CHIVASSO - Che ci facevano tre politici lunedì scorso al Liceo Newton di Chivasso? Per quale ragione proprio loro - Alessandro Germani, Augusta Montaruli, Gianna Pentenero - erano lì a parlare agli studenti di Peppino Impastato, ucciso trentadue anni fa dalla mafia? Quali sono le loro credenziali? Con quale criterio sono stati scelti, o con quale criterio si sono scelti da sé? L’occasione era la presentazione del libro "Resistere a Mafiopoli. La storia di mio fratello: Peppino Impastato". Un istituto scolastico, volendo ricordare un eroe della lotta contro la mafia, chi avrebbe potuto invitare? Erano già presenti entrambi gli autori, il fratello Giovanni e Franco Vassia. Per offrire agli studenti una prospettiva più ampia e un maggior approfondimento del fenomeno mafioso, forse l’istituto avrebbe potuto affiancare agli autori uno storico, o un sociologo, o buon giornalista. Oppure un protagonista della battaglia contro la mafia: un magistrato, un membro delle forze dell’ordine, un esponente di una delle tante associazione antimafia e antiracket presenti in Italia. Invece no. C’erano tre politici, e i primi due non sembrano né particolarmente versati nella materia né particolarmente impegnati sul campo.
Alessandro Germani è un amministratore pubblico che si è prevalentemente occupato di politiche culturali: dal 2002 è assessore alla cultura del Comune di Chivasso, e nel biennio 2004-2005 è stato presidente della Fondazioni Circuito teatrale del Piemonte. Come presidente della Fondazione Innova, il 25 giugno scorso ha organizzato un convegno sull'innovazione nella sanità alla Tenuta Cerello .
Alessandra Montaruli è una consigliera regionale del Partito della Libertà. Dal profilo pubblicato sul sito del Consiglio regionale non risulta un suo specifico impegno nella questione della mafia. In compenso brilla tra i firmatari della proposta di legge, presentata in luglio dal suo collega di partito Marco Botta, che cancella il riferimento alla Resistenza contenuto nella legge regionale n. 7 del 22 gennaio 1976. In questa legge il primo articolo impegna la Regione “a diffondere e valorizzare, rimeditandolo nella sua operante attualità, il patrimonio storico, culturale e politico della Resistenza antifascista in Italia e nel mondo cui le popolazioni piemontesi hanno dato un alto contributo e sul quale sono fondati i principi della Carta Costituzionale”. Mentre nella proposta di legge di cui la signora Montaruli è cofirmataria, nel primo articolo il riferimento alla Resistenza scompare e viene sostituito dalla generica “condanna di tutte le forme di totalitarismo che hanno segnato la storia e che caratterizzano l’attualità”.
Resta la consigliera regionale Gianna Pentenero, del Partito democratico. In questo caso – si dirà - le credenziali antimafia ci sono. E’ nota la sua attività a sostegno di “Libera”. Ma allora non avrebbe fatto meglio a non accreditare con la sua presenza l’intrusione in una scuola di due politici che non sembrano c’entrare molto con la lotta alla mafia?
Piero Meaglia.
Nessun commento:
Posta un commento