Sinsitra & Decrescita...

Vorrei rispondere a un militante della “sinistra radicale” che nega che essa sia oggi priva di idee. A suo avviso le idee ci sono, e ne elenca alcune: «No al nucleare, sì alle energie pulite e rinnovabili; No al consumo del territorio, sì al recupero dei centri storici;
Grandi opere intese come sistemazione del territorio e non nuove opere; Salario sociale per i disoccupati; leggi che impediscano le delocalizzazioni». Aggiungiamone pure altre, come il No alla privatizzazione dell’acqua e di altri beni comuni.
Alcune di queste (ad esempio: «No al consumo del territorio, sì al recupero dei centri storici; Grandi opere intese come sistemazione del territorio e non nuove opere») appartengono (non solo ma anche) al nuovo pensiero ambientalista, quello che a mio parere si ispira alla teoria della decrescita o a una delle sue varianti. E ho l’impressione che nella sinistra radicale queste idee non riescano ancora ad integrarsi con le sue tradizionali posizioni sulla questione del lavoro e della politica economica,
che invece mi appaiono «sviluppiste» e ispirate all’obiettivo della crescita. Voglio chiarire che ritengo ben comprensibile che queste idee persistano. Quando si va davanti ad una fabbrica automobilistica è difficile criticare gli incentivi alla «rottamazione» delle automobili e sostenere che la Fiat dovrebbe convertire parte della sua attività nella produzione di microgeneratori di energia. Gli incentivi alla «rottamazione» possono arrivare subito e garantire lavoro almeno per qualche altro mese, mentre la produzione di microgeneratori è al di fuori dei programmi dell’azienda, è ancora estranea alla mentalità dei politici e degli studiosi, e pertanto
appare un obiettivo lontano nel tempo: e chi rischia la perdita del posto di lavoro non può attendere i tempi lunghi di una eventuale riconversione «ecologica» della produzione...
LEGGI il resto ell'articolo di Piero Meaglia su Sinistra & Decrescita, clikkando su:

4 commenti:

Settimio severo ha detto...

La riconversione ecologica può essere fatta in tempi brevi e soprattutto dallo stesso personale impiegato nelle fabbriche. Se ce l'ha fatta la Volkswagen, possiamo farcela anche noi:

http://www.libreidee.org/2009/09/volkswagen-luce-e-riscaldamento-dal-motore-dellauto/

saturninox ha detto...

Scusa piero, ma penso che anche tra i teorici della decrescita ci sia un problema. Ovvero sei sicuro che il modello sia sostenibile sui grandi numeri? Sei convinto che la proposta sia una proposta che abbia la possibilità di essere accettata e compresa? Non sempre "avere ragione" è sufficiente, specie nella storia umana.
La decrescita è ujn modello che si è sviluppato in società mature, e per ora riguarda nicchie di persone inserite in un contesto che permette spesso la sopportabilità del loro agire. Manca ancora una sfida sui grandi numeri e sopratutto, dal mio punto di vista il problema dello sviluppismo è ancora da risolvere. Se tu poni la decrscita non come uno strumento, ma correttamente come una "filosofia>" allora riguarda tutti i campi, compreso quello dell'aumento demografico. Su questo però non ho sentito ragionamenti, eppure è forse il campo che più determina le difficoltà attuali e future. Ultimo punto che mi lascia perplesso della decrescita e come questa pensa di proseguire nella ricerca, che fino ad oggi è stata spinta dalla produzione.

Io penso che la decrescita sia un momento importante di confronto, ma che ci sia ancora molto da fare per trovare un'alternativa al modello attuale. Per ora cerchiamo di limitare i danni, almeno.

ciao

Massimo

Anonimo ha detto...

Mi pare che le simmetrie fra il ragionamento di Massimo e la critica allo sviluppo, siano rivelatrici di un condizionamento mentale irrimediabile che coinvolge tutti. Vediamo:
- siamo sicuri che lo sviluppo illimitato sia sostenibile sui grandi numeri? Al contrario, siamo sicuri che non lo è.
- lo sviluppo illimitato è accettabile e comprensibile? Al contrario è inaccettabile, ed è totalmente irrazionale che invece sia accettato.
- il problema dello sviluppismo è purtroppo nella mancanza della volontà di risolverlo. Sopportabilità dello sviluppo illimitato è un ossimoro. E' semplicemente un assurdo, eppure "ha ragione" perché chi se ne avvantaggia puo' schiacciare i "filosofi" che sognano equità, sobrietà, giustizia, ...
- l'affannosa e drammatica necessità della ricerca è conseguenza dei problemi creati dallo sviluppo cieco e demenziale. Si divora energia fino a esaurirne ogni fonte, poi si è costretti a inventare armi sempre più spaventose per poter derubare le riserve che ancora esistono presso altri popoli, o si fa l'impossibile per arrivare ad approvvigionarsi alle disponibilità sulla Luna (che esistono, è dimostrato!).

Appunto, parlavo di condizionamento mentale: suvvia, in questa valle di lacrime bene o male si vive. Va bene cercare soluzioni ai problemi, ma non esageriamo.
Ciao. Gino

saturninox ha detto...

Non penso assolutamente che l'attuale modello di sviluppo sia sostenibile, anzi. Ma non credo neanche che sia possibile, per le attuali dimensioni, una struttura che non garantisca non solo la sopravvivenza, ma una possibilità di miglioramento delle condizioni di vita.
Detto questo, mi pare che quello che tu identifichi insviluppismo sia in qualche modo diventato un problema solo nell'ultimo secolo, e che in qualche modo sia commaturato alla crescita del genere umano. da sempre l'uomo ha trovato nella crescita un modo di affermazione, anche (o sopratutto) a spese degli altri. Ora però che i numeri sono cresciuti a dismisura è evidente che la strada è impercorribile, e che si deve trovare un'altra soluzione. Ma io sono spaventato (questo si è forse un riflesso condizionato) di fronte a tesi che limitano la possibilità dell'individuo. Ripeto: la questione demografica è centrale, nell'attuale situazione. Ma non penso che si debba arrivare a normare la riproduzione. L'esempio è forse estremo, ma su questo non ho ancora trovato una risposta.

Massimo