Una curiosa concezione della trasparenza...


Sul sito del Comune di Chivasso il 9 aprile è comparsa la seguente informazione:
Commissione per l'Assetto ed uso del Territorio e l'Ambiente
Martedí 13 aprile 2010 - ore 14.30  Sala Ufficio Tecnico - 2° piano
- Adozione documenti integrativi e sostitutivi inerenti il progetto definitivo del PPE in variante del vigente P.R.G.C. ai sensi art. 10 comma 6 della L.R. 56/77 e s.m. e i. relativo alle aree 4.11 e 5.25 (Area Mauriziano)
- Individuazione di fabbricato ai sensi L.R. 20/9 art.4 comma 1 per intervento di demolizione e ricostruzione in via Don Giulio Isola n. 5.
- Approvazione variante al vigente P.R.G.C. ai sensi dell'art. 17 comma 8 della L.R. 56/77 e s.m. e i. per rettifica ed adeguamento degli interventi infrastrutturali realizzati nell'ambito della linea ferroviaria alta capacità Torino -Novara.
Il Presidente Commissione Territorio (Geom. Domenico CICONTE) Pubblicato il 9 aprile 2010
Come tutte le commissioni consiliari, la Commissione per l'assetto e l'uso [ovvero il cattivo uso] del territorio è aperta al pubblico, che può partecipare ma non intervenire (Regolamento del consiglio e delle commissioni, art. 100, commi 4 e 10). Qualche osservazione.

1) A conferma della curiosa concezione della trasparenza e della democrazia dell’Amministrazione comunale, l’avviso è comparso sul sito del Comune il 9 aprile, cioè appena 4 giorni prima della seduta della commissione. Se un cittadino intende assistere alla commissione - avendo magari un interesse diretto per un intervento urbanistico trattato in quella seduta – è praticamente costretto a tenere d’occhio il sito del Comune tutti i giorni per non farsi sfuggire l’informazione. Possibile che l’informazione non possa comparire sul sito almeno una settimana o dieci giorni prima? Il presidente della commissione non ci vorrà far credere che una settimana o dieci giorni prima non sa ancora che convocherà la commissione? In commissione vengono presentati bozze di delibere che riguardano complesse questioni urbanistiche e che non a caso sono accompagnate da pile di allegati: il presidente della commissione e l’assessore all’urbanistica probabilmente se ne stanno occupando da mesi. Perché allora la convocazione della commissione avviene quattro giorni prima?

2) La commissione si riunisce, come quasi sempre, alle 14,30. L’ora sembra scelta apposta per rendere difficile la partecipazione dei cittadini che lavorano. Le sedute non si potrebbero svolgere nel tardo pomeriggio? Riunirsi alle 14,30 forse va bene per un professionista come il presidente della commissione, il geometra Ciconte, ma non per chi a quell’ora si trova al lavoro. E non va bene neanche per i consiglieri comunali che non fanno parte della commissione ma che vorrebbero assistervi.

3) Questo è il trattamento riservato ai comuni cittadini. Ma non vengono trattati meglio i consiglieri comunali che fanno parte della commissione. I documenti di cui si parlerà il martedì in commissione vengono messi a loro disposizione, negli uffici comunali, il giovedì o il venerdì della settimana precedente. Cioè pochissimi giorni prima, nonostante si tratti a volte di documenti voluminosi e di non facile lettura. Anzi, i due consiglieri di minoranza – che non vivono d’aria, lavorano, si occupano dei figli, fanno la spesa, ecc. – debbono ogni volta cercare disperatamente di arrivare negli uffici comunali entro le 12 del venerdì, per ritirare le carte e potersele leggere con calma almeno nel fine settimana. Se non ci riescono, le ritireranno il lunedì o il martedì stesso e non avranno nemmeno più il tempo per una lettura approfondita. In queste condizioni come può la minoranza svolgere la funzione di controllo che le compete? Eppure il sindaco Matola qualche volta parla persino di democrazia. Saprà di cosa parla?

4) Il pubblico che assiste alle commissioni non ha diritto di parola (art. 100 comma 10). Ma per offrire ai cittadini una maggior possibilità di partecipazione il modo esiste. In base al regolamento i consiglieri che fanno parte della commissione possono «farsi assistere, durante i lavori, da esperti o consulenti esterni» (art. 100, comma 7). Tocca ai consiglieri di minoranza decidere se sfruttare questa opportunità. Che a ben vedere è una duplice opportunità: di avere l’assistenza di persone di fiducia e insieme di offrire loro una possibilità di partecipazione che altrimenti non avrebbero. Del resto, se decidessero di farsi assistere da esperti o consulenti, i consiglieri di minoranza non farebbero niente di diverso rispetto a ciò che fanno normalmente i loro colleghi di maggioranza: questi ultimi, infatti, fruiscono della consulenza «di fatto» (e dovuta) dei membri dell’ufficio tecnico comunale, che generalmente partecipano alle sedute per esporre i provvedimenti e rispondere alle domande di chiarimento.

5) Al primo punto dell’ordine del giorno compare l’ennesima puntata della lunga e complicata storia del grande intervento edilizio previsto ai confini del Mauriziano. Sui tanti misteri di questa storia, ce n’é uno di cui si è parlato poco. Come sembra ovvio, generalmente sono i costruttori o proprietari a elaborare a proprie spese il progetto: si tratta dei cosiddetti PEC. Anche le precedenti versioni del progetto Mauriziano erano dei PEC. Per ragioni che ai comuni mortali restano sconosciute, questa volta il Comune ha adottato lo strumento del PPE (Piano particolareggiato edilizio, art. 40, LR 56 / 77): è un progetto che non viene redatto dai costruttori o proprietari, ma dal Comune stesso, o meglio dai suoi uffici tecnici. La spesa quindi è del Comune: perché è stata fatta questa scelta? Non si sa. Però si sa che in questo modo il Comune diventa di fatto lo studio di progettazione dei costruttori, che immagino siano felici del risparmio. E una volta che il Comune si è assunto la funzione di ufficio progettazione per i privati, deve continuare a farlo. Se occorrono delle integrazioni è sempre il Comune che se ne occupa (a spese del contribuente). Se occorre apportare delle modifiche, magari richieste dalla Regione, è il Comune che provvede, a spese dei cittadini. Se occorre commissionare uno studio ad un libero professionista, è il Comune che gli paga la parcella, come è avvenuto per la relazione idrogeologica. E se ci sono complicazioni, è il Comune che si paga l’assistenza legale. Le associazioni ambientaliste hanno presentato un ricorso al TAR: se il Comune deciderà di farsi assistere da un avvocato, il suo onorario sarà pagato dal Comune medesimo. Che, in questo modo, oltre a quella di “progettista”, si assume anche la funzione di «studio legale» dei proprietari e costruttori. Il Comune potrebbe proseguire in questa nobile opera aprendo uno sportello per l’assistenza agli immobiliaristi bisognosi. In  fondo sono spesucce che a Chivasso ci possiamo permettere.
pm.

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