Di fronte ad una diffusa sfiducia nei tradizionali canali di partecipazione e nelle capacità dei mass media di tradursi in efficaci strumenti di “mediazione” tra cittadini e politica, quali sono oggi le forme e gli spazi della partecipazione? E’ stato questo il tema della giornata di studio e dibattito – intitolata “Attori Spazi e Forme della partecipazione politica” - che si è svolta il 20 maggio a Sassari, organizzata dalla Facoltà di Scienze politiche della locale Università degli Studi. Una riflessione stimolata anche, e soprattutto, dall’esperienza di lotta dei cassintegrati della Vinyls, che hanno occupato il carcere dell’Asinara, diventata così l’”Isola dei cassintegrati”, e che hanno fatto ampio uso di nuovi strumenti di comunicazione come Facebook. Trovate il programma integrale cliccando su http://scipol.uniss.it/node/1014
La giornata si è aperta con una tavola rotonda in cui Maria Grazia Giannichedda (docente di sociologia dei fenomeni politici) ed Ermanno Vitale (docente di filosofia politica) - vicepresidente dell’ANPI di Chivasso – hanno discusso del ‘diritto di resistenza’ nel mondo contemporaneo e dell’uso politico del corpo nelle lotte dei cittadini con gli stessi operai della Vinyls.
Qui di seguito pubblichiamo la riflessione che Vitale ha tratto da quella esperienza e che gentilmente ha inviato al blog.
Giovedì scorso ho potuto incontrare, grazie ad un invito dell'Università di Sassari, gli operai della Vynils (produzione di PVC) che hanno occupato l'isola dell'Asinara e dormono nelle celle del vecchio carcere per cui l'isola era famosa. Ora è famosa come isola dei cassintegrati. I media si sono finalmente occupati della loro lotta. Non è bastato interrompere il servizio dell'aeroporto di Alghero, o occupare la torre aragonese. Solo facebook, insieme all'idea di fare il verso ad un reality, all'isola dei famosi, ha dato loro visibilità. Ho incontrato il leader del gruppo, Pietro Marongiu, e i suoi più giovani collaboratori. E' sta un'esperienza intensa, in cui si poteva ritrovare un pezzo di vecchia classe operaia: colta, con il senso dell'azione collettiva e determinata nella lotta per il diritto al lavoro. Una lotta che però ha adottato modalità nuove, innanzitutto rinunciando ad ogni forma di violenza.
Come ha spiegato Marongiu, l'idea di rinchiudersi nel carcere sta a testimoniare proprio questa volontà: manifestare il disagio della propria condizione esibendolo, ma senza trasferirlo sugli altri. Senza neppure interrompere servizi, bloccare le comunicazioni ecc. E per non offrire il pretesto della violenza a chi non vede l'ora di disfarsi, innanzitutto privandola del sostegno di parte dei media, di questa lotta. Questo aspetto pacifico ha permesso al Presidente Napolitano di esprimere, in una bella lettera, una forma di sostegno morale agli operai in lotta, probabilmente proteggendoli da soluzioni "alla genovese".
Mi è sembrata, questa pratica di lotta, un buon esempio di quella che io chiamo "resistenza costituzionale": una resistenza che si spinge inevitabilmente ai limiti della legalità e forse oltre, ma si preoccupa di minimizzare la violenza e ha come scopo la rivendicazione di diritti costituzionali traditi. Contro una legalità che si allontana ogni giorno di più da quella fonte suprema del diritto e della convivenza civile che è la costituzione.
L'auspicio è che questi operai mantengano ben saldi i piedi in terra e non si lascino frastornare dalla loro trasformazione, di fatto e quasi loro malgrado, in piccole star mediatiche che però rischiano di durare lo spazio di un mattino. Speriamo anche che non barattino la loro lotta con qualche posto da candidato in questo o quel partito. Sarebbe, ancora una volta, una soluzione personale per pochi che interromperebbe la sperimentazione di nuove forme di azione collettiva di cui abbiamo un disperato bisogno.
Ermanno Vitale.
2 commenti:
Bravi. pero' loro sono in tanti.
Io sono da solo, non posso occupare un bel niente e nessuno si interessa di me.
Ho perso il posto di lavoro un anno fa e sono ancora in causa al tribunale del lavoro per avere le indennita' che mi spettano per legge ( ero agente di commercio monomandatario). nel frattempo mia moglie ha chiesto la separazione e l'affidamento di nostra figlia. Il nostro appartamento in vendita perche' non riesco a pagare il mutuo. Bello, no?
da soli, e' dura, nessuno ti aiuta, anzi ti evitano.
Gianni Vista.
beh, non sei solo. molti hanno la tua posizione e forse bisogna trovare il modo di mettere insieme queste storie comuni. un abbraccio e se vuoi scrivi alla mail centro otelli@gmail.com
saturninox
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