Boicottare Israele?

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Ricevo la lettera con la quale Caterina Donattini chiede all'ANPI nazionale di aderire alla compagna di boicottaggio di Isreale. La pubblico, così come pubblico, a seguire, la risposta di Ermanno Vitale, vicepresidente dell'ANPI Chivasso (pm)

Gentili Signori/e Soci dell’ANPI
Voi che foste partigiani e testimoniaste direttamente la volontà di eleggere Libertà e Giustizia a reggere i rapporti tra le persone ed i popoli perché tutti possano vivere in Pace, contro la ferocia che il Nazifascismo aveva instaurato in Europa e nel mondo. Voi che avete ereditato i valori di libertà e giustizia che tale lotta seppe incarnare, voi che oggi desiderate prolungarne la storia ed il valore senza perderne la traccia significativa nella moralità che detta i vostri gesti.
La festa della Liberazione è per noi l’omaggio alla Resistenza partigiana, ai suoi valori, il ricordo indelebile del suo esempio. Tuttavia il 25 aprile scorso il comizio convocato dall’ANPI a Porta San Paolo ha accolto diversi esponenti dell’Associazione Romana Amici d’Israele, che appoggia il razzismo nazionalista dello Stato di Israele, ed ha distribuito un volantino che inneggiava al sionismo e allo Stato di Israele. Tra la folla spiccavano inoltre diverse bandiere israeliane, tra cui quella dell’aviazione israeliana. Era inoltre presente Fiamma Nirenstein, deputata del PDL, proprietaria di un immobile presso un insediamento illegale israeliano, Gilo, costruito su terre occupate palestinesi.

Confidando nelle vostre buone intenzioni vorremmo in questa sede ricordarvi il motivo per cui riteniamo che Israele non solo non rappresenti i valori della Resistenza, ma ne faccia scempio. Vorremo ricordarvi l’esigenza di sapere da voi difesi tali valori, nella memoria di chi diede la vita per farli rispettare:
1.Il valore della pace ed il ripudio di guerre offensive riconosciuto dall’articolo 11 della Costituzione Italiana, violato dall’ esercito di Israele innumerevoli volte, ultima delle quali nel dicembre Gaza, quando l’aviazione israeliana commise un massacro (1400 morti, la maggior parte dei quali civili, 352 bambini);
2.Il valore della libertà> di ogni individuo, riconosciuto nella carta universale dei diritti umani e principio fondante della resistenza contro l’occupazione tedesca e contro il regime fascista in Italia. Tale principio viene negato al popolo palestinese da 62 anni. 7 milioni di rifugiati in esilio e persone internamente dislocate non possono ritornare alle proprie case, 11.000 prigionieri politici vivono in condizioni disperate nelle carceri israeliane (di cui 340 bambini), 2 milioni di abitanti nella West Bank vivono segregati al di là di un muro illegale (condannato dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia nel 2004) e privi di libertà di movimento, 1.2 milioni di palestinesi vivono nella Striscia di Gaza sotto Assedio, in una prigione a cielo aperto, ridotti alla fame da un embargo disumano;
3.Il valore dell’uguaglianza, riconosciuto dalla carta universale dei diritti umani, dalla costituzione italiana e da innumerevoli trattati del diritto umanitario internazionale. Tale valore viene negato ai palestinesi in quanto Israele si autodefinisce “Stato democratico Ebraico” e tutti gli abitanti non ebrei di Israele non godono degli stessi diritti degli altri cittadini. Per questo motivo La Legge per il ritorno israeliana rilascia immediata cittadinanza a tutti gli ebrei nel mondo che intendano trasferirsi a vivere in Israele. Un diverso trattamento viene invece riservato ai rifugiati palestinesi che scapparono o furono cacciati durante la guerra del 1948. Tali persone posseggono ancora case, terre e legami familiari in quei luoghi di origine. Israele tuttavia non riconosce loro il diritto al ritorno e quindi di cittadinanza (diversamente da quanto prescritto dalla risoluzione 194 delle Nazioni Unite). Uguaglianza viene similmente negata ai palestinesi cittadini dello stato d’Israele, sottoposti a leggi discriminatorie che ne limitano le libertà personali (nel matrimonio e nell’acquisto di immobili, per esempio);
4. Il valore dell’autodifesa contro una forza occupante, che vede i palestinesi nel diritto di opporsi ad un continuo ed implacabile progetto di pulizia etnica che li vuole allontanare dalle proprie case e dalle proprie terre (nei soli quartieri di Silwan e Sheik Jarrah, presso Gerusalemme Est, migliaia di Palestinesi hanno recentemente ricevuto ordini di espulsione dalle proprie case);
5. Il valore universale di giustizia, principio fondante del diritto internazionale e principio morale a cui i partigiani si ispirarono, di cui la Signora Fiamma Nirenstein è flagrante violatrice in quanto proprietaria di un immobile costruito su terre illegalmente sottratte ai proprietari legittimi. Le colonie israeliane sono state ripetutamente definite illegali nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU n°446, 452, 465, 471 e 476.
Vi chiediamo pertanto di raccogliere informazioni circa le innumerevoli violazioni del Diritto Internazionale compiute da Israele dal 1948 fino ad oggi;
Vi preghiamo di continuare la lotta contro l’antisemitismo ed ogni forma di razzismo che sorge nel mondo, incarnando in questo la volontà degli innumerevoli martiri di cui l’ANPI raccoglie la storia;
Vi invitiamo ad unirvi con noi nella Campagna di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni contro Israele, una forma di resistenza non violenta volta a fare pressioni sullo Stato di Israele affinché tutti i valori che abbiamo elencato precedentemente vengano rispettati;
Vi esprimiamo il nostro desiderio di incontrarvi per approfondire insieme le ragioni del nostro scontento ed i contenuti di questa missiva.
Cordiali Saluti

Caterina Donattini

Cara Caterina,
sono Ermanno Vitale, nipote del partigiano ebreo medaglia d'argento che portava il mio stesso nome, morto trucidato dopo essere stato ferito proteggendo la ritirata dei suoi compagni nella battaglia del ponte di Perletto. Siccome no mi conosci, preciso che io sono agnostico.
Aderisco alla tua lettera, ma non all'idea del boicottaggio. Con un solo semplice argomento:amplificare e giustificare le tendenze isolazioniste di Israele,il suo senso di autosufficienza, anziché costringerlo a fare i conti con l'esterno, a misurarsi con critiche che non appaiano ai loro occhi come preconcette, critiche di nemici assoluti, totali, fa il gioco della parte
peggiore di israele, la più retriva, la più feroce, la più disumana. 
Quella checonosce solo la logica militare dell'amico/nemico. E, parallelamente, si affonda con il boicottaggio la residua parte di società israeliana, i suoi intellettuali migliori, la si condanna al pubblico ludibrio interno e a minor rilevanza internazionale. Così facendo, uno dopo l'altro li perderemo tutti.
Nonostante le vostre distinzioni, finiranno per pensare che in fondo in fondo c'è comunque una forte misura di antisemitismo in questo boicottaggio.E' un po' come se mi boicottassero in quanto studioso italiano perché in Italia c'è il pacchetto sicurezza di Maroni, perché sono avvenuti fatti come Opera, Ponticelli, Rosarno, e prima ancora il G-8 di genova.Mi troverei contro non solo Maroni e C., compresi i suoi amici all'estero, ma anche quella parte della comunità internazionale che dovrebbe sostenermi. Bel risultato! Ma lascia perdere il sottoscritto, che è uno studioso qualsiasi. Ti piacerebbe che Marco Revelli, che scrive quotidianamente proprio contro la "pedagogia del
disumano" che sta vincendo in questo nostro paese, venisse boicottato nelleUniversità straniere? Non venisse letto e tradotto? Venisse isolato? io sosterrei piuttosto quegli intellettuali israeliani ed ebrei che, dentro e fuori Israele, cercano di informare tutti, e in particolare gli ebrei della
diaspora, sulla gravità di quanto realmente avviene a Gaza e Gerusalemme. Più in generale, sforziamoci tutti di avere una visione del problema che porti alla sua soluzione politica, per quanto difficilissima, e non a fomentare l'odio reciproco. Solo se sapremo assumere questa prospettiva saremo forse capaci di
domandarci: siamo proprio sicuri che i palestinesi e il mondo arabo siano esenti da ogni errore, che non vi sia una parte di quel mondo che vuole la guerra sulla spalle di civili inermi tanto quanto i generali e i nazionalisti israeliani?
Un caro saluto.

ermanno vitale

42 commenti:

Simone Capula ha detto...

Per capirne qualcosa sull'argomento consiglio il libro :
"Boicottare Israele:una pratica nonviolenta" di Diana Carminati e Alfredo Tradardi

Anonimo ha detto...

Ma il titolo è di parte: mentre le lettere sono due e esprimono pareri diversi. Perché mettere un titolo che rispecchia una sola delle due posizioni? E' scorretto verso l'altro. Molto scorretto, anche se immagino involontario.
pm

Centro Otelli ha detto...

E' difficile prendere una posizione chiara sul tema, anche se al di la di come sono i palestinesi e gli arabi in generale, non mi sembra possibile mantenere un'equidistanza tra chi, di fatto e con la forza, occupa un paese e usa comportamenti da sudafrica, rispetto a chi è solo colpevole di essere nato in quel territorio. Forse il boicottaggio non è l'arma migliore, ma qualcuno mi può indicare qualche altro strumento pacifista che possa portare Israele a politiche più "umane"? Si, dico proprio umane, perchè non vedo questo quando si teorizza il danno collaterale come inevitabile, quando si fanno esecuzioni mirate senza processo, quando ai palestinesi viene tolta la terra, l'acqua, il lavoro senza motivo. Quando si usano armi vietate dalle convenzioni internazionali. Se il boicottaggio non va bene, allora qual'è la proposta? Poi contesto anche lo scivolamento nell'equazione Israele-ebrei. E' il metodo che spesso i sostenitori di Israele usano per contrastare le critiche. Se critichi Israele sei antigiudeo.
Per quanto mi riguarda questo è un errore, e rivendico la libertà di criticare le azioni e le politiche di uno stato che spesso danno l'impressione ( e non solo) di essere, queste sì, fatte su base etnica.
Penso che sia necessario che anche chi in israelle è contrario alle politiche di quei governanti si renda conto che, come diceva de andrè " sono lo stesso coinvolti". Non si può far parte di una comunità e non essere responsabili di quanto questa comunità fa. Nel bene e nel male.

Massimo Zesi

Centro Otelli ha detto...

hai un titolo adeguato?

Anonimo ha detto...

Tu scrivi:
"Non si può far parte di una comunità e non essere responsabili di quanto questa comunità fa".
Vuol dire che tutti coloro che vivevano nella Germania nazista erano responsabili di quello che faceva la Germania nazista? Anche i comunisti che si erano battuti e avevano e perso? Ed erano ancora in vita? Anche i ragazzini mandati a morire a Stalingrado? E tu e io quanta responsabilità abbiamo della politica di Berlusconi? Facciamo parte della "comunità" italina e siamo responsabili della legge intercettazione di Berslusconi acnhe se ci opponiamo?

Anonimo ha detto...

Sì: "Boicottare Israele? Due pareri a confronto"

Anonimo ha detto...

Scrivere una frase come questa ("Non si può far parte di una comunità e non essere responsabili di quanto questa comunità fa"), non significa aderire alla tesi dela "colpa collettiva"? Che è stata usata da sempre proprio contro gli ebrei, considerati tutti - come popolo - colpevoli dell'uccisione di Cristo. E questa idea di colpa collettiva nell'uccisione di Cristo non è una delle fonti dell'antisemitismo?

Anonimo ha detto...

Massimooooooo, la manovra c'è!!! In piazza sabato?

saturninox ha detto...

@ anonimo
Non so se a te è successo di andare all'estero. A me si, e parlando con degli autoctoni, la frase più ricorrente era "ma come fate voi italiani..." condita con uno sguardo di compatimento. Il negare una cosa non significa che non esista. A me da molto fastidio essere accomunato a berlusconi e visto come uno che condivide le scelte politiche di quest'ultimo. MA è un dato di fatto, che mi piaccia o meno. E penso che una parte di responsabilità del successo del dittatorello televisivo sia anche di chi non l'ha combattuto, ma ha permesso che sul piano culturale questi potesse piantare radici e crescere. Quando abbiamo permesso ad una banda di burocrati di stabilizzarsi nella pubblica amministrazione, o nei cda delle municipalizzate. Questo penso che valga anche per gli israeliani. E tu fai il classico slittamento "israele/ebreo" che di fatto impedisce qualsiasi critica. Ripeto la domanda: è possibile criticare Israele?

Massimo zesi

Unknown ha detto...

Approvo tutto, per filo e per segno, quanto detto da Massimo. Bravo!
Gino Folletti

Anonimo ha detto...

Gino, tu credi di essere colpevole per le leggi che sta emanando Berlusconi? Quando andrai all'estero accetterai di essere considerato un "italiano", quindi un berlusconiano, quindi un nemico della democrazia, quindi un co-autore di leggi da macelleria sociale? Ritieni di far parte di una collettività o comunità, quella italiana, colpevole TUTTA, senza distinzioni, della politica del governo italiano? Colpevole tutta vuol dire che sei colpevole anche tu. Oppure vorresti che ti venisse riconosciuto che sei un avversario di Berlusconi, che con lui non hai nulla da spartire, e che anzi sei uno degli italiani che cercano di liberarsi di Berlusconi? Quando andrai all'estero, ameresti venire "boicottato", additato al disprezzo come un italiano, ergo come un complice di Berlusconi? E non solo tu, ma anche i tuoi congiunti? Come reagiresti se subissi questo trattamento? Non rivendicheresti le tue battaglie antiberlusconiane? Non penseresti che in Europa non capiscono nulla dell'Italia, se addirittura ritengono te colpevole di ciò che fa Berlusconi?
pm
P.S. Visto che è stato citato Tradardi, volete chiedergli che cosa pensa dell'organizzatore delle cene palestinesi? Chiedeteglielo, e magari qualcuno riuscirà a togliersi le fette di salame dagli occhi.

Anonimo ha detto...

Mi scuso perché come al solito arrivo in ritardo, ma la discussione mi sembra molto interessante e propongo se possibile di continuarla postando l'argomento tra quelli di testa del blog.
Credo che il boicottaggio sia l'unica arma oggi efficace contro la politica disumana dello stato di Israele e le polemiche sull'antisemitissmo creano solo confusione e sono spesso pretestuose per coprire questa politica. I primi antsemiti sono i governanti israeliani.Un'altra cosa che vorrei rimarcare è l'invincibile tendenza alla divisione della sinistra italiana, che si manifesta anche qui nelle polemiche sulle "cene palestinesi": ognuno pensa di aver trovato l'unico modo giusto di azione e tutti gli altri diventano degli imbecilli che non capiscono niente.
doc

Simone Capula ha detto...

Ho consigliato il libro di Carminati-Tradardi, perchè, come sta avvenendo in questa discussione, si fa molta confusione nel capire bene che è un boicottaggio. Deve essere un boicottaggio culturale-militare-industriale, penso che il culturale iniziale sia fondamentale,ma bisogna discutere dopo aver capito, nel mio caso ho appena iniziato a capire.
Per quanto mi riguarda, forse è importante incontrare gli autori di questo libro e sentire la loro posizione per mettere un primo tassello.
Chi fosse interessato batta un colpo e si può pensare di chiedere a Diana e Alfredo di venire a fare un incontro, un racconto di ciò che stanno facendo e vivendo sulla loro pelle.
Scusate ma mi pare che spesso Noi sul blog discutiamo troppo sul sentito dire e letto sui giornali, per non cadere nella chiacchera dobbiamo iniziare a fare tavole tematiche (anche con poca gente), su diversi temi. Forse partendio da un tema enorme comeil boicottaggio a Israele possiamo arrivare a capire qualcosa di più dei nostri miseri problemi locali.
Simone è a disposizione per organizzare un incontro sulla Palestina con una limonata e un po' di pane azimo.
Un abbraccio a tutti
Simone Capula

saturninox ha detto...

@ anonimo

non confondere la responsabilità individuale con la reponsabilità collettiva. In germania il popolo tedesco ha elaborato la propria responsabilità di aver partorito il nazismo, con un processo lungo e difficile, ma che è stato fatto. In Italia invece molto meno. Il solito opportunismo italiano ha fatto si che fino al 25 aprile gli italiani erano fasciti, dopo anti. Penso che sia una colpa degli italiani nel loro complesso, aver lasciato che un'ideale razzista e violento potesse comandare. Leggiti Levi, su questo. Poi soggettivamente le posizioni posso e per fortuna sono diverse. MA ciò non toglie che facciamoparte di una comunità, e non è possibile riconoscersi solo nei tratti che ci piacciono. Noi siuamo anche dei puttanieri, dei corruttibili, siamo anche quelli che "tengono famiglia". Il boicottaggio mette tutti di fronte ad una responsabilità collettiva, non permettendo autoassoluzioni. Per chiudere io non penso che i palestinesi abbiano ragione a prescindere. MA da questo a giustificare azioni israeliane che sono fuori da qualsiasi norma di diritto internazionale, ce ne corre.

Anonimo ha detto...

Mi fa piacere che la mia risposta (senza controrisposta, che io sappia) alla Donattini abbia suscitato un po' di dibattito fra gli amici del blog.
Non voglio rispondere "analiticamente", ovvero a ciascun singolo interventi, ma ci terrei a sottolineare tre punti:
1. Le critiche più dure (intendo fondate, non farneticanti) ad Israele, al punto da mettere in dubbio l'opportunità della sua edificazione, vengono proprio dagli ebrei, che non sono tutti "sionisti". E non solo dagli ebrei della diaspora: anche in Israele vi sono giovani che rifiutano il modello sionista dello stato "di fatto" etnico-confessionale (la più grande preoccupazione di Israele riguarda la demografia, il rischio di finire sotto nei numeri). A tal proposito, credo di aver dato il mio contributo "senza se e senza ma" nel cap. V del mio Ius Migrandi [Torino, Bollati Boringhieri, 2004. N.d.r], che continua a circolare e far discutere gli ebrei, mentre i palestinesi e i loro "amici" italiani non mi hanno mai contattato per una discussione che potrebbe contenere verità per loro scomode;
2. quanto al boicottaggio degli intellettuali, la sua stupidità è talmente evidente che non vale la pena spenderci troppe parole. Io vado sovente all'estero, e per fortuna le persone che incontro sono così educate (intelligenti?) da non avanzare neppure il dubbio che io sia responsabile delle scelte della destra italiana. Anzi, invece di boicottarmi, mi invitano più volentieri per capire e approfondire, e tra il serio e il faceto mi dicono che se da noi si ritornasse al giuramento per i prof., un qualche contratto nelle loro università me lo troverebbero pure!
Quanto al boicottaggio commerciale, lo riconoscono, è altra cosa, e potrebbe avere i suoi effetti come forma di pressione. ma non dimentichiamoci che i primi ad essere licenziati sarebbero gli arabi israeliani e i palestinesi che occupano i posti più bassi nella piramide sociale israeliana. E soprattutto lasciamo perdere, per favore, l'argomento del complesso economico-militare-culturale ecc. Primo, se c'è, c'è in tutti i paesi: avete presente che fanno le ambasciate e gli istituti di cultura italiani? Secondo, sa tanto di complotto giudaico-plutocratico-massonico...

3. Nulla contro le cene palestinesi, ma sarebbe opportuno fossero accompagnate da momenti di vera discussione senza preconcetti. Si tratta non solo di scaldarsi il cuore sapendo di essere a priori tutti d'accordo ma di pensare a soluzioni, di capire di più, di leggere cose diverse, di scontrarsi con critiche che derivano dalla molteplicità stessa dei punti di vista... l'unanimismo in cerchie ristrette le trasforma in sette. E poi mi piacerebbe vedere lo stesso impegno quando si tratta di opporsi ai poteri presenti sul nostro territorio, ai loro abusi, quando insomma si tratta di metterci davvero la faccia, magari pagandone qualche conseguenza, anche se per cose forse di minor conto. Altrimenti aveva ragione Matteotti quando criticava le grande mangiate che fin da allora sostituivano la discussione seria all'interno del partito socialista...
Ermanno VITALE

Anonimo ha detto...

Caro doc,
purtroppo l'antisemitismo è in forte crescita in Europa,proprio nel cuore dell'Europa. Basta vedere i risultati di recenti elezioni. L'antisemitismo è antico, non è mai scomparso, e ora riemerge alla grande. E riemerge in partiti di estrema destra, qelli che verranno tra poco ad aspettare sotto casa noi "comunisti", se non stiamo attenti. Sarei molto contentoe rassicurato se i discorsi sull'antisemitismo fossero solo "confusione" e "pretesto". Purtroppo l'antisemitismo esiste, è in espansione, e, lo ripeto, è un cavallo di battaglia dell'estrema destra europea, quella che potrebbe seppellirci tutti per una seconda volta.
E caro saturninox, anche l'idea di comunità, a cui molti di noi forse sono affezionati, è una nozione insidiosa, non a caso molto coltivata dai nazisti. L'idea di comunità è sempre a rischio di distruggere i diritti dell'uono, che sono diritti individuali, del singolo individuo, che deve essere protetto dal rischio che la comunità lo schiacci.
pm

Anonimo ha detto...

Lidea di responsabilità collettiva è atroce. Non a caso è respinta dal diritto internazionale. Mi stupisco che chi la usa non si renda conto dei pericoli che comporta, non capisca dove possa condurre. Vogliamo essere più arretrati del diritto internazionale?
ciop

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo sulla proposta di Simone di invitare Tradardi e pronto a collaborare per l'organizzazione. Riguardo al boicottaggio culturale, ho anch'io dei dubbi, anche perché continuo a leggere i romanzi di Oz, Yehoshua e a vedere i film di quel grande regista che è Amos Gitai. E ho incontrato molti ebrei israeliani contrari alla politica del loro paese contro i palestinesi. Quanto al fatto che i primi a subire le conseguenze del boicottaggio sarebbero i palestinesi, devo dire che sono già ridotti oggi alla fame: Israele ha fatto venire dai paesi dell'est europa milioni di immigrati (spesso neppure ebrei) per sostituirli (importando così paradossalmente anche dei neo nazisti) e ha costruito un muro per isolare totalmente i palestinesi e farli letteralmente morire di fame.
doc

Anonimo ha detto...

Ma figurati se i tedeschi hanno "elaborato"! Leggetevi l'amarezza non solo Levi ma anche Jean Amery (Hans Mayer, quello di Intellettuale ad Auschwitz) prima di trinciare giudizi. Organizziamo pure un incontro sulla palestina, ma un paio di invitati al tavolo li scelgo io... o pensate sia sconveniente? Certo, mi rendo conto, è difficile affrontare persone che hanno idee magari decisamente diverse, in una situazione che può scuotere le certezze che ognuno si è costruito. Ma il bello è presentare un lavoro su Cagol di fronte a Matola, all'Aska son tutti capaci...
Ermanno

saturninox ha detto...

come centro otelli non vedo problemi a organizzare una serata. decidiamola.

Massimo Zesi

Anonimo ha detto...

Cari amici, permettetemi di notare, a margine, una cosa un po' strana. Israele
accende una discussione vivace, gli operai della Vinyls, a quanto pare no. La
loro lotta, sul campo e non in contumacia, è uno sforzo d'innovazione, perché
dove si perde il lavoro lo sciopero è un'arma definitivamente spuntata. Ci
sarebbero tante cose da dire... ma questi non tirano né sassi né missili
(pensate che si sono persino autotassati per far partire una famiglia
marocchina che aveva perso il volo a causa del loro blocco a Alghero).
Che cosa
farebbe un Gandhi in palestina, ve lo siete mai chiesto?
Ermanno

Simone Capula ha detto...

DAL sito de L'UNITA'
Gaza, raid aereo di Israele: 6 morti. Flotta ong cerca di portare aiuti

L'esercito israeliano ha sferrato nella notte un duplice raid aereo su Gaza. Sei palestinesi sono morti nel crollo di un tunnel alla frontiera tra la Striscia di Gaza e l'Egitto; i feriti sarebbero dodici. A riferirlo, fonti mediche di Gaza. Secondo alcuni testimoni, il crollo sarebbe stato provocato dall'esplosione di alcune bombole del gas. Il raid è avvenuto nel settore dell'aeroporto in disuso di Gaza, a Rafah, nel sud della Striscia.

I tunnel sono utilizzati per il contrabbando di armi e carburante, ma anche per il trasporto di viveri, visto il blocco operato da Israele da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia, nel giugno del 2007. Da allora, più di cento palestinesi sono morti in circostanze analoghe, con i tunnel spesso bombardati dalle forze israeliane.

Un portavoce militare a Tel Aviv ha spiegato che si è trattato di una ritorsione dopo il lancio, avvenuto la scorsa notte, di due razzi dal nord della Striscia di Gaza verso la città israeliana di Ashqelon. Quell'attacco non aveva provocato vittime né danni.
Nelle ultime due settimane questi incidenti di confine hanno assunto un carattere pressoché quotidiano.

Gli aiuti umanitari
Freedom Flotilla, il convoglio di 6 navi che intende rompere l'assedio di Gaza sfidando il blocco israeliano, ha lasciato le coste libanesi dove era rimasta bloccata. Le navi, guidate da una nave turca con più di 600 a bordo, sono state per giorni ancorate in acque internazionali al largo di Cipro. Le navi portano più di 700 passeggeri di 40 nazionalità diverse e vogliono consegnare 10mila tonnellate di aiuti umanitari, tra cui cemento, medicine, generi alimentari, e altri beni fondamentali per la popolazione di Gaza. A bordo anche case prefabbricate, 500 sedie a rotelle elettriche e cinque parlamentari (di Irlanda, Italia, Svezia, Norvegia e Bukgaria) oltre a esponenti di ong, associazioni e semplici cittadini filo-palestinesi intenzionati a forzare il blocco di aiuti umanitari a Gaza. L'obiettivo della spedizione, salpata giovedì dalla Turchia, è rompere l'assedio a Gaza e introdurre materiale. Le autorità israeliane hanno minacciato di utilizzare la forza se i militanti insisteranno nel tentativo di avvicinarsi alle coste; e avvertito che rischiano arresto, espulsione e la confisca del carico. Per la Berlin, Israele rischia il disastro mediatico se tenterà di intercettare gli attivisti: «L'unico scenario che ha qualche senso per loro è smetterla di fare i 'bullì del Medio Oriente e lasciarci passare». Lo stato ebraico prevede, se i mezzi navali si rifiuteranno di tornare indietro, di riorientarle verso il porto israeliano di Ashdod, a sud di Tel Aviv e poi rispedire i militanti nei loro Paesi. Secondo Tsahal, dopo un controllo di sicurezza il carico sarà inviato a Gaza per essere distribuito. .

L'assedio israeliano alla Gaza, in vigore dal 2007, finirà presto anche se Israele riuscirà a bloccare la "Flottiglia di Pace" a largo delle coste della Striscia. A sostenerlo è stato il capo del governo Hamas della Striscia di Gaza, Ismail Haniye, in una conferenza stampa al porto di Gaza. Il significato della Flottiglia, ha detto Haniye, è che «il mondo intero si oppone all'assedio». «Se gli occupanti israeliani si comporteranno come pirati, noi vinceremo», ha aggiunto. Il leader di Hamas ha chiesto un intervento internazionale «per sostenere la Flottiglia e affrontare la pirateria di Israele». La Flottiglia, ha detto ancora Haniye «è un momento storico per la fine dell'assedio». «Se Israele impedirà alle navi di arrivare a Gaza - ha proseguito ancora il 'premier' della Striscia - sarà un vero scandalo mediatico internazionale, e incoraggerà ancora più flottiglie a rompere l'assedio».

Simone Capula ha detto...

Dal sito de Repubblica
Israele assalta navi pacifiste.

"Almeno 15 morti", proteste
L'azione della marina israeliana nella notte contro il convoglio Freedom Flotilla che si stava dirigendo verso la Striscia per forzare il blocco e portare aiuti umanitari. I militari hanno sparato, le vittime sono almeno 15 secondo i volontari a bordo ma il bilancio potrebbe salire. Censura militare su morti e feriti. La denuncia delle ong: "Assalto illegale in acque internazionali". Protesta ufficiale di Ankara, che convoca l'ambasciatore. Attaccata l'ambasciata di Israele a Istanbul, Hamas chiama all'Intifada "contro le ambasciate"

Simone Capula ha detto...

Da La Stampa

La nave turca trasportava aiuti per la popolazione di Gaza. Ora
si teme un'escalation di violenza
Ankara: «Attacco inaccettabile»
GERUSALEMME
Almeno dieci persone sono morte e una trentina sono rimaste ferite quando tre unità della marina israeliana hanno intercettato e attaccato una imbarcazione turca della «Freedom Flotilla», la missione di organizzazioni non governative internazionale partita ieri dal porto cipriota di Nicosia con aiuti umanitari per i palestinesi di Gaza. È quanto ha riferito la televisione israeliana.

Secondo una ong turca, le vittime sarebbe invece almeno due. Un bilancio, quest’ultimo, riferito questa mattina anche dall’emittente satellitare al Jazeera e dalla tv turca NTV, secondo le quali sono stati uditi numerosi colpi d’arma da fuoco. Tra i feriti, alcuni dei quali sono già stati trasferiti in ospedale, ci sarebbe il capitano della nave assaltata. In Siria, intanto, otto gruppi palestinesi con base a Damasco hanno chiesto agli stati arabi e musulmani di dare supporto alla «Flotilla» ed hanno avvertito Israele di evitare «ogni sciocchezza per ostacolare le navi».

«Ciò potrebbe creare nuove tensioni e imprevedibili reazioni», hanno fatto sapere i gruppi palestinesi, tra cui Hamas e Jihad islamica. Per arrivare nell’enclave palestinese, le sei navi, con a bordo 700 pacifisti pro-palestinesi e 10.000 tonnellate di aiuti umanitari, devono superare il blocco israeliano. Secondo il governo dello Stato ebraico, le imbarcazioni pacifiste della «Freedom Flotilla», dirette verso la Striscia di Gaza «sono una provocazione». «Abbiamo la ferma intenzione di arrivare a Gaza malgrado le intimidazioni e le minacce di violenza che abbiamo ricevuto», aveva detto ieri uno degli organizzatori della «Freedom Flotilla».

Dopo l'assalto alla nave turca, la radio pubblica israeliana ha annunciato questa mattina che la censura militare ha proibito la diffusione di qualsiasi informazione su morti e feriti trasferiti negli ospedali di Israele. La radio pubblica israeliana ha precisato che non dispone di informazioni sul trasferimento dei feriti in ospedali israeliani. Ma numerosi centri sanitari dello Stato ebraico hanno ricevuto l’ordine di prepararsi ad accogliere un numero elevato di feriti.

Il governo di Ankara, che ha convocato l’ambasciatore israeliano, ha definito «inaccettabile» l’attacco israeliano contro la flotta umanitaria e ha messo in guardia da «irreparabili conseguenze». Intanto il movimento islamico Hamas esorta arabi e musulmani di tutto il mondo a «elevare la protesta» dinanzi alle ambasciate israeliane di tutto il mondo, mentre la polizia israeliana ha alzato il livello di allerta in Israele per far fronte a «eventuali disordini» da parte di arabi israeliani.

saturninox ha detto...

dai simone, saranno notizie antisemite. Figurati se Israele attua dei comportamenti non consoni al diritto internazionale. E poi in fondo ha dato lavoro agli operai palestinesi che lavorano per le ditte israeline di rottamazione navi.

Simone ha detto...

Caro Saturnino bisogna aspettare argomentazioni e indicazioni dagli intellettuali, prima di osare una campagna di boicottaggio e di informazione, noi siamo al massimo capaci di fare uno spettacolino davati a qualche marginale occupante.
Non siamo in grado di fare grandi lezioni davanti a manipoli di futuri intellettuali organici che hanno studiato nelle nostre efficienti università italiane

Anonimo ha detto...

“Verrà il tempo in cui i responsabili dei crimini contro l’umanità che hanno accompagnato il conflitto israelo-palestinese e altri conflitti in questo passaggio d’epoca, saranno chiamati a rispondere davanti ai tribunali degli uomini o della storia, accompagnati dai loro complici e da quanti in Occidente hanno scelto il silenzio, la viltà e l’opportunismo.”

Anonimo ha detto...

Vorrei far osservare ai soloni che pontificano su questo argomento:
- che l'assalto a una nave in acque internazionali è un atto di pirateria;
- che uccidere 20 persone durante l'assalto è un atto criminale;
- che l'atto di pirateria criminale è un intervento ufficiale di Israele;
- che il comportamento criminale è aggravato da un motivo abbietto: impedire che il popolo martoriato di Gaza abbia un sollievo con l'arrivo di alimentari, medicinali e cemento.

Unknown ha detto...

Il post precedente mi è andato giù incompleto. Ora proseguo:
- le colonie israeliane in Palestina, cosa sono se non un atto di pirateria?
- le esecuzioni mirate cosa sono se non un atto criminale?

Soloni, vorrei una risposta centrata, senza parlare di massimi sistemi trattandosi di banale criminalità.
Gino

Frediano ha detto...

Mi ero astenuto da commentare il post di un paio di giorni fa sull'opportunità di boicottaggio nei confronti di Israele. Per motivi di tempo non sono riuscito neanche a leggere i numerosi commenti. Per cui mi scuso se dico delle cose che qualcun altro ha già detto.
Molto semplicemente voglio ricordare che, se non ricordo male nel 1989-1990, promossi a livello locale la campagna di boicottaggio nei confronti del Sudafrica, con annessa raccolta di firme nazionale per la scarcerazione del compagno Nelson Mandela. All'epoca sembrava normale che si boicottasse una nazione che aveva fatto per lunghissimi anni della segregazione razziale la regola della sua esistenza. In una parete del Centro Otelli, c'è ancora una foto in bianco e nero che ritraeva il rappresentante in Italia dell African National Congress, oltre a Beppe Reburdo, mitico coordinatore dei comitati per la pace piemontesi. Con quelle azioni, fra l'altro, riuscimmo a far concedere all'amminisrazione comunale dell'epoca (era un pentapartito pre-tangentopoli), la cittadinanza chivassese onoraria a Nelson: qualcuno ancora se ne ricorda?
Adesso a quanto pare c'è che si preoccupa degli effetti di un boicottaggio. Non mi sembra che, nel caso sudafricano, nessuno avesse posto una questione del genere. Anzi: il boicottaggio internazionale era visto come un'occasione per portare agli onori della cronaca la questione di un paese lontano, martoriatoo dalla violenza,dall'aparthaid e dallo sfruttiamento.
Che cosa bisogna fare x aiutare il popolo palestinese? Come è possibile farsi dei problemi con un governo che non esita a prendere a mitragliate una imbarcazione che porta degli aiuti umanitari? Vogliamo proprio che tutti i palestinesi divebtino dei kamikazze filoislamici? E' questo che vogliamo?
Il boicottaggio non è da intendersi come una misura contro tutti gli israeliani. Anch'io so dell'esistenza dei pacifisti israeliani, dei refuznik (renitenti e obiettori alla leva militare), e di tanti compagni israeliani che sono contro le occupazioni, ma queste persone, a cui va tutta la mia ammirazione, sono in quel paese una minoranza, governata da un governo assassino. E i governi assassini si combattono ANCHE con i boicottaggi internazionali.
Frediano Dutto

Anonimo ha detto...

1) Trovo stupide le ironie su Vitale, che immagino venga ritenuto "colpevole" di leggere e scrivere libri. Devo essermi perso l'ultima svolta della sinistra, quella anti-culturale. Potremmo cominciare a parlare di "culturame" (Scelba) e di "intellettuali dei miei stivali" (Craxi).
2) Non sapevo che la Turchia fosse diventata un modello per la sinistra.Ma forse è colpa mia, che sono fermo alle civilissime prigioni turche di "Fuga di mezzanotte"
3) Avevo scritto un post a commento dell'intervento di Fredy. Il post è scomparso. Ne ripeto in breve il contenuto. Protestiamo energicamente contro Israele. Ma a sinistra non vedo nessuno che organizza proteste contro la Cina, la Russia,l'Arabia Saudita. Eppure sono paesi che violano i diritti umani al loro interno e fuori: Perché? Forse perché sono tre pesi troppo grossi, commerciano con noi, e hanno petrolio e gas, che ci servono. Sarebbe imbarazzante protestare contro di loro. Invece protestare contro un paese di pochi milioni di abitanti è più facile: possiamo fare a meno dei pompelmi israeliani, ma non possiamo fare a meno del gas e del petrolio russo e saudita. Anche qui devo essermi perso qualcosa: la svolta "cinica", o "furbetta", della sinistra.
pm

Anonimo ha detto...

Aggiungo: la Turchia, che ora sembriamo ammirare come se fosse Cuba, non è lo stesso paese che opprime i curdi? E quindi quale autorevolezza possiamo riconoscerle quanto a rispetto dei diritti imani? O forse mi sono perso anche una eventuale svolta positiva della politica turca verso i curdi?
pm

saturninox ha detto...

Francamente non ho trovato in nessuno dei post un sostegno alla turchia. Mi indichi dove questo è contenuto? E' evidente che i diritti umani non sono rispettati in molti paesi del mondo, l'elenco che hai fatto copre solo una minima parte dell'esistente, Italia compresa. Non penso quindi che si tratti di dire o tutti o nessuno, altrimenti il risultato sarebbe mai. Non è posssibile negare che ci sia però una differenza tra quelli che hai indicato e israele. Israele si picca di essere una democrazia, e in molti casi l'ha anche dimostrato. E questo aspetto che stona molto, nel quadro mediorientale. Poi nonsottovalutare il problema israelle che non è solo pompelmi o altre amenità. Israele è la madre di tutte le difficoltà che ci sono nella zona mediorientale. E' un prblema che ha le stesse dimensioni di altre crisi mondiali, vuoi solo per la presenza di armi nucleari in quello scenario. Non puoi non vedere come Israele sia stato costantemete sostenuto dagli usa, e come dal problema israeliano siano discesi tutti i problemi di quell'area. Resta poi un problema, al quale nessuno mi risponde: è possibile criticare israele? se fosse successo in italia un massacro di 9 persone, con colpi di alla testa da distanza ravvicinata, cosa avreste detto?

saturninox ha detto...

ps. il tuo post non è soparito, è solo nell'altra discussione sulla palestina..

Lupo de lupi ha detto...

Mi pare che si stia un po' troppo spostando la discussione, sui problemi turchi anzichè su israele e palestina, poi non c'è solo il Prof. Vitale che legge e scrive, che visto che è così valido intellettualmente potrà anche difendersi da solo senza che lo faccia Meaglia.
Pare che Vitale sia l'unico "intelletuale" a Chivasso lo si interpella e lui non se lo fa dire due volte, su ogni argomento. Il suo intervento più interessante nell'ultimo periodo è quello sulle mense scolastiche a Casalborgone. Per fortuna degli abitanti di Casalborgone hanno un grande intellettuale che può spiegare che succede lì da quelle parti, ad esempio a Caluso non l'hanno e tutti son molto preoccupati, infatti ci sono molti incontri per dare la cittadinaza onoraria a Caluso al Prof. Vitale.

Anonimo ha detto...

Le critiche non mi
feriscono, figuriamoci, sono il mio pane quotidiano (farne e riceverne). Ma io
non faccio battute da bar dello sport sui vostri lavori... mi sarebbe talmente
facile, ma il trash non è il mio genere.
io porto argomenti, siete voi che, non sapendo rispondere, vi rifugiate in
comodi stereotipi. e in una forma ipocrita di indignazione a buon mercato. E'
solo banale criminalità, per carità, non parliamo di geopolitica allora,
chiamate i carabinieri!
Vi siete mai chiesti perché Hegel definiva la storia un bancone da macellaio?
Israele non esisteva ancora... già, ma questo è culturame. Vi lascio nelle
vostre ferme convinzioni, ricordando una famosa frase-confessione di Bobbio:
Detesto i fanatici con tutta l'anima.
e.v.

Anonimo ha detto...

Visto che sono stato citato da Lupo de Lupi, gli rispondo velocemente:
1. Ovviamente Lupo de Lupi non si firma: è molto coraggioso "ululare" di nascosto.
2. se Lupo crede che le mense scolastiche siano un problema di poco conto, allora non sa cosa sta avvenendo nella scuola italiana. Potrebbe informarsi (non è difficile, ne parlano tutti)e capirebbe perché è giusto occuparsene.
piero meaglia

Anonimo ha detto...

Dimenticavo: "intellettuale" si scrive con due "t". C'è anche sul vocabolario di italiano, sai quel librone che ci facevano usare da piccoli a scuola. Ti ricordi?
pm

Anonimo ha detto...

In assenza di notizie sufficientemente attendibili, io credo innanzitutto che
sarebbe bene tentare di riflettere sulla base dei pochi elementi che abbiamo,
distinguendo tra QUESTO FATTO e la situazione mediorientale nel suo complesso.
Se poi qualcuno vuole sproloquiare, parlare di traditori ecc. ecc. , perché lo
fa sentire meglio, liberissimo, ma lo trovo scarsamente interessante. Lanciare
anatemi o fatwa è proprio dei fanatici. Arringare la folla senza argomenti è
proprio dei demagoghi, di cui di solito ci lamentiamo.
Detto questo, mi sembra che, allo stato dei fatti, possiamo azzardare a dire
che:

1. Israele ha fatto un uso assolutamente abnorme della forza, commettendo un
errore politico madornale, dovuto probabilmente al fatto che è un paese in
guerra da moltissimo tempo, in cui l'esercito ha assunto un ruolo politico
preponderante. E un esercito non può per sua natura trovare soluzioni
politiche. Isolare Israele e affidarne la sicurezza al suo esercito è il
peggior errore che si possa compiere, da tutti i punti di vista.

2. tuttavia, credo che solo gli ingenui o le persone in malafede possano
credere davvero che lo scopo principe della Flotilla fosse quello di portare
aiuti umanitari: lo scopo (legittimo) è in tutta evidenza quello di sollevare
la questione del blocco navale israeliano.

3. anche sul ruolo della Turchia occorrerebbe interrogarsi di più. Qual è
esattamente il suo ruolo nella vicenda? Guardate la carta geografica e forse
capirete che una sindrome da accerchiamento come movente strategico di questa
risposta militare [di Israele], per quanto alla fine autolesionistica, non è un'ipotesi
totalmente infondata.

4. Israele è uno stato che risponde come tutti gli altri innanzitutto a quella
che ritiene essere la sua "ragion di stato". Se ci pensate bene, purtroppo non si
salva nessuno. Vi ricordo solo che al G-8 di genova i morti avrebbero potuto
benissimo essere tanti quanti sono stati provocati dall'assalto israeliano.
Allora anche l'Italia è uno stato criminale. E il povero elettricista
brasiliano ucciso a Londra perché scambiato per terrorista? e stiamo parlando
di democrazie mature...

5. mi pare che sul boicottaggio culturale siamo quasi tutti d'accordo che è
una fesseria. Resta quello commerciale, che indubbiamente può essere una forma
di pressione. Ma non da oggi si dice che le sanzioni internazionali di solito
colpiscono nel mucchio, e rinsaldano lo spirito nazionalistico e i governanti
autoritari. E' paradossalmente proprio quello che non capiscono gli israeliani
nei confronti di Gaza: i cui abitanti sono ridotti così male che non hanno più nulla da
perdere. Resta loro l'orgoglio di non cedere. Vogliamo applicare a Israele lo
stesso metodo per cui condanniamo Israele?
Il Sudafrica era un paese in cui una minoranza fuori del tempo opprimeva una
maggioranza: l'analogia con israele è fuorviante.
Questi sono gli argomenti di un "traditore", lo so, difficili da digerire.
Pensate che qualcosa del genere mi hanno detto dalla sponda opposta leggendo il
mio Ius migrandi (però lo hanno letto, hanno fatto un onesto sforzo
intellettuale). Certo la cena palestinese si metabolizza meglio e non affatica
la vista.
e.v.

Anonimo ha detto...

Al G-8 avrebbero potuto esserlo, ma non lo sono stati

saturninox ha detto...

Beh, almeno qualche punto di condivisione è stato raggiunto
Il primo: Israele ha agito furi dal diritto e con metodi esagerati.

Nelle ultime osservazioni di Vitale non capisco la distinzione tra il portare aiuti e la parte politica, di mettere sul tavolo il blocco che subisce gaza. Messa così sembra un problema, mentre per me la seconda è più importante della prima.

Sul resto, tutto condivisibile, ma resta un problema: se la flottilla non fosse partita, quali altre iniziative avrebbero posto il problema? DOve sono le proposte alternative al boicottaggio ad israele? Non si vuole fare il boicottaggio perchè non serve, ma allora lasciamo che gaza continui ad essere la più grande prigione a cielo aperto del mondo? Francamente lasciare ai potenti del mondo il compito di risolvere questa crisi (scusa ma quando una cosa dura da più di 60 anni è ancora una crisi?) non mi pare che dia risultati apprezzabili. Forse, oltre a dire cosa non bisogna fare, mi piacerebbe sentire cosa si dovrebbe fare.

PS. per quanto riguarda la turchia, gli eventi potrebbero anche dimostrare cosa significa non accettarla in europa. Il rimandare l'ingresso rafforz le spinte ad essere una forza trainante in medioriente, con tutto quello che ne consegue.

PPS Ebbene si Vitale, a volte le democrazie mature compionio atti da terroristi. te ne stupisci?

elena graziosi ha detto...

Non ho alcuna intenzione di entrare in una polemica che non mi interessa.Io agisco e credo in ciò per cui mi batto.Due sole brevi considerazioni: le cene palestinesi non sono un pretesto per assaggiare piatti poco conosciuti, ma, con il ricavato, il nostro Comitato, che per altro si spende senza propagandarlo ai quattro venti, mantiene in vita un preziosissimo ambulatorio a Marda, villaggio vicino a Betlemme, privato COMPLETAMENTE da anni di ogni struttura sanitaria per i Palestinesi che non hanno la possibilità di curarsi e di accedere agli ospedali,certo non per scelta o volontà loro; vorrei,inoltre, consigliare CALDAMENTE a chi dimostra tanto scetticismo, prudenza ideologica, obiettività ammirevole, un breve soggiorno in Terra di Palestina ed una visita ad un qualunque campo profughi.Io, al rientro da due viaggi molti anni addietro, non ero più la stessa di quando ero partita.E scelsi da che parte stare e a chi dedicare le mie modestissime energie.Un saluto a tutti.Elena Graziosi