FONTANA su CRISI E COSTI DELLA POLTICA

CRISI E COSTI DELLA POLITICA

Da tempo si discute dei costi della politica e della necessità di razionalizzare le amministrazioni locali, non solo per contenere i costi ma anche per un più efficace

Nel Piemonte dei 1206 comuni solo 23 superano i 25.000 abitanti:
Torino, Moncalieri, Chieri, Rivoli, Grugliasco, Collegno, Nichelino, Settimo, Venaria, Carmagnola, Pinerolo, Chivasso, Vercelli, Biella, Verbania, Cuneo, Alba, Bra, Alessandria, Casale, Novi ligure, Tortona, Asti
Questi 23 comuni hanno complessivamente due milioni di abitanti.
Tolta Torino, gli altri 22 hanno in media 50.000 abitanti.
Gli altri 1183 comuni hanno complessivamente due milioni e mezzo di abitanti: in media hanno quindi 2000 abitanti e ben 600 hanno meno di 1000 abitanti.
Anche dal punto di vista della superficie molti comuni sono piccolissimi: solo 18 comuni hanno una superficie superiore a 100 Kmq, mentre oltre 100 non arrivano a 5 kmq, cioè sono più piccoli di un ipermercato!
Questa frammentazione non solo comporta enormi costi, impedisce economie di scala ma risulta assolutamente dannosa per una gestione del territorio che oggi non può essere fatta per microaree e di fatto spezzetta le risorse umane, tecniche e strutturali in modo da renderle inadeguate ad offrire servizi efficienti sul territorio.

IL CHIVASSESE IN PARTICOLARE

Ho trattato questo argomento in un articolo in cui ho effettuato questa analisi sul Chivassese.
Da tempo si parla di razionalizzare enti ed amministrazioni per avere meno sprechi e più efficienza. Ci sono stati accorpamenti di realtà pubbliche e private: scuole, ASL, banche. Già la legge 142 del 1990 sull'Ordinamento delle autonomie locali auspicava fusioni di comuni, soprattutto con popolazione inferiore a 5.000 abitanti con comuni di popolazione superiore. Non solo per contenere i costi della politica ma anche per garantire più efficienza: come le imprese, anche le amministrazioni pubbliche hanno la necessità di risorse umane, organizzative e tecniche per servizi competitivi in termini di tempo e di qualità. In un piccolo comune è impossibile avere personale e strutture dedicati ad ogni settore.

Proviamo per ipotesi a sovrapporre sul territorio chivassese l'area di un comune più ampio già esistente: Alessandria che, oltre al capoluogo, ha una dozzina di frazioni da 1.000 a 6.000 abitanti. Come si può vedere dalla grafica, la linea rossa che indica i confini di Alessandria racchiude quasi perfettamente i seguenti comuni: Brandizzo, Brusasco, Castagneto, Cavagnolo, Chivasso, Lauriano, Montanaro, Monteu, Rondissone, S. Raffaele Cimena, S. Sebastiano, Torrazza, Verolengo. Il comune risultante da queste località, con la stessa superficie di quello di Alessandria, avrebbe 62.000 abitanti. Ovvio il risparmio sul costo della politica: un sindaco invece di 13 sindaci; 9 assessori al posto di 59; 30 consiglieri in luogo di 180 e così via con commissioni, incarichi, ma anche acquisti di materiale, ecc. Migliore anche l'organizzazione del personale accorpato e destinato a strutture specifiche: per fare un solo esempio, 60 vigili urbani garantirebbero un servizio completo sul territorio ad ogni ora. Con la telematica i cittadini possono avere sportelli decentrati in tutti i centri o addirittura i certificati via Internet come a Torino. Non solo ma i risparmi "politici" di decine di migliaia di euro potrebbero essere investiti in campo sociale.
Ed ecco come tutti i comuni citati potrebbero stare in un comune delle dimensioni di Alessandria: in rosso sono i confini del comune di Alessandria sovrapposti al Chivassese.
Carlo Fontana

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La proposta di Fontana appare “tecnicamente” forse ineccepibile: razionalizzazione, semplificazione, efficienza, riduzione dei costi. Ma a mio avviso ha un aspetto da discutere: l’indebolimento della “democraticità” del sistema, la riduzione della rappresentatività del consiglio comunale. Se ci sono 30 consiglieri al posto di 180, sarà più difficile alle minoranze di cittadini (minoranze politiche, minoranze “sociali”, ma potrebbero anche essere minoranze etniche o religiose) farsi rappresentare. Detta un po’ alla grossa, una minoranza, un piccolo partito, una piccola lista civica, per poter ottenere almeno un consigliere dovrà cercarsi un numero di elettori sei volte superiore a prima (1 a 6 è il rapporto fra 30 e 180 consiglieri). La riduzione del numero dei consiglieri alza lo sbarramento, eleva la soglia di ingresso in consiglio. Al contrario, più numerosi sono i consiglieri più si abbassa la soglia di ingresso e più è facile per una minoranza di cittadini far entrare in consiglio un consigliere che li rappresenti.
Ho pensato che si potrebbero lasciare i 13 consigli comunali e per conseguenza i 180 consiglieri, e accorpare solo l’apparato amministrativo. Ma ci troveremmo di fronte a 13 teste diverse che devono dirigere una macchina amministrativa che deve invece funzionare in modo unitario. Vi sarebbero infinite trattative fra i 13 consigli. Oppure si potrebbe creare il consiglio di 30 membri a capo del super comune, ma lasciar sopravvivere i 13 consigli come “circoscrizioni”. Ma in Italia le circoscrizioni, soprattutto al Sud, sono diventate fonte di nuove spese, e di nuovi sprechi: vedi in proposito il libro di Cesare Salvi e Francesco Villone intitolato Il costo della democrazia (Mondadori 2005).
Un’altra soluzione potrebbe esser quella ricavabile dai programmi grillini. Ovvero trovare altri modi per far partecipare i cittadini. 1) In primo luogo, maggior trasparenza da parte dei Comuni: tutto deve essere messo on line, ad esempio le bozze di delibere di giunta e di consiglio, e con largo anticipo rispetto al giorno in cui verranno sottoposte alla giunta o al consiglio; 2) e consentire ai cittadini di formulare osservazioni, critiche, integrazioni, ecc., prima che le delibere vengano approvate da giunta e consigli; maggiore facilità per la presentazione delle delibere di iniziativa popolare e imposizione a giunta e consigli di discuterle entro un determinato periodo; ecc. Insomma, si potrebbe integrare la democrazia rappresentativa o indiretta del consiglio comunale con elementi di democrazia per così dire “diretta”, facilitata dall’uso di internet. Un mix di democrazia indiretta e di “democrazia partecipativa”.
Ma questi, ovviamente, sono solo spunti, tutti da discutere.
pm

Giacomo P. ha detto...

Scusate: io non sono abitante a Chivasso, ma in un paese della cintura chivassese. Seguo comunque le vicende locali attraverso il vostro simpatico sito internet, o blogs come lo chiamate voi. Volevo sapere: ma chi è sto signor Fontana di cui si parla in un paio di articoli?
Grazie per la cortese risposta.
Giacomo.

Luposelvatico ha detto...

Non sottovaluterei un secondo aspetto: i 30 consiglieri dovrebbero in realtà farsi carico di una marea di problemi "locali" (prima distribuiti ed in qualche modo affrontati) che rischiano di essere risucchiati dal buco nero dei problemi del centro principale. A meno di non fare dieci consigli comunali al mese, inevitabilmente molte cose "usciranno" dal consiglio comunale della nuova entità territoriale e dal dibattito pubblico, per non rientrarvi mai più: e non è difficile immaginare che saranno i temi più "locali e periferici" rispetto a quelli di Chivasso, in base al "peso specifico" della quota di popolazione interessata dal problema stesso.
Non punterei quindi sulla forzata integrazione di territori da un punto di vista del numero di amministratori, mentre sono d'accordo con una spinta obbligata al consorziamento di alcuni servizi tra comuni vicini (anagrafe, polizia locale), in modo che non esistano più servizi offerti in modo autonomo dai singoli comuni al di sotto di un determinato bacino di utenza (almeno 5000 persone?).
Marco Zanette

Anonimo ha detto...

il tema però è serio, e potrebbe essere risolto con consigli di zona, magari cercando di crearne di omogenee. ALtra soluzione sarebbe quella di organizzare i servizi comunali in modo condiviso tra le varie realtà, al fine di realizzare risparmi di spesa. L'esempio dei vigili è illuminante, in tal senso, ma potrebbe riguardare anche altri ambiti, come scuole, servizi sociali, ragioneria. Resta il problema del campanilismo, che dalle nostre parti è molto sentito. Tuutti sono capaci di dire che bisogna razionalizzare i costi della politica, ma nessuno è disposto a concedere del proprio.

Anonimo ha detto...

La questione posta è affascinante, ma penso sia opportuno evidenziare alcuni aspetti che non sono stati presi in considerazione; Viene riportato nel titolo "costi della politica", vorrei ricordare a tutti che per gli organi eletti si parla di cifre piuttosto basse rispetto ai bilanci di un comune, se poi si parla di comuni molto piccoli parliamo di somme per lo più simboliche, di conseguenza non se ne otterrebbe il beneficio auspicato. A questo aggiungerei che con una verticalizzazione siffatta si otterrebbe una forte deresponsabilizzazione delle persone che a titolo meramente volontario fino ad oggi, hanno coperto cariche amministrative in comuni ad esempio collinari, ricoprendo molte funzioni che vanno ad esempio dalla segreteria, al presidio, alla funzione di acquaiolo, a quella di nonno vigile e molti altri esempi. Questo volontariato sparirebbe totalmente nel caso di uno spostamento delle decisioni in un posto diverso. Penso invece ad un sistema virtuoso che potrebbe basarsi su leve tributarie per comuni medio e piccoli, che essendo confinanti possano volontariamente unificarsi salvaguardando un'identità utile alle comunità. Vorrei comunque ricordare che questi passaggi non sono mai indolore, a Chivasso dopo alcuni secoli non è ancora stata completamente digerita la "sudditanza" di Castelrosso nei confronti di Chivasso stessa.
Don Bairo