze su qualche tema importante, come il lavoro o l'ambiente e cercare di far circolare idee, opinioni, iniziative.
Con il duplice scopo di essere presenti nei punti di conflitto e di ricostruire un rapporto concreto con chi è nel bisogno.

Saturnino

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