Nel fantastico mondo di Mato-la-alala!...

CHIVASSO - Nel suo discorso ufficiale in occasione del 25 Aprile, il sindachetto chivassese Bruno Matola (Mato-la-alala!), ha ripetuto il consolidato copione della destra più becera a cui appartiene, quella secondo cui tutti i morti sono uguali. Partigiani che hanno combattuto e sono morti per la libertà futura di tutti, come i repubblichini che combattevano per ripristinare un regime dittatoriale che aveva trascinato il paese nel baratro della guerra e dell'odio nazista: secondo Mato-la-alala sono la stessa cosa. Incredibile! Questo continuo tentativo di far diventare tutti ugulali, vittime e carnefici, aggressori e resistenti, invasori e patrioti è una schifezza irricevibile. Non è possibile richiamarsi ai valori della carta costituzionale e stare in partiti che hanno dei neonazisti tra gli eletti, caro Mato-la-alala! Meno male che questo forse sarà l'ultimo discorso ufficiale da 25 Aprile che sentiremo fare da questo burocrate ostaggio della destra più oscurantista e reazionaria. Quella stessa subcultura di destra che ha generato il divieto di rappresentare spettacoli teatrali nelle strutture comunali (senza peraltro averli visti...), ed ha fatto rifiutare il patrocinio (non oneroso) ad una conferenza proposta dall'A.N.P.I. sulle nuove destre razziste e xenofobe.
Speriamo proprio che di fenomeni di sindaco come questo non ne vengano piu' eletti, ma, si sa, al peggio pare non esserci mai fine...
Spartako.

2 commenti:

Antifascista anonimo ha detto...

MATOLA, che qualcuno si ostina ancora a chiamare "moderato" invita spettacoli nazisti a Chivasso e censura spettacoli. Sotto i ringraziamenti dell'attrice neo-nazista che ha inneggiato all XMas in uno spettacolo pagato dal Comune di Chivasso e organizzato in collaborazione con Fondazione 900 e Uni 3
Dal sito di Giuseppe Puppo:

Grazie Chivasso!!

C’è una sensazione su questa terra degli esseri umani che trovo esaltante, una fetta di piacere puro, una sensazione che non conoscevo e che adesso non cambierei con niente di ciò che appartiene al Cielo. E’ quando, chissà da che, ti ritrovi protagonista, assoluto, come avere un’altra vita, quando si apre il sipario, si accendono le luci che ti entrano negli occhi e non vedi niente altro davanti a te, se non il buio, ma sai che non c’è vuoto, ci sono persone, là, che stanno a guardarti, a sentirti e quel silenzio tu devi riempire, creando motivi e personaggi, per loro, che stanno lì, per loro soltanto.

A differenza degli altri mezzi di comunicazione e di espressione artistica, di tutti gli altri mezzi, infatti, soltanto a teatro succede questo miracolo: che essi, gli spettatori, attivi e non passivi, creano insieme a te che stai sul palco; e, ancora, che ogni volta è diversa da tutte le altre, perché ogni volta, per un piglio differente, per i toni, le atmosfere, i luoghi, le circostanze, insomma per tutto, ogni volta non è mai uguale alle precedenti: è sempre un’esperienza unica.

E’ questa la magia del Teatro, che lo rende unico, irripetibile e in questo sta il suo fascino particolare, particolarissimo.

Nell’ambito del bel festival internazionale di letteratura, “I luoghi delle parole”, giunto alla sua sesta edizione, a Chivasso e nei comuni limitrofi, Filippo Tommaso Martinetti ha combattuto ancora e per due volte, in quest’anno centenario della pubblicazione del suo manifesto, che, appunto, in questo modo ho creduto di celebrare, ma soprattutto di raccontare e attualizzare.

Venerdì 23 ottobre, nella splendida cornice del Teatrino Civico di Chivasso, magnificamente restaurato, una bomboniera, per due volte nella stessa mattinata è andato in scena la mia performance teatrale “Voglio combattere ancora!”, con l’attrice Sandra Maggio, che al solito magnificamente ha interpretato vari brani poetici e testi futuristi. C’erano i ragazzi delle superiori, in platea, tutte e due le volte, accompagnati dai loro insegnanti, che, fra l’altro, li avevano preventivamente preparati, con apposite lezioni sul tema e questa circostanza, inedita, è stato uno stimolo in più a far bene, prevedendo fra l’altro una versione dello spettacolo più “raccontata” e più “divulgativa”, il che, se è andato a scapito dell’elemento propriamente scenico, voglio dire spettacolare, certamente però ha giovato all’utilità della mattinata.

Grazie a questi ragazzi, che hanno seguito numerosi, attenti e partecipi, anche fin troppo partecipi, le due rappresentazioni. Grazie ai loro insegnanti, anche per le critiche che ci hanno espresso alla fine e di cui faremo tesoro. Grazie in particolare ad Alessandro Germani, vicesindaco ed assessore alla cultura della Città di Chivasso, che ci ha voluti nella rassegna, con la sua straordinaria sensibilità nei confronti delle proposte originali e culturalmente creative, con la sua conclamata e meritoria concezione, fra l’altro propriamente questa sì futuristica, della cultura che va sul territorio, se non altro a proporre e seminare suggestioni. Grazie a tutti gli ideatori, gli organizzatori, gli addetti e i tecnici della rassegna “I luoghi delle parole”. E’ stata una bella mattinata, di cui porteremo traccia nel cuore.

Antifascista anonimo ha detto...

ECCO LA POESIA RECITATA AGLI ALLIEVI DELLE SCUOLE CHIVASSESI DURANTE LO SPETTACOLO SOPRA CITATO.
Complimenti a Matola,Germani, Fasolo, Bionda, Busso, e altri che sono gli organizzatori del festival della letteratura.

Salite in autocarro aeropoeti e via che si va finalmente a farsi
benedire dopo tanti striduli fischi di ruote rondini criticomani
lambicchi di ventosi pessimismi
Guasto al motore fermarsi fra Italiani ma voi voi ventenni siete
gli ormai famosi renitenti alla leva dell'Ideale e tengo a dirvi che
spesso si tentò assolvervi accusando l'opprimente pedantismo
di carta bollata burocrazie divieti censure formalismi
meschinerie e passatismi torturatori con cui impantanarono il
ritmo bollente adamantino del vostro volontariato sorgivo a
mezzo il campo di battaglia
Non vi grido arrivederci in Paradiso che lassù vi toccherebbe
ubbidire all'infinito amore purissimo di Dio mentre voi ora
smaniate dal desiderio di comandare un esercito di
ragionamenti e perciò avanti autocarri
Urbanismi officine banche e campi arati andate a scuola a
questi solenni professori di sociologia formiche termiti api
castori
Io non ho nulla da insegnarvi mondo come sono d'ogni
quotidianismo e faro di una aeropoesia fuori tempo spazio
I cimiteri dei grandi Italiani slacciano i loro muretti agresti nella
viltà dello scirocco e danno iraconde scintille crepitano
impazienze di polveriera senza dubbio esploderanno
esplodono
morti unghiuti dunque autocarri avanti
Voi pontieristi frenatori del passo calcolato voi becchini
cocciuti nello sforzo di seppellire primavere entusiaste di gloria
ditemi siete soddisfatti d'aver potuto cacciare in fondo fondo al
vostro letamaio ideologico la fragile e deliziosa Italia ferita che
non muore
Autocarri avanti e tu non distrarti raggomitola il tuo corpo
ardito a brandelli che la rapidità crudele vuol sbalestrarti in cielo
prima del tempo
Scoppia un cimitero di grandi Italiani e chiama Fermatevi
fermatevi volantisti italiani aveva bisogno di tritolo ve lo
egaliamo noi ve lo regaliamo noi noi ottimo tritolo estratto dal
midollo dello scheletro
E sia quel che sia la parola ossa si sposi colla parola possa con
la rima vetusta frusti le froge dell'Avvenire accese dai
biondeggianti fieni di un primato
Ci siamo finalmente e si scende in terra quasi santa
Beatitudine scabrosa di colline inferocite sparano
Vibra a lunghe corde tese che i proiettili strimpellano la
voluttuosa prima linea di combattimento ed è una tuonante
cattedrale coricata a implorare Gesù con schianti di petti
lacerati
Saremo siamo le inginocchiate mitragliatrici a canne palpitanti di
preghiere
Bacio ribaciare le armi chiodate di mille mille mille cuori tutti
traforati dal veemente oblio eterno