Un paese per ciclisti?

Incidenti, paura e insulti ecco perché l'Italia non è un paese per ciclisti. Non ti guardano, non ti vedono. Ti considerano un bersaglio nel parabrezza. Un gioco della Playstation a destra della mezzeria. È uno scontro culturale, prima che urbanistico. Le due ruote sono viste come un intralcio al traffico e non come la base per decongestionarlo di PAOLO RUMIZ
IN QUARANT'ANNI di bicicletta mi hanno insultato, deriso, disprezzato, preso a sportellate nei denti, bagnato come un mendicante, urtato di fianco e di coda, sfiorato in incroci senza precedenza, atterrato su ogni tipo di pavé e di asfalto, guardato come un miserabile pitocco. La bici con le sacche, che schifo. Mi raccomando, non la lasci nel sottoscala, ne va del decoro. Ho subìto tutto questo ed altro ancora nella mia vita su due ruote, e certamente ho rischiato di più sulle strade di casa mia che arrampicando sulle pareti delle Alpi. Avrei potuto finire cento volte sotto un Suv, saltare in aria tipo birillo, come i sette falciati da un pazzo sulle strade della Calabria.

Non ti guardano, non ti vedono. Non ti considerano una persona. Sei una bici, non un uomo, una donna e un bambino che va. Un bersaglio nel parabrezza. Un gioco della playstation a destra della mezzeria. Loro non ti sentono, hanno musica nell'abitacolo, telefonano, sono sigillati con l'aria condizionata, e poi c'è anche il motore che non fa rumore, non dice loro che vanno oltre il limite. L'elettronica li rende senza peso, massa inerziale; nasconde che il motore è un'arma e la patente un porto d'armi. E nemmeno tu li senti arrivare, perché oggi le macchine sono cose carenate e silenziose come ghepardi nella savana. Arrivano da dietro, a tradimento.

Guillaume Prébois, che si è allenato sulle strade italiane e ha fatto il giro del mondo sul sellino, mi ha insegnato i trucchi per non soccombere nella corrida.

Primo, non stare troppo sul margine, a subire il traffico sul filo dei vetri e dei rifiuti, ma a un terzo della carreggiata per obbligare i gommati a rallentare. Secondo, girarsi e guardarli; con quello sguardo ridiventi una persona e loro ti superano con più margine. Funziona sempre. Terzo, sputare sulla sinistra o, in casi estremi, smoccolare nella stessa direzione otturandosi la narice destra. È infallibile con gli arroganti con grosse cilindrate che rombano. Non gliene frega nulla di te, ma della loro carrozzeria sì, così ti girano al largo. Ma a volte non basta a sopravvivere...
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RICORDIAMO che a CHIVASSO si è recentemente costituito il gruppo "In bici a Chivasso"
Il gruppo è presente su FACEBBOK con una propria pagina di aggiornamenti.

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