Legittime precisazioni...

A pochi giorni dalla presenza a Chivasso di GIOVANNI IMPASTATO, proponiamo ai visitatori del nostro Blog questo articolo tratto dal sito di Radio Città Aperta su una sua legittima richiesta di precisazione a Roberto Saviano che nel suo libro afferma che "la memoria di Peppino Impastato fosse conservata solo da pochi amici, dal fratello e dalla mamma». Non si tratta di sterili polemiche editoriali, ma di ristabilire una verità storica nata dal sacrificio di un compagno, dal cui assassinio sono nati autentici semi di quell'antimafia sociale che ancora oggi rappresenta l'opportunità e la speranza piu' grande per sconfiggere la mafia. Siamo vicini a Giovanni Impastato in questa sua ennesima battaglia.

Dopo la denuncia del Centro Impastato, stavolta è direttamente il fratello di Peppino, Giovanni Impastato, a prendere la penna e scrivere una lettera molto severa a Einaudi – e indirettamente a Roberto Saviano – per ristabilire la verità sulla vicenda del processo del fratello. Verità, secondo Il Centro di documentazione Peppino Impastato, negata dal libro La parola contro la camorra accusato di una ricostruzione non fedele ai fatti e non rispettosa del ruolo avuto dalla famiglia, dagli amici e dai compagni del giovane ucciso dalla mafia nel 1978.
La lettera di Giovanni Impastato arriva dopo che l’Amministratore delegato della casa editrice – Antonio Baravalle – aveva risposto, molto duramente, alla diffida inviata da Umberto Santino, responsabile del Centro Impastato, e alla sua richiesta di rettifica. Negando qualsiasi errore di ricostruzione nell'opera di Saviano, il responsabile dell'Einaudi è arrivato ad accusare di «intenti diffamatori» la lettera di Santino ritenendo «singolare» che le accuse nei confronti di Saviano siano venute da chi ha manifestato «la propria vicinanza all’autore anche in occasioni pubbliche».
Un riferimento implicito a Giovanni Impastato, che proprio con l'autore di Gomorra aveva presentato nell’agosto 2009 il suo libro Resistere a mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino. Ma a rispondere ad Einaudi è proprio Giovanni, precisando che «l’amicizia per una persona non pregiudica la richiesta che venga ristabilita la verità dei fatti».
A Giovanni – come al Centro Impastato a cui peraltro è da sempre iscritto, così come iscritta era sua madre Felicia – non va giù la ricostruzione proposta da Saviano secondo cui, prima del Film “I Cento passi”, «la memoria di Impastato fosse conservata solo da pochi amici, dal fratello e dalla mamma». Noi «non ci siamo limitati alla memoria – continua Impastato – ma ci siamo attivati per denunciare il depistaggio e dare alla magistratura tutte le notizie sull’attività di Peppino che indicavano chiaramente la matrice mafiosa dell’assisinio». Giovanni ricorda che sua madre il 16 maggio ’78 chiese la costituzione di parte civile, e che il 9 maggio del ’79 il Centro ha organizzato «la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d’Italia», poi ripetuta negli anni, «e ogni volta che è stata chiusa l’inchiesta abbiamo cercato di dare alla magistratura altri elementi per farla riaprire». Ricorda lo stesso libro di sua madre del 1984, La mafia in casa mia, che ha fatto riaprire ancora una volta le indagini. Successivamente «nel ’94 abbiamo chiesto che venisse ascoltato il collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, della famiglia mafiosa Badalamenti», richiesta accolta nel ’96 e che ha fatto riaprire ancora le indagini, arrivando ai processi con il rinvio a giudizio di Gaetano Badalamenti e del suo vice Vito Palazzolo come mandanti dell’omicidio.
Il processo a Vito Palazzolo è iniziato nel marzo del ’99 per concludersi nel marzo del 2001, mentre quello a Gaetano Badalamenti si è aperto nel gennaio del 2000 per finire nell’aprile del 2002. Il film “I cento passi” è uscito nelle sale nel settembre del 2000.
Questa ricostruzione di Giovanni arriva ad una semplice conclusione: «Le affermazioni di Saviano sono in contrasto con la verità storica». Sostenere che «dopo più di venti anni, nasce un film, che non solo recupera la memoria di Giuseppe Impastato […] ma arriva a far riaprire un processo […] Un film riapre un processo» [La parola contro la camorra, pag. 7] secondo Giovanni oscura «il nostro impegno», e in realtà il film – «che ha avuto certamente un ruolo importante» – «non è nato per caso e non ci sarebbe stato senza il nostro impegno incessante». .
Insomma, Giovanni Impastato fa sua la richiesta di rettifica di quanto riportato nel libro in questione, mentre Saviano per parte sua continua a rimanere in silenzio.
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