Elezioni regionali 2010, Cota rischia di perderle

dalla Repubblica di oggi:

Elezioni, Giovine indagato per firme false

Tar, tensione in aula sui ricorsi del centrosinistra: il presidente colto da malore. Il 29 marzo il partito dei Pensionati del consigliere sotto accusa ha raccolto 27 mila voti

di SARAH MARTINENGHI e MARCO TRABUCCO Michele Giovine, consigliere regionale nella lista dei Pensionati (che appoggiava il leghista Roberto Cota) è indagato dalla Procura della Repubblica di Torino per l'ipotesi di accusa di aver raccolto firme false per autenticare la sua lista nelle recenti elezioni regionali piemontesi. La notizia è trapelata ieri e getta nuova luce anche sui ricorsi che prima l'ex presidente Mercedes Bresso (che poi, dopo un accordo con Cota, ha annunciato di voler ritirare la sua firma), ma anche i Verdi e l'Udc e i Pensionati e Invalidi (che facevano invece parte del centrosinistra) avevano presentato al Tar chiedendo di annullare l'esito delle elezioni.

Il partito dei Pensionati di cui Giovine è il leader piemontese (e grazie al quale lo stesso è stato confermato consigliere regionale per la seconda legislatura consecutiva) ha infatti ottenuto il 28 e 29 marzo scorso, quasi 27 mila voti. Tre volte tanto la differenza (meno di 9 mila voti) che alla fine ha separato Roberto Cota da Mercedes Bresso e che ha segnato la vittoria del centrodestra.

L'indagine penale partita all'inizio di maggio, ha avuto già alcuni importanti riscontri: sarebbe infatti stata già affidata una perizia calligrafica per capire se, come i denuncianti sospettano, sia stato lo stesso Giovine ad apporre tutte o quasi le firme che autenticavano la lista. Un sospetto che sarebbe stato confermato anche dalle persone che chiamate a testimoniare avrebbero già in gran parte negato di essere state loro a mettere quelle firme.

È evidente che l'indagine penale, quando anche si arrivasse in tempi rapidi alla richiesta di rinvio a giudizio, avrà tempi molto lunghi e difficilmente potrebbe comportare di per sé l'annullamento delle elezioni.
Gli elementi acquisiti dalla Procura però potrebbero avere un notevole rilievo per la decisione che il Tar piemontese dovrà prendere il 1 luglio sui ricorsi amministrativi presentati da Bresso (che poi come si è detto ha poi ritirato la sua firma), Verdi e Udc oltre che da alcuni privati cittadini. Tre sono quei ricorsi: una riguarda appunto Giovine e la lista dei Pensionati, il secondo la lista Al Centro con Scanderebech il terzo quella dei Verdi Verdi.

Ieri si è tenuta la prima udienza del Tar conclusasi però sostanzialmente con un nulla di fatto. Udienza tesa, tesissima. Addirittura qualche ora dopo la sua conclusione il presidente del Tar del Piemonte, Franco Bianchi, è stato ricoverato d'urgenza alle Molinette per un sospetto infarto.
La tensione è nata dal fatto che Cota e il suo legale Luca Procacci avevano chiesto, in modo assolutamente irrituale, che il Tribunale amministrativo si pronunciasse subito nel merito, "Spero che i giudici decidano immediatamente - aveva detto Cota - perché è diritto dei piemontesi essere governati senza turbative di sorta. Non ho alcuna intenzione di farmi mettere sulla graticola e neanche di subire maneggi politici".

Ciò nonostante ieri il Tar si è limitato alla prevista udienza cautelare sulla richiesta di sospensiva dell'esito elettorale. Richiesta di sospensiva che nel frattempo era però stata ritirata dai legali di Udc, Verdi, Pensionati e Invalidi perché, come ha poi spiegato l'avvocato Enrico Piovano, i tempi dell'udienza di merito sono talmente vicini (il 1 luglio appunto) che non aveva senso chiedere la sospensiva della nomina dei consiglieri regionali. Procacci ha posto invece una questione preliminare di inammissibilità basata sul fatto che le liste contestate non sarebbero state impugnate nei tempi previsti dalla legge. "Non è vero, non conosce la giurisprudenza in merito" ha replicato Piovano. Su questo punto l'avvocato di Cota ha comunque chiesto una decisione del Tar entro oggi che il malore di Binachi renderà difficile.

L'udienza è stata movimentata anche dall'osservazione del legale di Cota che la firma di Bresso (che aveva annunciato di volerla ritirare in cambio dell'appoggio di Cota per la sua riconferma alla guida del Comitato delle Regioni della Ue) continuava a comparire in calce ai ricorsi. Ma i legali dell'ex presidente hanno poi spiegato che era una questione di tempi tecnici: dalla dichiarazione della volontà di ritirare il ricorso al ritiro effettivo, la procedura regolata dal Consiglio di Stato fissa infatti scadenze non accorciabili.

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