Beni comuni: Il rapporto tra la vita nel pianeta e l’uso privatistico del «comune»...

Non molti decenni fa l’acqua era un bene abbondante, un bene gratuito, un bene di tutti. Oggi quasi un milione e mezzo di italiani hanno votato il referendum contro la privatizzazione dell’acqua, e la sua immissione sul mercato come un manufatto o un materiale raro; in tal modo peraltro inserendosi in una vastissima e complessa battaglia su questa materia, in cui molti popoli dei paesi più diversi sono impegnati.
Che cosa è accaduto negli ultimi trenta-quarant’anni a determinare questa situazione? Molte cose sono accadute. Gli umani si sono moltiplicati: ai primi del ’900 erano circa un miliardo e mezzo, oggi sono quasi sette miliardi, e si parla di 9,2 miliardi per il 2050. Ciò nonostante secondo gli esperti l’acqua del mondo sarebbe ancora sufficiente a soddisfare i bisogni di tutti, se per buona parte non fosse inquinata dall’attività industriale, anch’essa vertiginosamente aumentata e diffusa su tutto il globo; e se l’agricoltura, ancora non molto tempo fa praticata secondo saperi quasi immutati da millenni, non fosse stata anch’essa industrializzata, con una crescita esponenziale del fabbisogno d’acqua e insieme un uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi; cioè con un progressivo inquinamento dell’intero sistema idrico, e conseguentemente del pianeta Terra.
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